Tre modi di scrivere per l’infanzia

letturaRiordinando la biblioteca, mi è capitato tra le mani il grosso volume di Clive Staple Lewis “Le cronache di Narnia” (Mondadori, 2006, euro 20,00) e ne ho approfittato per rileggere il breve saggio posto a conclusione dell’opera: “Tre modi di scrivere per l’infanzia”.
Lewis sostiene che, secondo la sua esperienza, di questi modi due siano buoni e uno si riveli quasi sempre cattivo.
Che cosa caratterizza questo modo “cattivo”? Il vedere nella scrittura per l’infanzia la necessità di dare ai piccoli lettori ciò che vogliono, anche se all’autore non piace o non interessa affatto.
Un secondo modo ha solo una parziale somiglianza con il precedente e la differenza consiste nel fatto che, seppure cerca di dare al bambino ciò che desidera, è lo sviluppo scritto di una narrazione orale fatta ad un ascoltatore reale e ciò impedisce al narratore di proprinargli qualcosa in cui non creda, perché egli sentirebbe la stonatura e si accorgerebbe di aver di fronte una costruzione, nata dalla mentalità di un adulto.
Il terzo modo, l’unico che Lewis conoscesse, consiste nello scrivere storie per l’infanzia perché esse costituiscono la forma migliore in cui esporre ciò che si sente e si vuole trasmettere, tenendo presente un dato di fatto fondamentale:”l’esperienza vissuta da bambini differisce enormemente da quella di cui sono stati testimoni i nostri parenti e genitori”.
Lewis propone la trilogia di Edith Nesbit sulla famiglia Bastable come esemplificazione di un principio generale secondo il quale se il racconto è la forma più adatta a esprimere ciò che l’autore vuole dire, nè conseguirà che l’interesse per l’argomento non sarà vincolato all’età anagrafica del lettore.
Anzi, Lewis arriva a sostenere che se una storia per bambini piace solo ai bambini, non è un granché.
Questa regola gli sembra valida in modo particolare se applicata al suo genere preferito, il fantastico/fiaba, e sottolinea come nel nostro mondo moderno il concetto di “adulto” abbia una forte connotazione positiva, contrapposto alla disprezzata “sindrome di Peter Pan”.
“Un uomo che a 53 anni ammetta che nani, giganti, streghe e bestie parlanti gli siano cari come quando era bambino, non verrà lodato per la sua anima eternamente giovane, ma deriso e compatito per arresto dello sviluppo”.
La difesa di Lewis contro questa distorta visione delle fiabe e della letteratura per ragazzi si articola in tre punti:
1) preoccuparsi di sembrare adulti, aspirare alle cose da adulti e indispettirsi al sospetto di passare per infantili sono fasi dell’adolescenza. Fasi che a volte si protraggono nella prima maturità o addorittura nella mezza età, provocando così il determinarsi di personalità dallo sviluppo bloccato. Diventare adulto significa mettere da parte la paura di sembrare infantile e il desiderio di mostrarsi cresciuto.
2) L’accusa di infantilismo deriva dal non aver abbandonato i gusti che si avevano da ragazzi, quando in realtà il processo di crescita è un arricchimento, un aggiungere altro ai propri gusti e alle proprie preferenze.
3) Associare la fiaba e il fantastico con il mondo dell’infanzia è un pregiudizio, come ha dimostrato anche Tolkien nel suo saggio sulla fiaba. Egli sostiene che il fascino esercitato dalla fiaba sull’adulto consiste nella possibilità che essa gli offre di crearsi un proprio mondo personale. Inoltre secondo Jung “la fiaba libera gli archetipi che dimorano nell’inconscio collettivo e quando ne leggiamo una particolarmente bella obbediamo all’antico precetto del conosci te stesso”.
A queste teorie Lewis aggiunge la propria, secondo la quale l’uso di creature fantastiche dai comportamenti umani permette di esprimere tipi e psicologie con maggior incisività che nel romanzo, a vantaggio di lettori che ancora di esso non conoscono la forma.

lettura_2Così come non tutta la letteratura infantile è fantastica, non tutti i libri del fantastico sono infantili, benché i racconti fantastici per bambini e per adulti abbiano molti più punti in comune tra loro che non con il romanzo o con il racconto “sulla vita dei ragazzi”. Tutto ciò perché il lettore autentico non applica alle proprie letture il criterio di divisione per blocchi di età.

