Immagino che tutti stiate tenendo ben bene le mani in tasca, perché i buffi ometti blu sono entrati nell’immaginario collettivo di grandi e piccini dagli anni ’60 in poi e non sono mai stati spodestati nemmeno dall’avvento di eroi più tecnologici o dotati di super poteri. L’avventura dei Puffi comincia nel 1958, precisamente il 23 ottobre, quando compaiono per la prima volta come personaggi secondari nei fumetti disegnati da Pierre Culliford ( in arte Peyo) e da Yvan Delporte i cui protagonisti sono Johan e Pirlouit ( in Italia John e Solfamì), rispettivamente uno scudiero del re e il suo stonatissimo amico in viaggio nell’Europa medievale. Proprio mentre sono alla ricerca del flauto a sei puffi, incontrano questi strani personaggi, una specie di gnomi blu, altri tre mele (modo di dire francese), che vivono in un villaggio introvabile senza la loro stessa guida.
La maggior parte delle storie sono state create proprio da Delport, fino alla morte avvenuta nel 2007. Peyo ci aveva lasciati fin dal lontano 1992.
Qui sotto vi propongo la vera canzone dei Puffi, tratta dal film che fu realizzato nel 1976 su adattamento della storia originale, appunto “Il flauto a sei puffi”.
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Conobbero il picco della popolarità grazie alla serie animata americana del 1981 prodotta dai mitici Hanna & Barbera, trasmessa fino al 1991, anno in cui fu cancellata dai palinsesti della NBC perché l’indice di gradimento si era abbassato.
In Italia arrivarono ai piccoli spettatori tramite le emittenti private nel 1982 e le loro avventure furono trasmesse per una decina d’anni finché dal 2000 sono approdati sul digitale terrestre e su Sky.
In America un folto gruppo di cristiani conservatori accusò la serie di essere una rappresentazione satanica, a causa dell’eccessivo uso della magia nelle storie.
Altri vollero vedere nella piccola società dei Puffi una rappresentazione del comunismo, e lo stesso Grande Puffo, vestito di rosso e con la folta barba bianca, fu ritenuto l’effige di Karl Marx. Così come nell’eterno nemico Gargamella, il tanto perfido quanto imbranato mago, si volle vedere incarnato il capitalismo.
I Puffi non sfuggirono neppure all’accusa di massoneria, insomma una piccola loggia di Muratori in lotta per l’affermazione della ragione sul Fanatismo, rappresentato dal solito Gargamella, nerovestito a guisa di retrivo ecclesiastico dedito alla caccia dei Puffi per ottenere la pietra filosofale.
Lasciando perdere la dietrologia, il successo dei Puffi è facilmente spiegabile. Costituiscono un’ordinata e idilliaca società nella quale ognuno occupa un ruolo ben preciso e così simile ai nostri caratteri umani, vivono in un delizioso villaggio con le case a forma di fungo, immersi in una natura incontaminata. Che cosa ci sarebbe di più invitante, se non fosse per il fastidio di Gargamella?
Vediamoli da vicino, questi buffi ometti blu così somiglianti a noi umani.
Il Grande Puffo, il saggio per eccellenza, colui che dall’alto dei propri 542 anni governa con grande giustizia la piccola comunità. Tutti ricorrono a lui, che sa appianare ogni divergenza nel modo più soddisfacente per tutti.


















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