L’oceano in fondo al sentiero

Titolo: L’oceano in fondo al sentiero
Autore: Neil Gaiman
Traduttore: Carlo Prosperi
Editore: Mondadori – Strade Blu
Pagine: 191
Prezzo: euro 17,50
Età di lettura: a piacere

Ogni volta in cui apro un libro di Neil Gaiman ho la certezza quasi assoluta di entrare in una storia che coinvolgerà la mia mente e il mio cuore. E questo romanzo non può e non deve essere etichettato come libro per ragazzi o per adulti, come di volta in volta mi è capitato di leggere, ma va accolto senza dubbio nel novero dei libri che si possono leggere con la più ampia libertà.

In breve la trama presa dalla quarta di copertina.

Sussex, Inghilterra. Un uomo di mezza età ritorna alla casa della sua infanzia per un funerale. Sebbene la casa non ci sia più da un pezzo, l’uomo è irresistibilmente attratto dalla fattoria in fondo al sentiero, dove a sette anni aveva conosciuto una ragazza fuori dal comune – Lettie Hempstock -, sua madre e sua nonna. Erano decenni che non pensava più a Lettie. Eppure non appena si siede vicino allo stagno (quello stagno che lei sosteneva essere un oceano) accanto alla vecchia fattoria in rovina, ecco che il passato ritorna con i suoi ricordi, troppo strani, spaventosi e pericolosi per essere ricordi di episodi davvero successi a qualcuno, tanto meno a un ragazzino. Quarant’anni prima un uomo, un inquilino della casa di famiglia, aveva rubato la loro auto, dentro la quale si era suicidato proprio in fondo al sentiero. Quella tragica morte aveva evocato antiche forze che andavano lasciate in pace. Si erano scatenate oscure creature che venivano da chissà dove e il narratore era dovuto ricorrere a tutte le sue risorse per sopravvivere. L’orrore più terribile e minaccioso aveva creato devastazioni indicibili. E lui, ai tempi solo un ragazzino, disponeva come unica difesa di tre donne che vivevano in una fattoria in fondo al sentiero… La più giovane di loro affermava che lo stagno è un oceano. La più anziana si ricordava del Big Bang.
Questo attesissimo romanzo di Gaiman è una storia poetica, commovente, terrificante ed elegiaca che ci parla dei ricordi e della magia che si nasconde negli angoli meno frequentati della realtà.
Ci sono libri che leggi. Poi ci sono libri che ti piacciono. Ma raramente capita di imbattersi in un libro come questo che ti inghiottisce anima e corpo fin dalla prima pagina.

Dico subito che per apprezzare questo libro bisogna che il bambino che è in noi ci aiuti ad aprirci allo stupore dell’incredulità e della scoperta. Impossibile non apprezzare lo stile narrativo in cui orrore, magia, realtà  e ironia si amalgamano mirabilmente e altrettanto impossibile non identificarsi con il protagonista di sette anni, del quale non sapremo mai il nome né conosceremo bene l’aspetto fisico, ma condivideremo il senso di stupore di fronte a eventi assolutamente incredibili.

Ciò che mi conquista ogni volta in Gaiman è la sua straordinaria capacità di farci entrare nel vivo della storia, nel cuore della vicenda, senza darci troppe spiegazioni, che annullerebbero l’effetto straniante, ma di permettere a questi suoi universi paralleli di fluire nella nostra realtà e di non permetterci più di distinguerne il delicato confine con la fantasia senza tuttavia mai farci mettere in discussione la sua credibilità.
La trama è ben definita e lineare e mi sono immedesimata nel bambino di sette anni che vive le sue giornate immergendosi appena può nei libri, alla ricerca di ciò che la realtà non gli può dare, anche se, tutto sommato, a parte le difficoltà economiche, la sua vita trascorre abbastanza serena.

 È quel tragico suicidio dell’inquilino a scatenare la spirale di terribili eventi dai quali in piccolo protagonista si salverà solo grazie a tre donne fantastiche, tre generazioni di donne belle e ricche dentro: la quasi coetanea Lettie che gli fa scoprire l’oceano in uno stagno, la sua decisa madre e la misteriosa nonna.

Dal ritrovamento del cadavere in poi è una sarabanda di eventi memorabili e deliziosamente assurdi, che culminano con l’arrivo della bella baby sitter in cui si nasconde la sgradevole creatura millenaria contro la quale le tre donne Hampstock si coalizzano per combattere.

Questo libro mi ha ricordato un po’ la magia di Coraline, ma è una fiaba più semplice e meno articolata, ma non per questo di minor valore, in cui gli incubi del protagonista si materializzano e poi svaniscono grazie a una forza magica ben delimitata, lo spazio della fattoria Hampstock, ma i cui effetti si ripercuotono sul mondo conosciuto.

Dicendo che si tratta di una storia meno complessa rispetto a Coraline o ad altri libri di Gaiman non voglio però dire che si tratti di una storia minore. Anzi. Qui dentro c’è moltissimo materiale che bisogna cercare fra le pieghe dei personaggi e dei fatti, spaziando dai disagi dell’età alla scoperta di sentimenti importanti con l’amicizia, la responsabilità, il sacrificio, ma anche di valori negativi come la cattiveria, l’egoismo, il tradimento, portato agli estremi limite di un rapporto difficile con un padre che, accecato da un sentimento nuovo e indomabile, arriva al punto di odiare il figlio e di tentare di fargli del male.

Semplice e complesso al tempo stesso, questo libro di Gaiman riesce a combinare la linearità di una storia rivissuta attraverso gli occhi di un bambino con la complessità di un mondo altro in cui tutto è diventato possibile, ancorché incomprensibile. E il bello è che i suoi lettori lo accettano e se appropriano in tutta tranquillità. Come sempre.

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