Ci siamo lasciati alle spalle la notte degli Oscar, che ha portato la sorpresa di una donna premiata per la prima volta come miglior regista, ma io sono qui per parlare di Up, vincitore come miglior film d’animazione.
Diciamo subito che la vittoria del film prodotto dalla Pixar era data da molti come scontata benché avesse nelle nomination avversari di tutto rispetto: il visionario Coraline e la porta magica (dal romanzo per ragazzi di Neil Gaiman), Fantastic Mr.Fox (dall’omonimo romanzo di Roald Dahl, doppiato da George Clooney e Meryl Streep), La Principessa e il Ranocchio (con la sua eroina afroamericana, icona dell’era Obama) e The Secret of Kells (una coproduzione franco-belga-irlandese non ancora arrivata sugli schermi italiani, che narra la storia della creazione del famosissimo Book of Kells, manoscritto miniato da monaci irlandesi del nono secolo e conservato nel Trinity College di Dublino.)
Al momento della presentazione a Cannes 2009 Up ha avuto l’onore di aprire la manifestazione ed è stato proiettato in 3D. In origine era nato come film bidimensionale, è stato adattato successivamente nella versione in tre dimensioni, lungo una pista oramai aperta dal successo di un film come Mostri contro Alieni.
Bisogna dire che in questo caso la visione in due o in tre dimensioni non togli e non aggiunge nulla al fascino di una storia solo in apparenza allegra e fanciullesca. Innanzitutto il protagonista è un uomo anziano, Carl Fredricksen, visto con tutti i problei e i difetti dei suoi settantotto anni. Carl è pieno di rughe, cammina con fatica appoggiandosi al bastone e ha un caratteraccio.
Quando facciamo la sua conoscenza abbiamo già scoperto tutto di lui nella commovente prima parte. Qui incontriamo Carl impacciato bambino con la passione per l’avventura, che presto trova l’anima gemella nella maschiaccia Ellie, la ragazzina di cui s’innamora e che dividerà con lui la vita e un sogno: costruire una casetta nel luogo mitico e incantato, Paradise Falls, in cui scomparve il loro idolo, l’esploratore Charles Muntz, sulle tracce di un animale misterioso.
Carl ed Ellie, accomunati dalla passione per le esplorazioni, crescono e si sposano, dividono la vita fatta di alti e bassi, di gioie e dolori, continuando a coltivare il sogno di Paradise Falls. Ma come spesso accade nella vita reale, Carl resta solo e chiuso in se stesso dopo la morte dell’adorata Ellie, pieno di rimpianto per non essere riuscito a realizzare con lei quel sogno infantile.
Ecco dunque il momento in cui facciamo la conoscenza con Carl come è adesso, vecchio e solo, in solitaria e inutile lotta contro gli speculatori che vogliono far abbattere la sua casa e confinarlo in un ospizio per poter completare il loro ambizioso progetto di riconversione commerciale e modernizzazione del quartiere.
Sembra che tutto sia finito, Carl appare stanco e sconfitto, ma nel momento in cui gli addetti della casa di riposo vengono a prelevarlo e cco che Carl (che gli autori hanno reso graficamente e caratterialmente un incrocio tra Spencer Tracy e Walter Matthau) ci riserva una sorpresa. Grazie al febbrile lavoro di una notte la piccola casa piena di ricordi si solleva dal suolo ancorata a migliaia di palloncini colorati. È il momento della riscossa, finalmente Carl compirà il mitici viaggio portando Ellie nel cuore fino alla destinazione tanto sognata.
Il guaio è che Carl non ha neppure il tempo per godersi l’incredibile effetto della sua trovata perché inaspettatamente qualcuno bussa alla sua porta. È il piccolo e imbranato boy scout Russel, che Carl ha già avuto modo di conoscere, pieno di buona volontà e ansioso di procurarsi il distintivo che gli manca, ma, ahimé, irrimediabilmente pasticcione e confusionario.
Non c’è nulla da fare, per quanto burbero e irritato, Carl non può abbandonare a chissà quale ingrato destino un bambino di otto anni e così l’improbabile duo arriva in sud America, tra gag da consolidata coppia comica.
Nel vasto continente americano sono molte le sorprese che li attendono: Kevi, un uccello mitico e in via di estinzione, goloso di cioccolata; Dug, il cane parlante tanto affettuso quanto confusionario e nientemeno che il redivivo Charles Muntz, invecchiato e incattivito dallo scherno dei colleghi che ritengono solo bufale le sue scoperte.
Carl non si arrende, non è arrivato fin lì per rinunciare a un passo dal sogno, ma molte sorprese lo attendono.
Dopo una prima parte più intimista si passa così a una seconda parte tutta gag e azione, nella quale Carl e Russel impareranno a conoscersi e perfino a volersi bene, mentre il nostro ineffabile vecchietto capirà che la vita può ancora offrirgli molto e non è giusto affondare nei ricordi e nei rimpianti.
La Pixar è la divisone tecnologica più avanzata della Disney, oramai ci sta abituando a piccoli capolavori nei quali gli eroi possno essere tanto di carne e ossa quanto di qualsiasi altro materiale (vedi Wall-e o le automibili simopaticamente umanizzate di Cars); il denominatore comune,soprattuto nel caso di Up, è l’interesse che suscita nel pubblico di ogni età e qui, in particolare, i bambini apprezzeranno la figura di questo nonno un po’ sui generis, finalmente libero dallo stereotipo del vecchio inutile e solo, buono solo per l’ospizio.
Qui sotto il trailer italiano del film
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