Titolo: Un ponte per Terabithia
Autore: Katherine Paterson
Traduttore: Laura Cangemi
Editore: Oscar Mondadori
Prezzo: euro 8,80
Età di lettura: da 10 anni
I capelli biondi, di un colore simile alla paglia, gli rimbalzavano sulla fronte a ogni falcata, mentre le braccia e le gambe si muovevano scomposte. Non aveva mai imparato a correre come un vero atleta, ma per i suoi dieci anni aveva le gambe lunghe, e quanto a grinta non era secondo a nessuno. (pag.10)
Jess disegnava nel modo in cui alcuni hanno bisogno di bere whisky. Una sensazione di pace assoluta partiva dal suo cervello confuso per diffondersi in tutto il corpo stanco e teso. Dio, come gli piaceva disegnare. Gli animali, soprattutto. Non quelli comuni come Bessie o le galline, ma animali bizzarri con qualche problema da risolvere. (pag.23)
Jess aveva sperato che almeno suo padre apprezzasse il suo talento, ma ricorda ancora nitidamente la sua risposta brusca quando gliene aveva parlato anni prima. Ma che cosa ti insegnano in quella dannata scuola? Un mucchio di vecchie rimbambite che faranno diventare il mio unico figlio maschio una specie di… (pag.24)
E la cosa buffa era che in realtà ai suoi insegnanti i disegni non piacevano proprio ed erano guai quando lo sorprendevano a disegnare, a sprecare tempo carta e capacità, come dicevano tutti. Tutti meno la signorina Edmunds, la bellissima insegnante di musica dai lunghi capelli neri e con gli occhi di uno splendido e intenso azzurro. La signorina Edmunds che gli faceva battere il cuore di un sentimento vero e profondo quando cantava con la sua voce dolce e armoniosa, accompagnandosi con la chitarra.
Ce ne sono abbastanza di problemi nella vita di Jess, eppure qualcos’altro deve accadere.
Nella vicina fattoria disabitata dei Perkins arrivano i nuovi vicini. Sono Bill e Judy Burke, entrambi famosi scrittori, che hanno lasciato gli agi e il lusso di Washington per venirsi a rifugiare lì e scoprire i veri valori della vita. In casa loro non c’è il televisore, ma in compenso le stanze traboccano di libri e di dischi e possiedono uno stereo che sembrava uscito da una puntata di Star Trek. E non sono soli, hanno una figlia dell’età di Jess, Leslie.
Che Leslie sia diversa da tutte le ragazzine che conosce, Jess lo capisce fin dal loro primo incontro. Leslie porta i capelli corti come un maschio, indossa maglietta, jeans al ginocchio e scarpe da ginnastica anche il primo giorno di scuola o la domenica. Tutti pensano subito che sia strana, soprattutto quando si viene a sapere che in casa non ha un televisore, ma lei non si cura della reazione e dei commenti dei compagni.
È un duro colpo per l’orgoglio di Jess vedere Leslie partecipare alla gara di corsa, malgrado sia una femmina, e battere tutti senza problemi. Attrazione e fastidio sono i sentimenti contrastanti che Leslie gli suscita e per un po’ cerca di tenerla distante.
Quando arrivarono alla fermata, Jess afferrò May Belle per la mano e la trascinò giù, conscio che Leslie si trovava proprio dietro di loro. Ma non tentò più di parlare con loro, né li seguì. Semplicemente si avviò correndo verso la vecchia casa dei Perkins. Jess non poté fare a meno di voltarsi a guardarla. Correva come se correre facesse parte della sua natura. Gli ricordava il volo delle anatre selvatiche in autunno. Era così leggera, nella corsa. La parola ‘incantevole’ gli si affacciò alla mente, ma lui la scosse via e si affrettò verso casa.(pag.51)
Non proseguo con la trama del libro per non togliere a nessuno il piacere di una lettura che non conosce limiti di età. se è pur vero che Un ponte per Terabithia è un romanzo di formazione per ragazzi, lo è altrettanto che un adulto possa leggerlo rivivendo i contrastanti sentimenti dei protagonisti. Jess e Leslie superano insieme il rifiuto da parte della piccola società della scuola, nella quale sono considerati due outsider. In compenso creeranno il loro regno interiore, Terabithia, nel quale saranno re e regina capaci di superare difficoltà e avversità., condividendo storie e sogni.
Quando ho iniziato a leggerlo, temevo fosse un clone sulla falsariga de Le cronache di Narnia, soprattutto perché Leslie conosce benissimo i libri della saga di Lewis e ne parla con entusiasmo a Jess, raccontandogli storie nel modo insolito e affascinante che ben presto il ragazzino impara ad apprezzare.