Che “Quelli che vengono biasimati per leggere libri infantili in età matura sono gli stessi che da piccoli venivano criticati per leggere libri da grandi” è un altro innegabile dato di fatto che Lewis pone in evidenza e continua ricordandoci che l’accusa più frequente rivolta alla fiaba è che essa distorca agli occhi del bambino l’immagine del mondo in cui vive. In realtà la fiaba suscita un desiderio di “fantastico” il quale appaga il lettore a livello emotivo, diversamente da quanto fa invece un libro che risvegli altri desideri, più concreti e materiali, più legati al vissuto quotidiano e perciò più suscettibili di creare reali delusioni.
Entrare in un mondo fatato è un bisogno diverso da quello di essere il più amato in famiglia o il più ammirato della classe.
Lewis considera ancora più grave l’attacco alla fiaba portato da coloro i quali la combattono per difendere i bambini dalla paura. Il problema è che non si sa che cosa provochi o no la paura nei bambini e quindi, secondo queste persone, non si dovrebbe far nulla che possa inculcare nei bambini alcun tipo di fobia o si dovrebbe nascondere loro che sono nati e vivono in un mondo del quale il male è parte integrante, con tutto ciò che questo fatto comporta.
Lewis sostiene che le paure sembrano già latenti in ciascuno di noi, pronte a manifestarsi in qualunque momento, magari anche attraverso un libro, ma a questo punto è lecito domandarsi se si possa parlare di fonte o solo di occasione di paura, né più e né meno come di ogni ogni altra immagine o situazione con la quale il bambino possa venire in contatto perché le fiabe contengono tutto ciò che “nobilita la paura e la rende sopportabile”.
Per concludere Lewis rifiuta non solo la domanda “che cosa vogliono i bambini moderni?”, ma anche la sua conseguenza: “di che cosa hanno bisogno?” perché è convinto che sarebbe più giusto, da parte dello scrittore, domandarsi “di che cosa ho bisogno io?” nella convinzione che ciò che non lo coinvolge profondamente non coinvolgerà neppure i lettori.
“Dobbiamo scrivere per i bambini con gli elementi dell’immaginazione che abbiamo in comune con loro, differenziandoci per il fatto di avere altri interessi che i bambini non condividono…Dobbiamo rivolgerci ai bambini come a nostri pari, sfruttando quella parte della natura umana in cui siamo loro pari” senza timore di infantilismo o di effetti di involontaria comicità, senza voler recitare la parte del Destino o della Provvidenza.

Lettura_3

24 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. PrimoCasalini
    Set 04, 2007 @ 22:25:00

    Metto insieme alcune esperienze senza cercarne il nesso, ma credo ci sia.

    Ho avuto una insegnante di italiano al classico che sosteneva che il metodo Montessori era del tutto sbagliato, perché è bene che i bambini sappiano come è fatto veramente il mondo e non vivano in un mondo sostitutivo che non esiste.

    Primo Levi diceva che è bene che gli adolescenti leggano Tostoj, non la cosidetta letteratura per adolescenti.

    Una idea molto bella, anche se da alcuni criticata, fu la Biblioteca Einaudi per i Giovani, di cui ho ancora una decina di volumi.

    Come si vede, sto parlando di una fascia d’età più alta di quella di cui parli tu, ma c’è osmosi, e l’errore più facile è quello di far leggere certe cose troppo tardi che troppo presto: mio padre mi regalò l’Orlando Furioso appena superai l’esame di terza media inferiore.
    E vero che glielo chiesi io, ma lui, che non leggeva, ne fu contento.

    Infine, Jung è un mitografo, ma tendo ad ascoltarlo.

    saludos
    Solimano

    Rispondi

  2. PrimoCasalini
    Set 04, 2007 @ 22:25:00

    Metto insieme alcune esperienze senza cercarne il nesso, ma credo ci sia.

    Ho avuto una insegnante di italiano al classico che sosteneva che il metodo Montessori era del tutto sbagliato, perché è bene che i bambini sappiano come è fatto veramente il mondo e non vivano in un mondo sostitutivo che non esiste.

    Primo Levi diceva che è bene che gli adolescenti leggano Tostoj, non la cosidetta letteratura per adolescenti.

    Una idea molto bella, anche se da alcuni criticata, fu la Biblioteca Einaudi per i Giovani, di cui ho ancora una decina di volumi.

    Come si vede, sto parlando di una fascia d’età più alta di quella di cui parli tu, ma c’è osmosi, e l’errore più facile è quello di far leggere certe cose troppo tardi che troppo presto: mio padre mi regalò l’Orlando Furioso appena superai l’esame di terza media inferiore.
    E vero che glielo chiesi io, ma lui, che non leggeva, ne fu contento.

