
Copertina
Titolo: Il mistero del London Eye.
Autore: Siobhan Dowd
Traduttore: Sante Bandirali
Editore: Uovonero, 2011
Pagine: 256
Età di lettura: dai 12 anni
Il London Eye è una famosa attrazione di Londra, una grandissima ruota panoramica dalla quale si può godere di un orizzonte vastissimo. E proprio perché ama l’altezza e desidera in modo particolare salire su questa attrazione che il giovane Salim , temporaneamente ospite dei cugini con la madre Gloria prima del loro trasferimento a New York, diventa il protagonista, insieme con i cugini Kat e Ted, del mistero su cui il romanzo è imperniato.

London Eye a Londra
Abbiamo portato Salim sulla ruota perché non ci era mai salito prima. Uno sconosciuto si è avvicinato a noi in coda e ci ha offerto un biglietto omaggio. Lo abbiamo accettato e lo abbiamo dato a Salim. Non avremmo dovuto farlo, ma lo abbiamo fatto. Salim è salito da solo alle 11.32 del 24 maggio e sarebbe dovuto scendere alle 12.02 dello stesso giorno. Si è girato e ha salutato me e Kat mentre stava salendo, ma non si riusciva a vedere la sua faccia, soltanto la sua ombra. Lo hanno chiuso dentro con altre venti persone che non conoscevamo. Io e Kat abbiamo seguito con lo sguardo la capsula di Salim durante la sua orbita. Quando è arrivata nel punto piú alto abbiamo detto insieme «ORA!» e Kat si è messa a ridere e io pure. È per questo che sapevamo che stavamo seguendo quella giusta. Abbiamo visto le persone riunirsi mentre la capsula scendeva, tutti rivolti a nord-est verso la fotocamera automatica per la foto ricordo. Erano soltanto pezzi scuri di giacche, gambe, vestiti e maniche. Poi la capsula è arrivata a terra. Le porte si sono aperte e i passeggeri sono usciti a gruppi di due o tre. Si sono allontanati in diverse direzioni. Le loro facce erano sorridenti. Le loro strade probabilmente non si sarebbero mai piú incrociate. Ma Salim non era in mezzo a loro. (pag.9)
Di chi è questo stringato, ma efficace resoconto? Di Ted, il cugino di Salim, un ragazzino che ha l’abitudine ci contare i cereali nella tazza quando fa colazione la mattina, di inclinare la testa quando pensa con intensità, di sfarfallare con le mani quando si sente agitato. E tutto ciò, insieme con molto altro, perché Ted è un ragazzino nel cui cervello gira un “sistema operativo” diverso da quello di tutti gli altri individui.
Leggendo questo libro, chi ha dimestichezza con i comportamenti descritti, perché ne è affetto o conosce qualcuno che li manifesta, non esiterà a riconoscere la Sindrome di Asperger, seppure non sia mai esplicitamente nominata. Ted non sa riconoscere le emozioni delle persone che lo circondano (ha bisogno delle indicazione che gli ha scritto un suo insegnante), i loro modi di dire e le loro allusioni, il loro linguaggio non verbale. Non sa dire le bugie, anche se alla fine della storia ci riuscirà, per non compromettere le indagini, ma è forte di una logica ferrea alla quale non sfugge il minimo dettaglio.
E proprio grazie a queste sue doti e all’intuito della sorella Kat, i due ragazzi verranno a capo del mistero della scomparsa di Salim prima e meglio della polizia.
È una lettura avvincente sin dalle prime pagine, capace di catturare l’attenzione di chi ami il giallo e la suspance, adatta tanto ai ragazzi quanto agli adulti,ma è soprattutto una storia in cui, oltre a entrare nell’universo degli “aspie” (termine affettuoso coniato per le persone affette da questa sindrome), si intrecciano anche i temi dell’intercultura e della multirazzialità, dell’amicizia e dei rapporti con gli adulti. La storia si snoda infatti in tre livelli che si intersecano: Le indagini della polizia, le indagini di Kat e Ted, le reazioni degli adulti di fronte alla vicenda.
Interessante anche la prefazione di Simonetta Agnello Hornby, scrittrice siciliana divenuta cittadina britannica, che ha conseguito il dottorato in giurisprudenza e successivamente la specializzazione come avvocato minorile e giudice, appunto in Inghilterra, dove a Londra è presidente dello Special Educational Needs and Disability Tribunal; la scrittrice ha inoltre aperto alla fine degli anni ’70 uno studio legale che si occupa soprattutto dei problemi degli immigrati neri e musulmani, tra l’altro primo studio legale britannico ad occuparsi della violenza domestica.
Qui la biografia dell’autrice Siobhan Dowd, prematuramente scomparsa a 47 anni.
“Dalla lettura del piccolo capolavoro di Siobhan Dowd scaturiscono considerazioni di ordine diverso. La normalità è diventata una questione di opinione e di moda. Nei brevi anni di questo deludente millennio pieno di guerre, stragi ed eccidi, la diversità, di cui tanto si parla e che a parole è tenuta in gran conto, non è stata protetta. Anzi. È nel mirino di quanti hanno l’ardire di dichiararsi paladini dei diritti umani, ma in realtà lo sono soltanto della legge del proprio Dio e di un separatismo che esalta il ritorno all’orgoglio civico svelando radici razziste. La normalità, l’aiutarsi gli uni con gli altri, il rispetto del vivere insieme, delle usanze e della fede altrui rimangono – tesoro nascosto – tra la gente comune: la gente che lavora sodo, che ha pochi denari ma tanto buon senso, e che non si rende conto di essere rimasta unica custode di certi valori” (Dalla prefazione di Simonetta Agnello Hornby)
Giu 09, 2013 @ 17:28:37
Molto interessante, grazie. Il romanzo era anche segnalato nell’esposizione di libri per ragazzi disabili “Vietato non sfogliare” al Salone del Libro di Torino.
Giu 10, 2013 @ 08:37:41
Mi fa piacere. È un libro davvero coinvolgente e ben scritto. Un caro saluto, Annarita