Il regno di Terabithia temevo dunque fosse una o più o meno plateale scopiazzatura di Narnia. Sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che non fosse affatto così. Terabithia esiste solo nella fantasia dei due ragazzi, anche se trova una collocazione fisica nella radura oltre il fiume che insieme vanno ad esplorare. Jess, Leslie e il Principe Terrian (il cucciolo che Jess ha regalato a Leslie per Natale) grazie alla forza dell’immaginazione riescono a compiere insieme una parte del loro percorso di vita, affrontando paure, disagi, dubbi per crescere. È un complesso cammino che solo un’assurda tragedia spezza, ma Terbithia sopravvive e Jess ci tornerà conducendovi May Belle, la sorellina affettuosa e un po’ rompiscatole che lui aiuterà a sua volta a crescere.
In effetti il nome Terabithia suona molto simile a Terebinthia, l’isola di Narnia della quale si legge nei due volumi Il principe Caspian e Il viaggio del veliero.
La stessa Katherine Paterson ammise questa derivazione.
“Io credevo di averlo inventato. Poi, rileggendo Il viaggio del veliero di C.S. Lewis, mi sono resa conto che probabilmente l’avevo preso dall’isola di Terebinthia in quel libro. Tuttavia, Lewis probabilmente prese il nome dall’albero di terebinto nella Bibbia, così entrambi lo abbiamo preso altrove, probabilmente inconsciamente.”
Katherine Paterson scrisse questo romanzo nel 1976 per aiutare il figlio David a superare la morte della sua migliore amica Lisa Hill, colpita da un fulmine nell’estate nel 1974.
Il libro divenne rapidamente un grandissimo successo, soprattutto negli Stati Uniti, e fu utilizzato moltissimo come testo scolastico, grazie al modo semplice e toccante, senza pietistismo o retorica, con il quale l’autrice riusciva a parlare dell’amicizia e della morte. Nel 1978 si guadagnò la Newbery Medal, l’ambito premio nato in America nel 1922 per gli autori che si distinguono particolarmente nel campo della letteratura per ragazzi.
Set 19, 2009 @ 18:48:00
Mannaggia Annarita io non devo leggerti: tutte le volte finisco su IBS a comprare 🙂
Salutissimi!
Ps.
L’ultimo acquisto è stato Fenoglio, la favola delle due galline: stupendo!
Set 20, 2009 @ 10:48:00
Sei una vera miniera!
Ciao 🙂
Set 22, 2009 @ 16:29:00
La letteratura per ragazzi è una di quelle discipline in cui brancolo nel buio o quasi.
Parlare senza pietismo e retorica, a prescindere dall’argomento, dovrebbe essere un obiettivo per ogni scrittore degno di questo nome. La realtà, lo sappiamo, è molto diversa.
Ciao!
Set 22, 2009 @ 17:12:00
da Giuliano:
bisognerebbe fare un inventario, un dizionario, o una mappa, di tutti questi Reami Immaginari!
Sai che mi ci sto perdendo? (che peccato non aver otto anni e non poterli scoprire uno alla volta…)
🙂
Set 22, 2009 @ 17:24:00
Paolo, spero tu non vada in rovina, anche se sono convinta che i libri siano il miglior investimento 🙂
Grazie, Gabrilu, suscitare il tuo interesse per me è sempre una bella soddisfazione 🙂
Amfortas, infatti è un obiettivo difficile da raggiungere. A volte ho la sensazione che certi scrittori per ragazzi neppure se lo pongano 🙂
Salutissimi, Annarita
Set 22, 2009 @ 17:30:00
Giuliano, ti leggo adesso. So che c’è un atlante dei luoghi leggendari, lo cerco da tempo e non lo trovo, nella speranza che sia davvero una summa dell’immaginario 🙂
Salutissimi, Annarita
Set 22, 2009 @ 17:50:00
Come sempre vengo da te e scopro libri da leggere. A me piace e mi affascina la letteratura per l’infanzia anche se il tempo ahimè è poco. In quanto all’amicizia e alla morte i bambini sanno a volte parlarne meglio di quello che facciamo noi adulti, a meno che non siamo già entrati ad inquinare le loro menti.
Purtroppo della morte ormai nella nostra società si parla molto poco ed i ragazzi rimangono molto disorientati quando ci si trovano davanti assolutamente impreparati.
Un abbraccio
Set 23, 2009 @ 11:36:00
Ho visto il film e dopo averti letto penso di prendere il libro per mia figlia. Annarita, ti chiedo un consiglio: libri che fanno ridere i bambini? Ricordo la sensazione di ridere leggendo, da piccolo, ma non mi viene in mente neanche un titolo.
Ciao e complimenti,
Maz
PS per Giuliano. Si’, ci vuole un aggiornamento dei bestiari e dei libri di geografia immaginaria.
