Titolo: Siamo in guerra e nessuno me lo dice
Autore: Lia Levi
Illustratore: Desideria Guicciardini
Editore: Mondadori – I sassolini a colori
Pagine: 45
Età di lettura: 6 anni
Prezzo: euro 7,00
In questi giorni non è possibile guadare il telegiornale senza provare una fortissima stretta al cuore alle immagini di dolore e di paura che giungono dalla Siria, da luoghi sconvolti da una guerra che sembra infinita e nella quale i bambini stanno pagando un prezzo troppo alto.
Io credo nel caso e ho ritenuto un segno il fatto che l’altro giorno questo piccolo libro sia caduto mentre passavo accanto alla libreria nella quale ci sono i libri per bambini e ragazzi.
Che contrasto con le violente e crude immagini del telegiornale.
In questa delicata storia di Lia Levi, scritta per i più piccini, il 10 giugno 1940 tre sorelline si trovano nella loro casa di Torino, vicina ai giardini pubblici di piazza Carlo Felice e alla stazione di Porta Nuova, con la sola compagnia di Mariuccia, la ragazza che tengono a servizio, perché i genitori sono andati in Liguria a cercare un posto per la villeggiatura oramai prossima.
Le sorelline ascoltano insieme con gli altri adulti il discorso di Mussolini da Roma attraverso gli altoparlanti collocati nel giardino pubblico, ma non capiscono nulla, troppe parole difficili. Vedono solo l’esultanza degli adulti presenti che spiegano loro che l’Italia è entrata in guerra contro i francesi e gli inglesi.
Scortate dalla domestica, le tre bambine tornano a casa senza pensieri perché, per quanto ne sanno, “la guerra era più o meno fatta da soldati che si sparavano da due parti diverse in qualche sperduta pianura o su per le montagne, e perciò ci riguardava fino a un certo punto.”
Ciò che le bambine ancora non sanno è che la guerra arriverà a casa loro la sera stessa, con gli aerei dalla Francia.
È tardi, è ora di dormire, ma all’improvviso si sentono scoppi fortissimi, rumore di cose che vanno in pezzi e colpi ripetuti mentre dalle finestre della loro cameretta si vedono delle fiamme.
La gente si riversa urlando per le strade, le persone si gridano l’una con l’altra di correre nei rifugi, ma Mariuccia e le bambine non hanno idea di che cosa fare. La guerra già arrivata? I rifugi?
Di fronte allo sgomento delle bambine, Mariuccia ha un’idea. “Non sono mica bombe queste! – ci aveva detto, sforzandosi fino quasi a fingere di ridere – Sono le prove, le esercitazioni per insegnare come comportarci quando la guerra comincerà davvero… Gli scoppi con le luci sono i fuochi artificiali, proprio uguali a quelli di Capodanno!”
Mariuccia è stata brava, è riuscita a tranquillizzare le bambine, ma una di loro ha capito che non si tratta di una finzione, è tutto vero e vicino.
Con parole semplici e chiare Lia Levi racconta la guerra ai più piccoli e io non posso far altro che pensare alla Siria, al distretto di Ghouta, alle strade di Duma e Zamalka e di tutte quelle altre località nelle quali nessuno può dire ai bambini e ai ragazzi siriani che si tratta di fuochi d’artificio.
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