Mi dicono che io da fanciullino di tre o quattro anni, stava sempre dietro a questa o quella persona perché mi raccontasse delle favole. E mi ricordo ancor io che in poco maggior età, ero innamorato dei racconti, e del meraviglioso che si percepisce coll’udito, o colla lettura (giacché seppi leggere ed ami leggere assai presto). Questi, secondo me, sono indizi notabili d’ingegno non ordinario e prematuro. Il bambino quando nasce, non è disposto ad altri piaceri che di succhiare il latte, dormire, e simili. Appoco appoco, mediante la sola assuefazione, si rende capace di altri piaceri sensibili, e finalmente va per gradi avvezzandosi, fino a provar piaceri meno dipendenti dai sensi. Il piacere dei racconti, sebbene questi vertano sopra cose sensibili e materiali, è però tutto intellettuale, o appartenente alla immaginazione, e per nulla corporale né spettante ai sensi. L’esser divenuto capace di questi piaceri assai di buon’ora, indica manifestamente una felicissima disposizione, pieghevolezza ec. degli organi intellettuali, o mentali, una gran facoltà e vivezza d’immaginazione, una gran facilità di assuefazione e pronto sviluppo delle facoltà dell’ingegno ecc. (28 luglio 1821) (pag. 43)
Giacomo Leopardi
Non vi sono forse giorni nella nostra infanzia che abbiamo vissuto così pienamente come quelli che abbiamo creduto di aver trascorso senza viverli, i giorni passati in compagnia di un libro prediletto. Il gioco per il quale un amico veniva a cercarci durante il brano più interessante, l’ape o il raggio di sole fastidiosi, che ci costringevano ad alzare gli occhi dalla pagina o a cambiare di posto, le provviste che ci avevano dato per la merenda e che lasciavamo accanto a noi su una panca, senza toccarle, mentre sul nostro capo la forza del sole andava diminuendo nel cielo azzurro, il pranzo che ci aveva costretti a tornare a casa e durante il quale pensavamo solo a quando, subito dopo, saremmo saliti a terminare il capitolo interrotto, vale a dire tutto ciò che, a quanto sembrava, riempiva quei giorni per gli altri, e che noi respingevamo quale ostacolo volgare a un piacere divino, e di cui la lettura avrebbe dovuto farci percepire soltanto l’inopportunità, tutto ciò ce ne imprimeva un ricordo così dolce (tanto più prezioso, a nostro giudizio attuale, di quello che allora leggevamo con amore) che, se ci capita ancor oggi di sfogliare i libri di una volta, altro non vediamo in essi se non gli unici calendari che abbiamo conservato dei giorni fuggiti, e con la speranza di veder riflesse sulle loro pagine le dimore e gli stagni che non esistono più.
Chi non ricorda con me quelle letture fatte all’epoca delle vacanze, che nascondevamo, poi, in tutte quelle ore del giorno che erano abbastanza tranquille e inviolabili da poter dare loro asilo? (pagg.61-62)
Marcel Proust
Ho tratto questi brani dal minuscolo libro Leggere da bambini: la magia di un incontro (Filema, 2010, a cura di Giulia Alberico, euro 10,00). Non è una lettura per bambini, ma piuttosto un delizioso vademecum della memoria per adulti che rammentino ancora con grande piacere l’infantile scoperta della lettura e del suo linguaggio del cuore. All’interno anche le testimonianze di Elias Canetti, Tullio De Mauro, Mario Fortunato, Amos Oz, Jacques Prévert, Elisabetta Rasy, Jean Paul Sartre e Clara Sereni.
Con l’augurio di una piacevolissima lettura in un angolo celato del vostro Ferragosto.
Ago 14, 2011 @ 22:34:00
consiglio prezioso…
grazie per questa possibilità di rinverdire la magia dell'incontro con la lettura:)
buoni giorni, cara Annarita.
z
Ago 16, 2011 @ 17:52:00
Anche a te, cara Zena, magica tessitrice di sogni narrati!
Annarita
Ago 17, 2011 @ 02:03:00
Mi perdonerai se lka faccio un po' lunga, ma mi stuzzica l'idea di dare un mio contributo in compagnia di gente come Leopardi e Proust…
"Mi son chiesto più volte se l’amore per i libri non sia per caso una sorta di oscura predestinazione, un invisibile marchio che segna il lettore fin dalla nascita; non saprei altrimenti spiegarmi perché mai i miei più lontani e riposti ricordi, fin dai più teneri anni dell’infanzia, siano indissolubilmente legati all’idea di qualche lettura.
