Titolo: Dizionario di fate, gnomi, folletti e altri esseri fatati
Autore: Katharine Briggs
Traduttori: Cecilia Casorati e Giovanni Iovane
Editore: Avagliano
Pagg. 493
Prezzo: € 36,00

Cercavo da tempo questo libro quasi introvabile, lo cercavo con ostinazione in ogni libreria in cui entrassi, sulle bancarelle dei libri usati e infine, per averlo, mi sono dovuta rassegnare alla tecnologia. Una rapida ricerca e in pochi giorni il libro è arrivato fra le mie mani, privandomi della soddisfazione di scoprirlo semi nascosto in uno scaffale o semi sepolto tra i libri alla rinfusa di una bancarella o di un negozio di remainders.
Questa divagazione iniziale per ribadire quanto mi piaccia andare a caccia di libri personalmente, con ostinazione e con ottimismo, salvo poi arrendermi all’evidenza e ai potenti mezzi della tecnologia che permettono quasi sempre di scovare on line il titolo tanto cercato.
Torniamo a noi, il testo in questione è un bel volume con un piccolo, ma interessante apparato d’immagini, esauriente nella sua funzione principale, indicata dal titolo; presentarsi ai lettori come un ricco e piacevole dizionario dedicato alle fate, agli gnomi e ai folletti.
Ne è autrice Katharine Briggs (1898-1980), laureatasi a Oxford con una tesi sul folclore nella letteratura inglese del XVII secolo. La sua vasta conoscenza dell’argomento le ha fatto occupare per anni la carica di presidente dell’English Folklore Society ed è stata docente in varie università inglesi e americane. Altra sua opera molto apprezzata è anche la raccolta Fiabe popolari inglesi, che non manca nella sezione della mia biblioteca dedicata ai ragazzi.
Il titolo originale dell’opera è A Dictionary of Fairies e la sua traduzione italiana ci è chiarita dalla prefazione in cui l’autrice ci spiega che il termine fairy è usato in modi diversi, con una quantità di usi gergali e dialettali che variano nel tempo. La Briggs lo usa nella sua accezione più ampia, ad indicare l’intera gamma degli esseri soprannaturali, secondo un senso più moderno e generico.
L’idea del libro venne alla Briggs quando si propose di scrivere un ampio trattato che analizzasse tutte le tradizioni sulle fate; non le occorse molto tempo però per rendersi conto una tale impostazione, estesa al folclore di tutta l’Europa, avrebbe comportato non solo anni di ricerche, ma anche la stesura di un volume grande almeno dieci volte più di quello che poi in effetti realizzò.
Si limitò così alle tradizioni britanniche e irlandesi in un arco temporale di una decina di secoli, ritenendo, secondo me con ragione, che anche così ci fosse abbastanza materiale per il lettore che voglia divertirsi e spaventarsi.
L’intento di ogni studioso di folclore, spiega ancora Briggs, consiste nell’identificare le tracce, la crescita e la diffusione delle tradizioni e, possibilmente, nell’avanzare ipotesi concrete riguardo la loro origine e aggiunge che è interessante per il lettore sapere se lo studioso creda nella verità soggettiva delle tradizioni che sta esplorando in quanto ciò finisce con l’influire sul lavoro. A tale proposito Katherine Briggs si dichiarava agnostica.
Molti degli aneddoti riportati nel libro sembrerebbero assai veritieri, ma l’autrice mette in guardia il lettore dal potere dell’immaginazione e dalla possibilità che che la gente veda cioò che vuole vedere.
Da un punto di vista più letterario, in questo volume è interessante la connessione tra letteratura e tradizione e la piccola raccolta di immagini alla quale facevo riferimento prima, secondo l’autrice funge da importante commento al mutare delle credenze popolari nei secoli.
Vediamo adesso più in particolare la struttura del libro, che si avvale anche di una nota introduttiva di Riccardo Reim (attore, regista, scrittore. saggista e traduttore).
Le creature ci vengono proposte in ordine alfabetico, come in ogni dizionario che si rispetti, secondo il loro nome originale, al quale a volte si affianca la traduzione italiana. Segue poi una descrizione dell’aspetto e in molti casi l’autrice riporta brani nei quali le caratteristiche della creatura sono più evidenti. La maggior parte delle creature descritte ne libro saranno una scoperta per il lettore, ma altre ci sono note, come le fate o i giganti, la banshee (spirito irlandese o delle highlands scozzesi che annuncia la morte di un personaggio illustre con il proprio canto lamentoso) o i bogies (spiriti dispettosi e temibili che traggono gran divertimento dal tormentare gli uomini).
L’accenno al Dobie o folletto tonto, mi ha fatto ripensare a Dobby, l’elfo domestico della saga di Harry Potter, chissà se c’è un nesso?
In chiusura la ricca bibliografia alla quale l’autrice ha fatto riferimento e l’indice delle illustrazioni.
In questo libro ritroverete tutto il magico universo fatato reso famoso dalle più fantasiose penne della letteratura britannica e potrete chiedergli consiglio su come riconoscere, affrontare e rendere inoffensive le magiche creature. C’è un solo pericolo… una volta entrati tra le magiche pieghe di questo libro, è difficile uscirne per tornare alla realtà!
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