Ci sono termini che più di questi facciano pensare alle classiche favole in cui abbondano amori, pericoli, magie e lieto fine?
Eppure non è sempre così, per fortuna.
Girovagando per il web, mi sono imbattuta in due interessanti libri che vi voglio proporre, appunto perché entrambi ribaltano lo stereotipo della classica fiaba.
La particolarità dei due testi è che non si tratta di opere contemporanee e perciò prodotte allo scopo di rompere volutamente gli schemi con una facile operazione di rivisitazione e stravolgimento.
Andiamo con ordine.

Sono autori che hanno lasciato una notevole traccia nella letteratura per l’infanzia, da George MacDonaId (ministro di culto scozzese, apprezzato anche da W. H. Auden, J. R. R. Tolkien e C. S. Lewis, nella cui prosa si mescolano abilmente temi classici e simbolismo tardoromantici) a Kenneth Grahame (notissimo autore de Il vento nei salici, cantore di una società rurale che viene progressivamente soffocata dall’industrializzazione) da Edith Nesbit (creatrice del famoso ciclo dei ragazzi Bastables e personaggio di spicco nella nascita e nello sviluppo del partito laburista) a Mary De Morgan ed Evelyn Sharp (autrici di testi nei quali la condizione femminile viene affrontata esplicitamente). Siamo quindi di fronte a fiabe vittoriane, è vero, ma nelle quali le principesse si liberano del ruolo attribuito loro per tradizione e lasciano il mondo familiare e ristretto della corte per risolvere i problemi con il coraggio e l’immaginazione dei quali si rivelano sorprendentemente ricche, in narrazioni sul filo dell’ironia che pure restano ariose e magiche.
Titolo | Draghi e principesse. Fiabe impertinenti dell’800 inglese. Testo inglese a fronte |
Prezzo | € 15,00 |
Dati | 2003, 283 p., rilegato |
Curatore | Tosi L. |
Editore | Marsilio (collana Letteratura universale) |
Il volume curato da Francesca Lazzarato, ci offre un viaggio attraverso il folclore e la letteratura italiana e di varie parti del mondo sotto un comune denominatore: le fanciulle delle storie sono intelligenti, pronte e coraggiose, sanno farsi valere in un mondo dominato dagli uomini e sfoderano tutte le loro migliori doti con successo per riuscire a trionfare sul pregiudizio e sulla forza. Non bisogna però credere che si tratti di una raccolta “femminista”, sarebbe errato e riduttivo della ricca visione d’insieme offerta da questa raccolta, intelligentemente suddivisa per argomenti in modo tale da offrire una scelta ragionata. Si tratta quindi di una bella raccolta che si presta bene alla lettura serale, per sfatare il mito della favola a lieto fine nella quale la fanciulla resta a casa quieta e il giovane eroe va in giro per il mondo in cerca di gloria e di conquiste. Come nel testo precedente anche qui la peculiarità delle storie sta nella loro origine geografica e nella loro lontananza nel tempo, che le mette al riparo dal sospetto di una qualunque moderna e spregiudicata operazione che si possa bonariamente definire sovversiva.
È autentico materiale d’epoca di sorprendente modernità.
Titolo | Mille anni di storie di eroine |
Prezzo |
€ 13,52 |
Dati | 2009, 347 p., ill., brossura |
Curatore | Lazzarato F. |
Editore | EL (collana Narrativa |
Nov 14, 2009 @ 13:24:00
da Giuliano:
Bello! Mancano solo i draghi locopei…
🙂
Lo dico sempre, ma con i libri che porti qui vien voglia di correre a comperarli (riesco a contenermi solo perché qui non ho bambini…)
Nov 17, 2009 @ 16:50:00
Hai ragione, Giuliano. Anche io faccio fatica a trattenermi di fronte a tanta bella produzione. Invidio molto i bambini di oggi. Nella mia infanzia non ricordo di aver visto tanti libri dedicati ai lettori più giovani. Buona serata 🙂
Nov 18, 2009 @ 00:22:00
Libro interessante. Chissà se parla anche di Giovanna D’Arco?
Quanto al tuo commento al mio post http://menzinger.splinder.com/post/15476134/Cos%27%C3%A8+un%27ucronia%3F#cid-59885596 , non saprei se Bastardi senza gloria di Tarantino possa davvero definirsi ucronia. Non l’ho visto, ma dalla trama mi pare più che altro "interpretazione" della Storia. Certo non credo siano mai esistite le bande di ebrei americani con il compito di uccidere i tedeschi, e quindi forse potremmo parlare di ucronia (dato ce si riscrive la Storia), anche se, per quel che conosco Tarantino, penso che l’intento non fosse prettamente allostorico.