Da un blog che seguo assiduamente, un interessante post: Once Upon a Time.
Once Upon a Time
13 Set 2013 Lascia un commento
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I Monkees
12 Giu 2009 9 commenti
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La vita artistica e musicale dei Monkees durò dal 1965 al 1970 circa e negli anni successivi tornaro peridicamente a riunirsi per suonare insieme e poi sciogliersi definitivamente nel 2001.

Dei quattro prescelti Nesmith e Tork avevano precedenti musicali, Jones era un dj inglese e Dolenz era figlio d’arte, suo padre era l’attore caratterista George Dolenz, e aveva lavorato da ragazzino in una serie per bambini. Pare che tra i bocciati alla selezione ci fossero Stephen Stills (destinato alla fama musicale insieme con Crosby e Nash) e nientemeno che il futuro omicida di Sharon Tate, Charles Manson.
La serie televisiva conquisto in pochissimo tempo l’interesse dei giovani americani e diventò un formidabile mezzo per pubblicizzare le canzoni del gruppo che ancora non esisteva come tale, da un punto di vista musicale.
I quattro ragazzi furono sottoposti ad un vero e proprio tour de force per acquistare spigliatezza e naturalezza nella recitazione, con ben poco tempo per provare a suonare realmente insieme, tanto che i primi due brani furono da loro eseguiti in play back mentre erano suonati in realtà da altri musicisti. Però nel 1967 ottennero di poter eseguire loro stessi i brani che sarebbero stati presentati al pubblico
A confezionare le canzoni c’erano musicisti e autori di prim’ordine e il prodotto risultò vincentem, tanto che in quegli anni le hit parade vedevano sempre un brano dei Monkees ai vertici.
La serie televisiva si aggiudicò due Emmy Awards nel 1967 (migliore serie e regia).
Per loro fu persino creata una macchina speciale, una Pontiac GTO.
Per quante ricerche abbia fatto, non sono più riiuscita a risalire alla data precisa in cui cominciarono ad essere trasmessi in Italia i telefilm della fortunatissima serie. doveva trattarsi però degli anni a cavallo tra la fine dei Sessanta e l’inizio dei Settanta.
Rammento bene che ero una ragazzina e mi conquistarono sin dai primi episodi. Erano simpatici e divertenti, le loro avventure surreali e comiche, ambientate nei luoghi più diversi, li vedevano coinvolti nelle situazioni più disparate e bizzarre.
La sigla televisiva era un richiamo irresistibile e quando sono riuscita a ritrovarla su YouTube è stato come riavere indietro un pezzetto di passato.
Il tesoro del castello senza nome
24 Set 2008 247 commenti
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e il suo amico Byloke.
Ben presto a loro si uniscono il tedesco Franz,
Patrick
e la splendida canadese Marion.
(le foto vengono da qui)
Semplicemente perché miscelava con sapienza tutti gli ingredienti più adatti a far colpo sulla fantasia e sui sentimenti degli adolescenti. C’erano i contrasti con gli adulti e le incomprensioni, la sfida tra coetanei e lo spirito di gruppo, l’avventura ambientata in paesaggi affascinanti, e soprattutto l’amore, rappresentato dalla bella Marion, che si manifestava con tutti i segni della tipica “cotta” adolescenziale: sorrisi, sguardi e mani che si cercano e si sfuggono, fugaci momenti d’intesa e di condivisione.
Questo sceneggiato belga fu la prima produzione di una società, la Art & Cinema, specializzata in documentari d’arte e fu creato con il chiaro intento di rivolgersi ai ragazzi. La sceneggiatura e la regia furono affidati a Pierre Gaspard Huit che aveva già una notevole esperienza come regista cinematografico, ma anche televisivo, e si ispirò a un fatto realmente accaduto, l’abilità con cui due ragazzini smascherarono una banda di ladri.
Interamente ambientato in Belgio, in località abbastanza distanti tra loro, ma vicine nella finzione scenica, lo sceneggiato contribuì a diffondere anche la conoscenza di bellissimi luoghi assai poco noti al grande pubblico.
Villers-de-la-Ville, con le rovine dell’abbazia, ambientazione per Camp Vert




Un rapido giro in Internet mi ha fatto scoprire un grandissimo numero di appassionati di questo sceneggiato, e io che credevo di essere l’unica a ricordarlo!
In realtà mi ha restituito il sapore di quell’estate oramai lontana, nella quale aspettavo con ansia il pomeriggio e le avvincenti puntate, rinunciando a qualsiasi altro svago. E come me tanti altri dunque hanno sognato sulle note della mitica sigla e sulle immagini dell’avventura, che per tutti noi, adolescenti degli anni Settanta, resterà sempre legata a quegli anni. E nella nostra memoria i protagonisti sono sempre giovani, come una parte di noi.
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