Set 24, 2009 @ 09:39:00
L’avevo puntato da un pezzo, ma anche io temevo che fosse una scopiazzatura di Narnia.
Adesso me lo leggo tranquilla.
Grazie, alla prossima 🙂
Set 26, 2009 @ 08:41:00
La cosiddetta letteratura per ragazzi è una miniera di scoperte e di sorprese. Il tema della morte in questo libro è trattato con grande sensibilità e fanno riflettere le figure un po’ goffe degli adulti che non sanno come affrrontare l’evento luttuoso, non riuscendo quindi a essere di alcun supporto al giovane protagonista. Un abbraccio, cara Emilia.
Maz, ho preso il film, ma devo ancora vederlo. Riguardo la letteratura umoristica per ragazzi, che ti posso dire? Io ho riso molto con il Giornalino di Gian Burrasca, mia figlia trovava esilarante la lettura serale che facevamo insieme di Tre uomini in barca, la figlia di un mio amico si è divertita con Marcovaldo, pensa un po’! È un suggerimento difficile perché implica una scelta molto soggettiva, ciò che fa ridere un bambino può lasciare indifferente un altro.
Barbara, questo libro è stata davvero una piacevole scoperta. Buona lettura.
Buon fine settimana a tutti, Annarita
Set 28, 2009 @ 12:33:00
Con quali libri cominceresti per assecondare l’amore per le storie di una bambina di quattro anni e sette mesi?
Ama moltissimo gli animali con una particolare predilezioni per le cimici:(
(nessuno è perfetto, neanche le nipotine…)
Set 28, 2009 @ 12:35:00
c’è che mi piace fare la zia che arriva con la sporta piena di racconti:)
ciao, Annarita: un saluto d’affetto.
Set 28, 2009 @ 18:34:00
Molto interessante la tematica, lo terrò presente che si avvicina il Natale…
Bacione:)))
Set 29, 2009 @ 17:21:00
Inoltre, riflettevo, solo nelle fiabe si possono trovare queste famiglie con tanti figli…chi se li può permettere, oggi?
Ciao!
Set 29, 2009 @ 19:31:00
Zena, sulle cimici non mi viene in mente niente… forse potrebbe andare bene Marta la tarma, del romanzo La bibliotecaria di Claudio Ciccone. Tra l’altro si vocifera che che l’americano Sam Savage lo abbia scopiazzato con il suo Firmino. Io però ti proporrei le storie deliziose di Beatrix Potter e di Jill Barklem; le loro storie di animali sono una miniera di scoperte per i bambini. Un abbraccio.
Cuoredigiada, vai sul sicuro. Grazie e un abbraccio anche a te.
Amfortas, è una tipica famiglia rurale americana, infatti la ragazzina, che è cittadina, è figlia unica!
Salutissimi a tutti, Annarita
Ott 01, 2009 @ 08:10:00
Grazie, Annarita.
Marta la Tarma piace per principio anche alla zia che da sempre vive in un mondo di fili:)
Appena vado in città mi metto a cercare i libri di Beatrix Potter e di Jill Barklem.
Un saluto d’affetto.
Ott 01, 2009 @ 09:25:00
Ma che delizia quell’albero! All’inizio credevo che fosse un melo con i frutti mangiucchiati ad arte!
Ott 02, 2009 @ 16:00:00
Zena, sono contenta di esserti stata utile 🙂
Sabrina, ho visto proprio oggi l’albero passando in macchina con una collega in una strada vicino alla scuola in cui lavoro: è davvero molto bello e in piena fioritura adesso, mi è sembrata una cosa insolita. 🙂
Un abbraccio a tutte e due, Annarita
Ott 15, 2009 @ 09:56:00
Mentre leggevo il tuo post, pensavo che certi romanzi dovrebbero essere scritti come tu scrivi, con semplicità, profondità, mettendoci sentimento e passione… invece, ahimè, ve ne sono alcuni usciti da un arido cuore.
Buona giornata.
Rino.
Ott 16, 2009 @ 18:38:00
Grazie, Rino, sei sempre molto gentile con me e il tuo apprezzamento mi lusinga. Buon fine settimana, Annarita.
Ott 17, 2009 @ 18:47:00
Beh, immagino che tu sia impegnata col tuo libro…quindi in bocca al lupo!
Ott 18, 2009 @ 21:09:00
Bella chicca. Me la segno.
Ott 19, 2009 @ 18:22:00
Sì, Amfortas, è facilmente deducibile dalla colpevole lentezza con la quale inserisco i post 🙂
Grazie, Brianzolitudine; per dirla con te, sto seguendo il mio Coniglio Bianco 🙂
Ott 23, 2009 @ 07:18:00
Nov 01, 2009 @ 12:02:00
Ciao, Perijulka, hai un blog importante