La bambinaia francese

Adèle non si lamenta. È una brava bambina, e capisce più di quanto sarebbe augurabile. Non mi ha chiesto neppure una volta come mai siamo state cacciate dalla nostra casa, e neppure come mai voi non siete venuta a soccorrerci. Per fortuna non ha visto quando le guardie vi hanno strappata dal letto di morte del vostro padrino e vi hanno portata via.” (pag.16)
Bastano queste poche righe a suscitare curiosità e tante domande.
Il libro di cui voglio raccontarvi oggi mi è piaciuto talmente tanto che non vi priverò del gusto di scoprirlo, pagina dopo pagina, mettendo qua e là stralci della trama.
L’autore è una grande firma della letteratura per ragazzi, Bianca Pitzorno, e il titolo del libro è “La bambinaia francese.”
Cercherò piuttosto di illustrarvi, come meglio posso, il delicato meccanismo che si cela in questa storia.
Prima di tutto vi garantisco che non è solo un libro per ragazzi né solo un libro per adulti, ma neppure un ibrido tra i due generi come invece oggi avviene molto spesso con furba manovra commerciale, che strizza l’occhio a piccoli e grandi arricchendo il piatto di trovate che hanno, secondo me, la medesima funzione delle spezie in un piatto magari semplice e tradizionale.
Si usa un termine inglese in questi casi, crossover, per indicare appunto quel genere di opere tristemente fabbricate a tavolino con il solo scopo di catturare la più ampia fetta possibile di pubblico di diverse età.
Il libro di Pitzono si presta a molteplici chiavi di lettura perchè molteplici sono i livelli che lo compongono.
Ci sarà chi apprezzerà il lato puramente avventuroso, la ricchezza di colpi di scena e la trama da feuilleton.
Chi godrà a sviscerare le numerose e ricche nozioni storiche, letterarie, artistiche che sono incastonate nella vicenda; senza tuttavia avere mai la fastidiosa senzazione che l’autore si sia esibito in un virtuosismo fine a sé stesso.
Chi si perderà con gusto nell’esplorazione dei personaggi ottimamente portati alla ribalta.
Sì, perché Adéle, Sophie, Céline Varens, Edward Rochester, Bertha Mason, mrs. Fairfax,  Mary, Leah, Blanche Ingram, Grace Poole sono fuggiti dalle pagine di un altro famoso libro e in questo hanno trovato fantasioso compimento delle loro vicende. Si avete letto bene, manca solo lei e poi la lista è completa. Lei, La piccola e intrepida Jane Eyre, naturalmente.
Scrive Francesca Lazzarato a commento del libro di Pitzorno:
Ed eccolo qui il nome che ci consegna la chiave destinata ad aprire una delle tante serrature a sorpresa del testo, ecco dove abbiamo già incontrato Sophie e la sua protetta Adéle, la misteriosa Bertha imprigionata in una stanza, la fragile Céline e i fedeli servitori di Thornfield Hall: dopo qualche capitolo il libro si rivela come una personalissima rilettura del romanzo di Charlotte Brontë, i cui personaggi femminili secondari (la bambinaia, la bambina, l’amante francese, la moglie pazza), quelli trattati con maggior disprezzo in Jane Eyre, vengono alla ribalta per raccontare la propria storia da un punto di vista diverso, femminista e «giacobino», facendo fare una pessima figura al tenebroso e bugiardissimo Rochester e all’istitutrice persa in un «amore da serva» cieco davanti a qualunque difetto del suo eroe.
Ed è proprio questo far dei numerosi personaggi femminili tante “eroine” intrepide ci offre un’ulteriore chiave di lettura de “La bambinaia francese”. Infatti, commenta ancora Francesca Lazzaratto, questo ed altri libri di Pitzorno, “sono tutti connotati da una fortissima presenza femminile, sotto il segno di quello che si potrebbe definire un «eroinismo» moderno ma direttamente discendente da quello di certe scrittrici del `700 e dell’800, quale l’ha delineato e analizzato negli anni `60 la studiosa americana Ellen Moers in un libro dimenticato e bellissimo, Literary Women (Grandi scrittrici, grandi letterate, Ed. di Comunità, `79)” (libro che mi interessava da tempo, che ho avuto la fortuna di trovare proprio in questi giorni in un’antica libreria romana e che sto leggendo con molta soddisfazione).
La vicenda si svolge a cavallo tra il 1830 e il 1840 e ci immerge nel fervore culturale e politico di quegli anni.
L’autore ci proietta in un mosaico storico e letterario in cui tocchiamo con mano i sommovimenti contro i Borbone e la polemica sulla pubblica istruzione, ci troviamo coinvolti nell’operato delle società operaie di mutuo soccorso e negli aneliti della lotta contro il colonialismo e la schiavitù, facendo conoscenza con la fama di Toussaint L’Ouverture, del quale un personaggio del libro porta il nome.
Ricchissima la bibliografia in appendice, che ci dimostra l’approfondito percoroso di Pitzorno nella stesura di questo romanzo.
Una curiosità. La dedica in apertura del romanzo cita il grande mare dei Sargassi. È un preciso riferimento all’omonimo romanzo del 1966 di Jean Rhys, scrittrice di origini caraibiche, che racconta la vita e i pensieri di Bertha Mason, opera che Pitzorno stessa cita tra le prime della bibliografia come fonte di ispirazione e di incoraggiamento.
bambinaiaTitolo: La bambinaia francese

