Titolo: Il generale Stivalone
Testo e illustrazioni: Leo Longanesi
Pagine: 64
Editore: Longanesi
Prezzo: euro 24,00
“Illustratori, grafici, pubblicitari, artisti normalmente parlano attraverso il disegno, certo, è il loro mestiere. Ma scrivere per disegni è un’altra cosa. Vuol dire che una storia ti nasce prima attraverso le immagini, e poi attraverso le parole. Narrare per disegni è forse all’origine del narrare (così è nella storia dell’umanità, a partire dai bisonti graffiti sulla roccia!) , è la sua vera nascita: tutto parte da un’immagine, una sola, che è la prima e determina le altre ovvero lo svolgersi della storia. Ma la storia non c’è ancora quando ci arriva la prima immagine, è contenuta in essa, ma è raggomitolata su se stessa. Bisogna sdipanarla (il cosiddetto filo della narrazione…?“.


Però la Storia dispone diversamente della storia: un lanciere al galoppo viene a cercare il generale per avvisarlo che è scoppiata la guerra e il generale non ha dubbi: calza il malconcio stivale e parte per la guerra. Il dovere innanzitutto.
Il nemico non si vede e il generale si organizza per l’urgente riparazione.
La semplicità e il quotidiano irrompono continuamente. Ma di nuovo la Storia incalza. Dal cielo fioccano talmente tante bombe che il generale è costretto a fuggire e abbandonare lo stivale nel prato, combattendo con in mostra un calzino a righe bianche e rosse dal tallone e dalla punta in tinta unita.
Fa male combattare con un piede scalzo e il generale viene catturato e costretto alla resa, cedendo persino la gloriosa spada al generale nemico.
Finisce qui la prima parte della vicenda e lasciamo a malincuore il baffuto generale in balia del nemico. Lo ritroviamo alcuni anni dopo, restituito alla libertà, ma sempre privo della spada. “Allora il generale, ch’era uomo di idee moderne, -ci dice l’autore- ne comprò una nuova. Egli la mise sul suo letto e vi dormì sotto, per molti mesi…finché un giorno… e qui vostra madre continua…“
Eh,sì, finisce così. La favola rimane incompiuta, con un garbato invito ai lettori, grandi e piccoli, a mettere in moto la propria fantasia, abbandonandosi al piacere della lettura. In realtà l’autore ci offre molti elementi di compiutezza. Dietro lo spunto apparentemente leggero ci sono i valori del dovere e del rispetto degli impegni; il generale, pur di partire per la guerra, calza il vecchio stivale rovinato.C’è una stoccata alla modernità nel gesto disinvolto con cui il generale compra una spada nuova dopo la prigionia, per sostituire quella consegnata al nemico.E poi ci sono la grafia e i disegni inconfondibili dell’autore.
La critica suggerisce che questa storia sia incompiuta perché l’autore aveva concluso che già nel momento in cui scriveva l’avventura del generale Stivalone la società fosse cambiata e lui sentisse di vestire i panni di un novello Don Chisciotte il cui ideale costituiva una battaglia persa in partenza, ma degna di essere combattuta fino in fondo anche se solo con carta, penna e acquerelli.
Scrive ancora Paola Mastrocola:
“Oggi chi osa ancora scrivere per disegni? Sì, un libro per bambini, d’accordo: relegato per bene nel genere ‘libro per bambini’ e lì imprigionato. Ma Longanesi non scriveva per bambini, il generale Stivalone è destinato a tutti, credo che Longanesi non si ponesse nemmeno il problema dell’età dei suoi lettori.”
Di questa opera esiste anche una versione teatrale, realizzata dalla compagnia teatrale di Cesena La Furia dell’Albana; lo spettacolo è scritto dal regista, Federico Fiumi, e dall’interprete, Francesco Selvi.
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