A scuola di fascino

charmschoolgrande“No! Al Corso di Fascino non ci vado… Nemmeno per un miliardo. Nemmeno se mi getti nell’olio bollente: Nemmeno se mi preghi con le lacrime agli occhi… Se mi fai questo, non ti parlerò mai più. Non porterò più fuori la spazzatura. Non ti farò più il tè quando sarai stanca. Non vedrai più una pagella. E da grande farò la navigatrice transoceanica, così non dovri più stare in pensiero per me qualche ora ogni tanto, ma ventiquattro ore su ventiquattro.” (pag.7) 

Bonny Bramble è una ragazzina come tante, né bella né brutta, né grassa né magra, con una famiglia tranquilla. Il suo problema è la prospettiva di un’estate vuota e solitaria a causa del trasferimento in un’altra città, lontano dai vecchi amici, in attesa di cominciare  a frequentare una scuola della quale non sa nulla.
Ma si sa che i guai non vengono mai soli. In assenza del papà, bloccato da un guasto al furgone del trasloco, la mamma deve iscrivere Bonny a un corso che duri un’intera giornata, tanto quanto il proprio di Contabilità (livello avanzato), indispensabile per affrontare il nuovo lavoro.
Non c’è scampo, tra varie possibilità rimane solo il Corso di Fascino e Bonny si trova catapultata nel bel mezzo del gruppo diretto da miss Opalene, composto di stupefacenti ragazzine che sembrano bambole: capelli dall’acconciatura perfetta, unghie laccate, pelle rosea e levigata, scarpette di strass, abiti vaporosi. Il loro ideale è essere belle e sempre perfette in ogni situazione, all’ultima moda e affascinanti. E sono tutte ansiose di gareggiare nel Riccioli e Merletti Show per aggiudicarsi il diadema di brillanti e il diritto di scegliersi un nome tipo Miss Perla Perfetta, Miss Splendida Margherita, Miss Susanna Spumeggiante.
La rivalità che le divide si taglia con il coltello e Bonny si sente un’aliena tra di loro, con i suoi problemi pratici. Per sfuggire all’orribile prospettiva di un’intera giornata a base di consigli di bellezza e di trucchi per apparire sempre al meglio, si finge l’assistente della regista Maura.
Di colpo agli occhi di quelle ragazzine odiose, che però in fondo le fanno pena con le loro fissazioni sul fascino e sulla bellezza, Bonny appare un’eroina, colei che, giocando abilmente con le luci e con gli effetti speciali, può determinare il successo o il fallimento della loro esibizione nello show.
Bonny crede di poter fare amicizia con una di loro, Araminta, che le sembra diversa, ma non tarda ad accorgersi della difficoltà dell’impresa e della profonda differenza che le divide. Improvvisamente un’idea prende forma nella sua testa; deve fare qualcosa per quelle ragazzine, liberarle dalla schiavitù di una vita così irreale.
Con la complicità di Araminta, che non è poi così terribile come sembrava, Bonny durante i numeri dello spettacolo crea effetti di luce e di suoni e situazioni che colgono di sorpresa le ragazzine, obbligandole ad improvvisare e a tirar fuori il meglio di sé. Al termine dello spettacolo miss Opalene è visibilmente scossa dalle esibizioni assai poco ortodosse delle sue allieve, le quali invece sono entusiaste e vogliono che il Corso di Fascino rimanga così vivace; inoltre decidono di seguire anche altri corsi per assecondare le loro inclinazioni fino a quel momento trascurate.
Per la sua sapiente regia dello spettacolo Bonny viene eletta a sorpresa Miss Scintilla. E’ l’inizio di nuove amicizie che renderanno meno duro a Bonny il cambiamento e che daranno un nuovo significato alle vite tutta apparenza e bellezza delle piccole miss.
Con allegra ironia e con fantasia Anne Fine ci mette in guardia contro il pericolo dell’apparenza che nella nostra vita rischia di relegare la sostanza al rango di comparsa (oramai lo vediamo tutti i giorni) e si prende gioco dell’ambiente patinato delle aspiranti stelline, il cui orizzonte è limitato al fascino e alla bellezza a tutti i costi. La scrittrice inglese, nata a Leicester nel 1947, ha pubblicato molti libri per ragazzi, il più famoso dei quali è senza dubbio “Un padre a ore” dal quale nel 1993 è stato tratto il film “Mrs.Doubtfire” interpretato da Robin Williams.
Mrs DoubtfireCharm School