Come in sogno rivedo, a volte, mia madre china sulle pagine di una rivista illustrata, al fioco lume della candela, intenta a leggermi racconti di favolose avventure, che ascoltavo in silenzio, ad occhi sgranati, volgendo attorno lo sguardo tra le ombre della buia cucina, l’orecchio attento al lontano sibilare, al di là delle imposte serrate, della gelida tramontana, a stento trattenuta all’esterno dal vago tepore della stufa.
E più tardi, quando faticosamente imparavo a leggere, prima ancora di esservi costretto dall’obbligo della scuola, quale emozione nel riuscire a riconoscere, compitando lentamente e seguendo col dito la riga stampata, in quegli oscuri segni neri parole e frasi, che magicamente prendevano a poco a poco significato davanti ai miei occhi e nella mia mente.
Fu così, senza accorgermene, che diventai lettore, come altri diventa atleta, o altri ancora s’appassiona alla musica, o dirige le sue energie a sperimentare incessantemente le gioie del sesso. Certo anch’io ho in gioventù giocato a pallone, ho apprezzato le sonate di Beethoven e il rock dei Rolling Stones, ho vissuto con entusiasmo le mie avventure sentimentali, ma dovendo rispondere con sincerità alla domanda: – Che cosa ti piace fare? – non ho mai saputo, in tutta la mia vita, trovare risposta migliore se non: – Leggere!"
È l'incipit del mio racconto Il libro meccanico (pubblicato anche sul mio blog, se sei curiosa lo trovi QUI), ma è anche una riflessione sincera, all'inizio di un racconto che poi diventa assolutamente di fantasia.
Un abbraccio, tuo
Cosimo
Ago 20, 2011 @ 19:04:00
Stuzzicante, passo a leggerti!
Buona serata, Annarita
Ago 20, 2011 @ 22:53:00
Il mio incontro con la lettura è stato di seconda mano.
La mia era una famiglia grande in una grande casa: con me viveva una cugina maggiore di nove anni che, alle medie, studiava l' Odissea.
Leggeva a voce alta e io, a quattro anni, ascoltavo ogni cosa e imparavo frasi che recitavo in cucina itaca itaca cuor del mio cuore, anima della mia anima.
Per saperne di più, mi sono messa in proprio: ho imparato a leggere da sola, collegando diverse cosette, per continuare a stare in compagnia dei miti. Una passione mai chiusa:)
un saluto d'affetto
z.
Ago 20, 2011 @ 22:53:00
Il mio incontro con la lettura è stato di seconda mano.
La mia era una famiglia grande in una grande casa: con me viveva una cugina maggiore di nove anni che, alle medie, studiava l' Odissea.
Leggeva a voce alta e io, a quattro anni, ascoltavo ogni cosa e imparavo frasi che recitavo in cucina itaca itaca cuor del mio cuore, anima della mia anima.
Per saperne di più, mi sono messa in proprio: ho imparato a leggere da sola, collegando diverse cosette, per continuare a stare in compagnia dei miti. Una passione mai chiusa:)
un saluto d'affetto
z.
Ago 21, 2011 @ 07:31:00
Zena, mi pare di vederti nella grande cucina, accoccolata vicino al focolare mentre ascolti le meraviglie della cugina. Io sono entrata nel magico mondo della lettura attraverso mio padre, che ritenevo un mago perché sapeva interpretare quie misteriosi segni sulla carta, e come te non ne sono più uscita! Ricambio il saluto d'affetto e aggiungo un abbraccio.
Cosimo, complimenti per il racconto!
Salutissimi, Annarita
Ago 21, 2011 @ 07:31:00
Zena, mi pare di vederti nella grande cucina, accoccolata vicino al focolare mentre ascolti le meraviglie della cugina. Io sono entrata nel magico mondo della lettura attraverso mio padre, che ritenevo un mago perché sapeva interpretare quie misteriosi segni sulla carta, e come te non ne sono più uscita! Ricambio il saluto d'affetto e aggiungo un abbraccio.
Cosimo, complimenti per il racconto!
Salutissimi, Annarita