    Infine, Jung è un mitografo, ma tendo ad ascoltarlo.

    saludos
    Solimano

    Rispondi

  3. PrimoCasalini
    Set 04, 2007 @ 22:25:00

    Metto insieme alcune esperienze senza cercarne il nesso, ma credo ci sia.

    Ho avuto una insegnante di italiano al classico che sosteneva che il metodo Montessori era del tutto sbagliato, perché è bene che i bambini sappiano come è fatto veramente il mondo e non vivano in un mondo sostitutivo che non esiste.

    Primo Levi diceva che è bene che gli adolescenti leggano Tostoj, non la cosidetta letteratura per adolescenti.

    Una idea molto bella, anche se da alcuni criticata, fu la Biblioteca Einaudi per i Giovani, di cui ho ancora una decina di volumi.

    Come si vede, sto parlando di una fascia d’età più alta di quella di cui parli tu, ma c’è osmosi, e l’errore più facile è quello di far leggere certe cose troppo tardi che troppo presto: mio padre mi regalò l’Orlando Furioso appena superai l’esame di terza media inferiore.
    E vero che glielo chiesi io, ma lui, che non leggeva, ne fu contento.

    Infine, Jung è un mitografo, ma tendo ad ascoltarlo.

    saludos
    Solimano

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  4. PrimoCasalini
    Set 04, 2007 @ 22:25:00

    Metto insieme alcune esperienze senza cercarne il nesso, ma credo ci sia.

    Ho avuto una insegnante di italiano al classico che sosteneva che il metodo Montessori era del tutto sbagliato, perché è bene che i bambini sappiano come è fatto veramente il mondo e non vivano in un mondo sostitutivo che non esiste.

    Primo Levi diceva che è bene che gli adolescenti leggano Tostoj, non la cosidetta letteratura per adolescenti.

    Una idea molto bella, anche se da alcuni criticata, fu la Biblioteca Einaudi per i Giovani, di cui ho ancora una decina di volumi.

    Come si vede, sto parlando di una fascia d’età più alta di quella di cui parli tu, ma c’è osmosi, e l’errore più facile è quello di far leggere certe cose troppo tardi che troppo presto: mio padre mi regalò l’Orlando Furioso appena superai l’esame di terza media inferiore.
    E vero che glielo chiesi io, ma lui, che non leggeva, ne fu contento.

    Infine, Jung è un mitografo, ma tendo ad ascoltarlo.

    saludos
    Solimano

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  5. gabrilu
    Set 05, 2007 @ 10:30:00

    Anch’io voglio solo raccontarti la mia esperienza personalissima, senza pretendere di teorizzare nulla.
    Da piccolissima mi davano da leggere le fiabe “classiche”: Grimm, Andersen etc. Seguirono i romanzi d’avventura di cui ero molto appassionata: Verne, Salgari et similia. Grandi scorpacciate di figlie di corsari neri, figli di capitani Grant, viaggi al centro della terra e chi più ne ha più ne metta. Ah, si. c’era pure Ivanohe, là in mezzo 🙂
    A dieci anni mia madre per il mio compleanno decise che era arrivata l’ora di darmi un romanzo “da grandi” e mi regalò (con grande scandalo di amici e parenti) “E le stelle stanno a guardare” di Cronin. Me lo ricordo ancora, perchè la cosa rappresentò un “evento” perchè questo regalo simbolizzò l’autorizzazione “ufficiale” perchè potessi attingere ai libri per adulti. Con alcuni limiti, eh… perchè ricordo ancora che quando mi scoprirono con in mano “L’amante di lady Chatterly” e — apriti cielo! — “Il piacere” di D’Annunzio (che peraltro non mi piacque per niente, allora come oggi) — successe il finimondo ^___^
    L’unica cosa che mi dispiace è che da piccola ho letto anche le versioni per bambini e dunque orrendamente mutilate di Dickens e Swift, col bel risultato che credevo di aver letto D. e S. e invece no, proprio per niente 😦