Anne Fine
Salani, 2007
Traduzione di Paolo Livorati
euro 12,00

12 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. amfortas
    Set 10, 2007 @ 12:52:00

    Beh il corso di fascino sembra grottesco ma, in realtà, specialmente negli USA dove l’immagine è tutto (e di più?) c’è di peggio.
    Rientra un po’ nel discorso dei comportamenti che oggi sono trattati come malattie, e per i quali si abusa in modo indiscriminato di farmaci.
    Ciao 🙂

    Rispondi

  2. amfortas
    Set 10, 2007 @ 12:52:00

    Beh il corso di fascino sembra grottesco ma, in realtà, specialmente negli USA dove l’immagine è tutto (e di più?) c’è di peggio.
    Rientra un po’ nel discorso dei comportamenti che oggi sono trattati come malattie, e per i quali si abusa in modo indiscriminato di farmaci.
    Ciao 🙂

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  3. amfortas
    Set 10, 2007 @ 12:52:00

    Beh il corso di fascino sembra grottesco ma, in realtà, specialmente negli USA dove l’immagine è tutto (e di più?) c’è di peggio.
    Rientra un po’ nel discorso dei comportamenti che oggi sono trattati come malattie, e per i quali si abusa in modo indiscriminato di farmaci.
    Ciao 🙂

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  4. amfortas
    Set 10, 2007 @ 12:52:00

    Beh il corso di fascino sembra grottesco ma, in realtà, specialmente negli USA dove l’immagine è tutto (e di più?) c’è di peggio.
    Rientra un po’ nel discorso dei comportamenti che oggi sono trattati come malattie, e per i quali si abusa in modo indiscriminato di farmaci.
    Ciao 🙂

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  5. PaulTemplar
    Set 11, 2007 @ 10:22:00

    In definitiva un essere o avere in versione meno seriosa,più allegra….
    la risposta?
    Ovvia.
    Questa è la civiltà dell’apparire,l’io conta come il due di coppe.
    ma con briscola a bastoni.
    Scusami il paragone prosaico,ma non me ne veniva uno migliore.
    Paul

    Rispondi

  6. PaulTemplar
    Set 11, 2007 @ 10:22:00

    In definitiva un essere o avere in versione meno seriosa,più allegra….
    la risposta?
    Ovvia.
    Questa è la civiltà dell’apparire,l’io conta come il due di coppe.
    ma con briscola a bastoni.
    Scusami il paragone prosaico,ma non me ne veniva uno migliore.
    Paul

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  7. PaulTemplar
    Set 11, 2007 @ 10:22:00

    In definitiva un essere o avere in versione meno seriosa,più allegra….
    la risposta?
    Ovvia.
    Questa è la civiltà dell’apparire,l’io conta come il due di coppe.
    ma con briscola a bastoni.
    Scusami il paragone prosaico,ma non me ne veniva uno migliore.
    Paul

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  8. PaulTemplar
    Set 11, 2007 @ 10:22:00

    In definitiva un essere o avere in versione meno seriosa,più allegra….
    la risposta?
    Ovvia.
    Questa è la civiltà dell’apparire,l’io conta come il due di coppe.
    ma con briscola a bastoni.
    Scusami il paragone prosaico,ma non me ne veniva uno migliore.
    Paul

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  9. PrimoCasalini
    Set 12, 2007 @ 13:49:00

    Non condivido del tutto la distinzione dell’apparire dall’essere (come anche quella dell’avere dall’essere). Certo, c’è modo e modo, ma chi è a prescindere da quello che sembra, da come appare, è per davvero? O si rinchiude in un suo sé fittizio per paura o per mancanza di generosità?
    Mostrarsi è fatica e rischio, è anche un dono, non mostrarsi può (dico può) essere una comoda scorciatoia, un astuto problem solving.
    Poi a me piace la pelle delle persone, delle cose, della natura, se dietro a questo maya ci sia qualcos’altro non mi tange oltremisura. Un ottimo fenomeno non mi pregiudica il molto eventuale noumeno.
    E ricordare che fascino viene da fascinum, piccolo oggetto del culto fallico rivolto a Priapo trovo sia meno riprovevole che tutta una serie di sogni (o incubi?) che prescindono dal nostro essere ed apparire su questo pianeta il cui nome è Terra, quindi terrestre.
    Ciò detto, guardo con apprensione un po’ disgustata l’odierna diffusione della cialtroneria siliconica che scende per li rami da dive e prezzemoline verso le comuni mortali: anche riguardo l’apparire, come riguardo l’essere, il troppo stroppia.

