Mi sono imbattuta in una frase scritta su un muro che diceva così: “Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare.” La frase era attribuita a George Bernard Shaw, ma non la cito qui discutere se sia vero o no bensì perché mi ha indotta a un’altra riflessione che poi ha suscitato in me una domanda. Domanda che ha trovato magicamente risposta in un articolo casualmente letto sul web.
La mia riflessione era questa: molte volte ci troviamo preda della tristezza e della delusione perché qualcosa a cui tenevamo molto non è andato come volevamo noi o ci ha causato dolore. Di conseguenza nella maggior parte dei casi ci richiudiamo in noi stessi, rimuginiamo sulla delusione, la rimastichiamo, ma raramente ne traiamo motivo di miglioramento.Che cosa potremmo fare allora?
Ecco magicamente una risposta…
“Nel classico arturiano di Terence Hambury White del 1958, Re in eterno – uno dei libri che Ursula K. Le Guin ha amato per tutta la vita – mago Merlino, consapevole del destino del giovane che ancora non è re Artù, cerca di modellare la fibra morale del ragazzo e di insegnargli che cosa significhi essere un capo forte e gentile con una serie di lezioni tratte dal regno animale, trasformandolo di volta in volta in un pesce, in un falco, in una formica, in un’oca e in un tasso. Un giorno il giovane Artù va da Merlino nel proprio usuale aspetto umano, imbronciato a causa di una comunissima delusione umana – quel piccolo, spietato maglio sulla nostra fragilità. Merlino gli offre un consiglio sul più potente antidoto alla delusione e al dolore:
La cosa migliore quando si diventa tristi … è imparare qualcosa. Questa è l’unica soluzione che non fallisce mai. Potresti invecchiare e tremare in ogni parte del corpo, potresti giacere sveglio di notte in ascolto del tumulto delle tue vene, potresti perdere il tuo unico amore, potresti vedere il mondo che ti circonda devastato da malvagi esseri folli o sapere che il tuo onore viene calpestato nel fogne delle menti più infime. Allora c’è solo una cosa per tutto ciò: imparare. Imparare perché il mondo si agiti e che cosa lo agiti. Questa è l’unica cosa che la mente non possa mai esaurire, mai allontanare, mai esserne tormentata, impaurita o distrutta e non si sognerà mai di rimpiangere.”
Parole semplici, ma potenti che offrono un rimedio sicuro alla nostra fragile umanità. Imparare qualcosa, imparare sempre. Con la certezza di non restare mai delusi dal sapere e anzi di riceverne intima consolazione nei momenti difficile.
Qui troverete l’articolo in lingua originale di Maria Popova nel sito web Brainpickings.
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