Autore: Bianca Pitzorno
Editore: Oscar Mondadori Best Sellers
Pagine. 495
Prezzo: euro 8,80

8 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. utente anonimo
    Lug 19, 2008 @ 10:56:00

    Meravigliose parole per invogliare alla lettura, ma ciò che più mi colpisce è la curiosità che tale recensione suscita.
    Libro da leggere, certamente, visto anche sa di storia.

    Rino, augurando buon fine settimana.

    Rispondi

  2. ivyphoenix
    Lug 20, 2008 @ 15:23:00

    in effetti non ho mai letto nulla di lei se non nelle antologie scolastiche di mia figlia quando era più piccola.
    ma mi hai invogliato.
    sì, neppure io colgo il confine fra letteratura adulta e quella per ragazzi… ho appena finito di leggere un libro di buzzati, e poi.. che rimanga qua 😉
    il mio preferito resta Pinocchio

    Rispondi

  3. woodstock74
    Lug 22, 2008 @ 10:59:00

    Era da tanto tempo che tenevo “La bambinaia francese” impilato sul comodino (dove tengo appunto tutti i libri in attesa di lettura).
    Mi hai dato l’input per iniziarlo 🙂

    Rispondi

  4. annaritav
    Lug 22, 2008 @ 16:32:00

    Rino, incuriosirvi con i libri che propongo mi fa sempre molto piacere. Come succede a te quando con i tuoi interessanti spunti storici ci coinvolgi in mille viaggi nella vita quotidiana o nell’arte 😉
    Solaria, grazie e a presto 🙂
    Ivy, per fortuna sono molti i libri nei quali è piacevolmente labile il confine tra età adulta e gioventù; magari hai appena finito lo splendido “Il segreto del Bosco Vecchio”… è stato una rivelazione, o prima o poi bisogna che gli dedichi un post! 😉
    Barbara, tra un quiz cinematografico e l’altro, tuffati nelle pagine e farete un viaggio molto interessante. P.S. Ho scritto “tuffati” senza riflettere, non devi fare il minimo sforzo ;-p
    Ciao a tutti, Annarita

    Rispondi

  5. woodstock74
    Lug 23, 2008 @ 10:42:00

    L’ho iniziato ieri,sto già a metà, hai ragione: è bellissimo.
    Grazie del consiglio 🙂

    Rispondi

  6. utente anonimo
    Ago 03, 2008 @ 14:11:00

    non so come fare a scrivere una mail a Bianca…………non riesco a trovare il suo indirizzo e-mail……….se puoi mandamelo!thecloser78@libero.it…………questo è il mio indirizzo di post.ti ringrazio, Antonio! p.s. se ha un blog (che non riesco a trovare) va bene anche quello! grazie ancora!

    Rispondi

  7. utente anonimo
    Ago 08, 2008 @ 12:12:00

    Cara Annarita, questa recensione m’ha davvero incuriosito (“intrigato”, come oggi si dice con fastidioso inglesismo). Cercherò di procurarmi il libro in giornata.
    Su Toussant l’Ouverture lessi un libro molti anni fa, negli USA. Erano anche gli anni in cui Haiti era sui giornali per la dittatura di “Baby Doc” Duvalier, con la sua milizia di Tonton Macoutes (sedicenti zombie). Il libro, assai progressivo, sosteneva che l’incarcerazione (a tradimento) di Toussant dal potere da parte di Napoleone fu l’occasione perduta dell’isola. (Mi pare una tesi troppo ottimista e troppo pessimista al tempo stesso). Rimane il fatto che Toussant fu un caso quasi unico di leader che, partendo dalla condizione di schiavo, arrivò a fondare uno stato (altri esempi furono, in epoca più remota, gli stati fondati dagli schiavi neri dei musulmani).
    Oltre a invogliarmi a leggere il libro, la tua recensione m’ha rispolverato questa memoria giacente.
    Ciao,
    Màz

    Rispondi

  8. utente anonimo
    Gen 07, 2009 @ 14:31:00

    Io l’ho appena finito di leggere, è bellissimo con una trama molto coinvolgente anche se devo dire però che il finale non mi ha molto soddisfatto.
    Ma nel complesso bel libro consigliabile a tutti!!!

    Rispondi

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