Ho pochi ricordi nitidi della mia infanzia e quello che sto per raccontarvi è uno di essi.
Nel salotto di casa mia c’era la libreria dei miei genitori, che ho sempre frequentato con curiosità, e in un ripiano piuttosto in alto, fuori della mia portata, c’era un volume di grandi dimensioni rilegato in cuoio rosso.
Oramai avevo letto quasi tutti i libri in casa e quel grande volume stuzzicava molto la mia cutiosità. Mi sarebbe bastato salire su una sedia per prenderlo, ma ero una bambina obbediente, non mi piaceva fare le cose di nascosto, così un giorno chiesi a mia madre di prenderlo per me.
Lei mi spiegò con decisione che non era un libro adatto alla mia età e che non avrei mai dovuto cercare di leggerlo perché mi avrebbe fatto troppa paura.
Non potevo credere che i miei genitori tenessero un casa libri spaventosi e siccome la mamma non mi aveva voluto dire altro, decisi che avrei fatto di testa mia.
Ho detto che ero una bambina obbediente, ma non ci pensai due volte e colsi l’occasione più propizia per placare la curiosità che cresceva.
Un pomeriggio in cui sapevo che mia madre sarebbe stata occupata a lungo, mi arrampicai e presi il pesante volume, poi sedetti sul divano e me lo misi in grembo.
Avevo il batticuore mentre lo aprivo e sis psiegavano sotto i miei occhi impressionanti disegni in bianco e nero che raffiguravano esseri demoniaci e animali feroci, scene di dolore e di tormento, ma più avanti anche immagini lumnose e cvelstiali.
Il libro proibito non era altro che la Divina Commedia di Dante illustrata da Gustave Doré.
Capìì perchè mia madre mi avesse probito di leggerlo e infatti quelle immagini incisive e drammatiche per un po’ di tempo popolarono i miei sogni.
Diventata grande, mi feci regalare qul libro da mia madre e lo conservo tuttora con amore.
Gustave Doré (1832-1883) fu un grande pittore e incisore francese, illustratore di straordinaria perizia, le cui opere sono un fedele specchio del gusto romantico dell’epoca, ma sono anche rese più incisive dalla sua grandiosa visionarietà e dalla sua abilità nel padroneggiare la tecnica.
Forse anche voi non sapete, come ho avuto modo di scoprire, che non illustrò solo libri per adulti, ma anche le fiabe di Charles Perrault nel 1862 e di Jean de la Fontaine nel 1866.
Un rapido giro nella rete mi ha permesso di trovare numerose immagini e ve ne propongo alcune.
Dalle fiabe di Perrault:
Cappuccetto Rosso guarda attonita lo strano aspetto della nonna
L’orco della fiaba di Pollicino
Il fatidico fuso de La bella addormentata nel bosco
L’interno del castello addormentato
Cenerentola prova la scarpetta
Il gatto con gli stivali al cospetto dell’orco
La fuga di Pelle d’asino
Il terribile Barbablu consegna la fatidica chiave alla moglie
Dalle favole di la Fontaine:
Il topo di città e il topo di campagna
La cicala e la formica
La morte e il boscaiolo
Il consiglio dei ratti
Il leone e il moscerino
Il pavone e Giunone
Il mugnaio, suo figlio e l’asino
Come potete vedere, sono immagine di grande forza e con molto gusto per il particolare, che denotano un notevole impianto grafico e esprimono tutta la vitale fantasia del loro autore.
Di lui possiamo dire che fu un artista assai versatile e nella sua carriera, oltre che nell’incisione, si cimentò con buon successo anche nell’acquerello, nella pittura, nel disegno e nella scultura.
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