Racconti da Shakespeare

“Detesto il fetore dei cavalli”. Mary Lamb si avvicinò alla finestra e sfiorò con la mano il pizzo sbiadito che le bordava l’abito. Era un vestito di foggia antiquata ma lo indossava senza alcun imbarazzo, tanto non faceva differenza il modo in cui decideva di vestirsi. “Questa città è una gran latrina”. Era da sola nel soggiorno e sollevò il mento, esponendo il viso alla luce del sole, la pelle segnata dalle cicatrici del vaiolo di cui aveva sofferto sei anni prima; immobile, con il volto illuminato, immaginava di essere il disco butterato della luna.
“L’ho trovato, mia cara. Era nascosto in Tutto è bene”. Charles Lamb irruppe nella stanza con in mano un volumetto verde.
Mary si voltò sorridendo. Non sapeva resistere all’entusiasmo del fratello. Abbandonò le sue fantasticherie lunari.
“Ed è così?”
“Che cosa, mia cara?”
“Tutto è bene, ciò che finisce bene?”
“Lo spero proprio”. Charles aveva la camicia di lino sbottonata sul collo e il foulard allentato. “Vuoi sentire?” Il giovane si lasciò cadere su una poltrona e accavallò le gambe con il movimento repentino e disinvolto che la sorella aveva imparato a riconoscere. Aprì il libro, le braccia tese davanti a sé e cominciò a leggere a voce alta.
Così Peter Ackroyd ci presenta Charles e Mary nel suo romanzo I fratelli Lamb, pubblicato nel 2005 da Neri Pozza con la traduzione di Massimo Ortelio.
Charles e Mary Lamb accettarono l’invito dell’editore William Godwin e si cimentarono in un’impresa che sembrava difficilissima,  quasi impossibile: per la casa editrice Children’s Library realizzarono un volume fortunatissimo e rimasto insuperato, Tales from Shakespeare (Racconti da Shakespeare), la rielaborazione in forma narrativa di alcune opere del Bardo. Ancora oggi la riscrittura letteraria dei fratelli Lamb è presa a modello per la sua semplicità e, nel medesimo tempo, scrupolosità e fedeltà.
I Racconti furono scritti dai due fratelli nel 1806 e stampati nel medesimo anno, ma con la data del successivo, muniti del sottotitolo “designed for the Use of Young”.
Quest’impresa rappresentò un fervido tributo che Charles e Mary dettero alla loro fanciullezza, ma soprattutto un notevole contributo alla critica del dramma. Nacquero dall’attenta lettura di venti drammi shakespeariani e a Charles ne appartengono cinque, mentre quindici a Mary.

Vediamoli nel dettaglio:

Tutto è bene quel che finisce bene  (Mary)
Sogno di una notte di mezza estate (Mary)
La bisbetica domata (Mary)
Racconto d’inverno  (Mary)
La commedia degli equivoci  (Mary)
Molto rumore per nulla  (Mary)
Misura per misura   (Mary)
Come vi piace  (Mary)
La dodicesima notte  (Mary)
I due gentiluomini di Verona   (Mary)
Timone di Atene   (Charles)
Il mercante di Venezia (Mary)
Romeo e Giulietta  (Charles)
Cimbelino  (Mary)
Amleto (Charles)
Re Lear  (Charles)
Otello  (Mary)
Macbeth   (Charles)
Pericle (Mary)
La tempesta  (Mary)

È con queste profetiche parole che Charles e Mary nella prefazione accompagnano gli ideali lettori verso l’arte di Shakeaspere e la consegnano loro:

 “Se i giovani lettori avranno sentito desiderio di leggere questi racconti, di gran lunga più vivo è il nostro desiderio che i Drammi originali di Shakesopeare possano dimostrare loro, quando saranno adulti, di essere qualcosa che arricchisce la fantasia, che tempera la forza d’animo, che fa arretrare di fronte all’egoismo e alla venalità, di essere, insomma, una lezione di pensieri e azioni onorevoli, atti a insegnare la gentilezza, la benevolenza, la generosità e l’umanità, perché le pagine del grande scrittore sono tutte infiorate di mirabili esempi di queste elette virtù.”

A distanza di un secolo i Racconti sono ancora annoverati fra i classici della letteratura per ragazzi, ma nel medesimo tempo hanno un fascino che li rende di godibilissima lettura anche per gli adulti, meglio ancora se conoscitori delle opere originali da cui sono tratti. Ciò perché Charles e Mary hanno saputo cogliere perfettamente le caratteristiche principali dei personaggi e i tratti essenziali delle vicende, rendendo in tutta la sua ricchezza l’atmosfera shakespeariana. Quindi i Racconti non si sminuiscono affatto nel confronto con gli originali, anzi si offrono come stuzzicante invito alla loro conoscenza.
Per cercare di capire con quali criteri i fratelli Lamb abbiano scelto le opere del Bardo, faccio riferimento alla suddivisione che Giorgio Melchiori ha fatto dei testi shakespeariani curandone l’edizione completa in nove volumi per i Meridiani Mondadori.
Sono stati trascurati completamente tutti i drammi storici;  Charles ha privilegiato 3 delle 4 tragedie, 1 dei 5 drammi classici e 1 dei 4 drammi dialettici;  Mary ha adattato 4 delle 5 commedie eufuistiche, 4 delle 5 commedie romantiche, 3 dei drammi dialettici, la tragedia non elaborata dal fratello, e 4 dei 5 drammi romanzeschi.