    buon pomeriggio a tutti, ma in particolare alla gentile Blogghiera
    Solimano

    Rispondi

  10. PrimoCasalini
    Set 12, 2007 @ 13:49:00

    Non condivido del tutto la distinzione dell’apparire dall’essere (come anche quella dell’avere dall’essere). Certo, c’è modo e modo, ma chi è a prescindere da quello che sembra, da come appare, è per davvero? O si rinchiude in un suo sé fittizio per paura o per mancanza di generosità?
    Mostrarsi è fatica e rischio, è anche un dono, non mostrarsi può (dico può) essere una comoda scorciatoia, un astuto problem solving.
    Poi a me piace la pelle delle persone, delle cose, della natura, se dietro a questo maya ci sia qualcos’altro non mi tange oltremisura. Un ottimo fenomeno non mi pregiudica il molto eventuale noumeno.
    E ricordare che fascino viene da fascinum, piccolo oggetto del culto fallico rivolto a Priapo trovo sia meno riprovevole che tutta una serie di sogni (o incubi?) che prescindono dal nostro essere ed apparire su questo pianeta il cui nome è Terra, quindi terrestre.
    Ciò detto, guardo con apprensione un po’ disgustata l’odierna diffusione della cialtroneria siliconica che scende per li rami da dive e prezzemoline verso le comuni mortali: anche riguardo l’apparire, come riguardo l’essere, il troppo stroppia.

    buon pomeriggio a tutti, ma in particolare alla gentile Blogghiera
    Solimano

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  11. PrimoCasalini
    Set 12, 2007 @ 13:49:00

    Non condivido del tutto la distinzione dell’apparire dall’essere (come anche quella dell’avere dall’essere). Certo, c’è modo e modo, ma chi è a prescindere da quello che sembra, da come appare, è per davvero? O si rinchiude in un suo sé fittizio per paura o per mancanza di generosità?
    Mostrarsi è fatica e rischio, è anche un dono, non mostrarsi può (dico può) essere una comoda scorciatoia, un astuto problem solving.
    Poi a me piace la pelle delle persone, delle cose, della natura, se dietro a questo maya ci sia qualcos’altro non mi tange oltremisura. Un ottimo fenomeno non mi pregiudica il molto eventuale noumeno.
    E ricordare che fascino viene da fascinum, piccolo oggetto del culto fallico rivolto a Priapo trovo sia meno riprovevole che tutta una serie di sogni (o incubi?) che prescindono dal nostro essere ed apparire su questo pianeta il cui nome è Terra, quindi terrestre.
    Ciò detto, guardo con apprensione un po’ disgustata l’odierna diffusione della cialtroneria siliconica che scende per li rami da dive e prezzemoline verso le comuni mortali: anche riguardo l’apparire, come riguardo l’essere, il troppo stroppia.

    buon pomeriggio a tutti, ma in particolare alla gentile Blogghiera
    Solimano

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  12. PrimoCasalini
    Set 12, 2007 @ 13:49:00

    Non condivido del tutto la distinzione dell’apparire dall’essere (come anche quella dell’avere dall’essere). Certo, c’è modo e modo, ma chi è a prescindere da quello che sembra, da come appare, è per davvero? O si rinchiude in un suo sé fittizio per paura o per mancanza di generosità?
    Mostrarsi è fatica e rischio, è anche un dono, non mostrarsi può (dico può) essere una comoda scorciatoia, un astuto problem solving.
    Poi a me piace la pelle delle persone, delle cose, della natura, se dietro a questo maya ci sia qualcos’altro non mi tange oltremisura. Un ottimo fenomeno non mi pregiudica il molto eventuale noumeno.
    E ricordare che fascino viene da fascinum, piccolo oggetto del culto fallico rivolto a Priapo trovo sia meno riprovevole che tutta una serie di sogni (o incubi?) che prescindono dal nostro essere ed apparire su questo pianeta il cui nome è Terra, quindi terrestre.
    Ciò detto, guardo con apprensione un po’ disgustata l’odierna diffusione della cialtroneria siliconica che scende per li rami da dive e prezzemoline verso le comuni mortali: anche riguardo l’apparire, come riguardo l’essere, il troppo stroppia.

    buon pomeriggio a tutti, ma in particolare alla gentile Blogghiera
    Solimano

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