Per curiosità e comodità vi riporto lo schema del Melchiori sulla suddivisione delle opere shakespeariane:

Le commedie eufuistiche
La bisbetica domata – La commedia degli equivoci – I due gentiluomini di Verona – Pene d’amor perdute – Sogno di una notte di mezza estate

Le commedie romantiche
Il mercante di Venezia – Molto rumore per nulla – Come vi piace – La dodicesima notte – le allegre comari di Windsor

I drammi dialettici
Amleto – Troilo e Cressida – Tutto è bene quel che finisce bene – Misura per misura

Le tragedie
Romeo e Giulietta – Otello _ Re Lear – Macbeth

I drammi classici
Tito Andronico – Giulio Cesare     – Antonio e Cleopatra – Coriolano – Timone d’Atene

I drammi romanzeschi
Pericle – Cimbelino – Il racconto d’inverno – La tempesta – I due nobili congiunti

I drammi storici
Riccardo II – Enrico IV, parte I – Enrico IV, parte II – Enrico V
Enrico VI, parte I – Enrico VI, parte II – Enrico VI, parte III – Riccardo III
Re Giovanni – Edoardo III – Sir Tommaso Moro – Enrico VIII
Con il termine “eufuismo” si indica la maniera letteraria inglese derivata da due opere di John Lyly: Eufue, l’anatomia dello spirito (1578) e il seguito  Eufue e la sua Inghilterra (1580). “L’eufuismo riprende dalla prosa del Boccaccio e degli umanisti spagnoli e italiani  la struttura latineggiante, impreziosendola con artifici retorici, aggettivi ricercati e complesse metafore. La prosa del Lyly ebbe largo seguito ne teatro, lo stesso Shakespeare la riprese e non solo per burla.” (dalla Garzantina di Letteratura).

I fratelli Lamb non ebbero vita facile. Trovatisi in ristrettezze economiche dopo la morte del datore di lavoro del padre, ben presto cominciarono a fare i conti con la follia ereditaria. Charles (nato nel 1775) era impiegato alla Compagnia Inglese delle Indie Orientali e appena ventenne fu ricoverato nel manicomio di Hoxton e due anni dopo la tragedia si abbattè su di loro. Mary, che aveva già mostrato forti segni di squilibrio, aggredì i genitori ferendo il padre e uccidendo la madre. Da quel momento Charles si occupò di lei, evitandole la reclusione in manicomio dopo ciò che aveva fatto. 

La situazione era ancora più penosa se si pensa che nei momenti di lucidità Mary manifestava in pieno le proprie doti d’intelligenza e d’arte, come aveva dimostrato collaborando con il fratello alla stesura dei Racconti.
Riguadagnato un minimo di sicurezza economica, i due fratelli rimasero insieme fino alla morte, confortati solo dalla presenza di pochi, intimi amici, come Coleridge, compagno di studi di Charles al Christ’s Hospital, e una giovane ragazza da loro adottata, figlia di un italiano, che non si separò da loro fino al matrimonio. Ma il loro conforto più grande rimase la scrittura.
Se la fama letteraria di Mary è legata alla produzione per ragazzi, Charles deve la propria ai Saggi di Elia, che gli hanno dato un posto di spicco tra i classici della letteratura inglese.
Charles morì nel 1834 in seguito a una caduta, pochi mesi dopo Coleridge, mentre Mary visse nella della follia fino al 1847.
Esistono in commercio molte edizioni dei Racconti da Shakespeare, dalla più recente del 2007, pubblicata da Fabbri e illustrata da Joelle Jolivet a quella proposta da Sellerio, con una selezione di cinque racconti affiancati ai testi originali; dall’edizione Mursia del 1993 a quella più vecchia e difficile da trovare delle Edizioni Paoline del 1976.shakespeare

7 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. amfortas
    Feb 01, 2008 @ 17:20:00

    Ok, quanto ti devo per la lezione?
    Ciao!

    Rispondi

  2. cuoredigiada
    Feb 01, 2008 @ 22:24:00

    Ho preso atto che Cimbelino non sapevo nemmeno che esistesse!
    :)))

    Rispondi

  3. qualcosadime
    Feb 02, 2008 @ 12:29:00

    Alice**

    “Alcune cose saranno sempre più forti del tempo e della distanza: seguire i propri sogni e imparare a essere se stessi, condividendo con gli altri la magia di quella scoperta.”

    Sergio Bambarèn

    Rispondi

  4. PaulTemplar
    Feb 05, 2008 @ 19:07:00

    Ci sono cresciuto,con il grande bardo.
    Un pò di quello che sono è merito (o demerito 🙂 ) suo.
    Grazie per la splendida lezione.
    A scuola,con un’insegnante come te,ci tornerei di corsa.
    Paul

    Rispondi

  5. sgnapisvirgola
    Feb 06, 2008 @ 01:22:00

    Che bel post Anna, davvero. Molto interessante. Ho preso nota:) Grazie.
    Un abbraccio affettuoso.

    Rispondi

  6. amfortas
    Feb 07, 2008 @ 18:13:00

    Rileggendo l’incipit del tuo post, questa volta, m’è venuto in mente Apocalipse Now, quando il colonnello dice che ama l’odore del napalm alla mattina, perché sa di vittoria.
    Cavolo, il fetore dei cavalli è Chanel n° 5, al confronto.
    Ciao 🙂

    Rispondi

  7. annaritav
    Feb 08, 2008 @ 08:21:00

    @ tutti
    ci scambiamo reciproche conoscenze, tutto qui, e questo è il bello dei nostri blog. Si saltella da uno all’altro e si apprendono cose interessanti sulla musica, sul cinema, sulla letteratura, sulla storia, sulla scuola, sulla vita di tutti i giorni. Il bello è che non ci sentiamo “esperti”, ma siamo “appassionati” e ciò fa molta differenza! Una buona giornata a tutti voi 🙂

    Rispondi

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