    Rispondi

  6. gabrilu
    Set 05, 2007 @ 10:30:00

    Anch’io voglio solo raccontarti la mia esperienza personalissima, senza pretendere di teorizzare nulla.
    Da piccolissima mi davano da leggere le fiabe “classiche”: Grimm, Andersen etc. Seguirono i romanzi d’avventura di cui ero molto appassionata: Verne, Salgari et similia. Grandi scorpacciate di figlie di corsari neri, figli di capitani Grant, viaggi al centro della terra e chi più ne ha più ne metta. Ah, si. c’era pure Ivanohe, là in mezzo 🙂
    A dieci anni mia madre per il mio compleanno decise che era arrivata l’ora di darmi un romanzo “da grandi” e mi regalò (con grande scandalo di amici e parenti) “E le stelle stanno a guardare” di Cronin. Me lo ricordo ancora, perchè la cosa rappresentò un “evento” perchè questo regalo simbolizzò l’autorizzazione “ufficiale” perchè potessi attingere ai libri per adulti. Con alcuni limiti, eh… perchè ricordo ancora che quando mi scoprirono con in mano “L’amante di lady Chatterly” e — apriti cielo! — “Il piacere” di D’Annunzio (che peraltro non mi piacque per niente, allora come oggi) — successe il finimondo ^___^
    L’unica cosa che mi dispiace è che da piccola ho letto anche le versioni per bambini e dunque orrendamente mutilate di Dickens e Swift, col bel risultato che credevo di aver letto D. e S. e invece no, proprio per niente 😦

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  7. gabrilu
    Set 05, 2007 @ 10:30:00

    Anch’io voglio solo raccontarti la mia esperienza personalissima, senza pretendere di teorizzare nulla.
    Da piccolissima mi davano da leggere le fiabe “classiche”: Grimm, Andersen etc. Seguirono i romanzi d’avventura di cui ero molto appassionata: Verne, Salgari et similia. Grandi scorpacciate di figlie di corsari neri, figli di capitani Grant, viaggi al centro della terra e chi più ne ha più ne metta. Ah, si. c’era pure Ivanohe, là in mezzo 🙂
    A dieci anni mia madre per il mio compleanno decise che era arrivata l’ora di darmi un romanzo “da grandi” e mi regalò (con grande scandalo di amici e parenti) “E le stelle stanno a guardare” di Cronin. Me lo ricordo ancora, perchè la cosa rappresentò un “evento” perchè questo regalo simbolizzò l’autorizzazione “ufficiale” perchè potessi attingere ai libri per adulti. Con alcuni limiti, eh… perchè ricordo ancora che quando mi scoprirono con in mano “L’amante di lady Chatterly” e — apriti cielo! — “Il piacere” di D’Annunzio (che peraltro non mi piacque per niente, allora come oggi) — successe il finimondo ^___^
    L’unica cosa che mi dispiace è che da piccola ho letto anche le versioni per bambini e dunque orrendamente mutilate di Dickens e Swift, col bel risultato che credevo di aver letto D. e S. e invece no, proprio per niente 😦

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  8. gabrilu
    Set 05, 2007 @ 10:30:00

    Anch’io voglio solo raccontarti la mia esperienza personalissima, senza pretendere di teorizzare nulla.
    Da piccolissima mi davano da leggere le fiabe “classiche”: Grimm, Andersen etc. Seguirono i romanzi d’avventura di cui ero molto appassionata: Verne, Salgari et similia. Grandi scorpacciate di figlie di corsari neri, figli di capitani Grant, viaggi al centro della terra e chi più ne ha più ne metta. Ah, si. c’era pure Ivanohe, là in mezzo 🙂
    A dieci anni mia madre per il mio compleanno decise che era arrivata l’ora di darmi un romanzo “da grandi” e mi regalò (con grande scandalo di amici e parenti) “E le stelle stanno a guardare” di Cronin. Me lo ricordo ancora, perchè la cosa rappresentò un “evento” perchè questo regalo simbolizzò l’autorizzazione “ufficiale” perchè potessi attingere ai libri per adulti. Con alcuni limiti, eh… perchè ricordo ancora che quando mi scoprirono con in mano “L’amante di lady Chatterly” e — apriti cielo! — “Il piacere” di D’Annunzio (che peraltro non mi piacque per niente, allora come oggi) — successe il finimondo ^___^
    L’unica cosa che mi dispiace è che da piccola ho letto anche le versioni per bambini e dunque orrendamente mutilate di Dickens e Swift, col bel risultato che credevo di aver letto D. e S. e invece no, proprio per niente 😦

    Rispondi

  9. amfortas
    Set 05, 2007 @ 15:07:00

    Anch’io ho seguito, più o meno, il percorso di gabrilu.
    Il mio primo libro serio, diciamo così, fu Il ritratto di Dorian Gray. Me lo regalà mio padre, quando avevo 13 anni, perchè rimasi incuriosito da una versione, ovviamente incompleta ed infedele, a fumetti.
    Ora, quando devo fare un regalo ai figli pre-adolescenti degli amici, imito mio padre, molto spesso con grande scandalo.
    L’alternativa sarebbe un Ring di Wagner, dico, e tutti sono ben contenti di Oscar Wilde, a quel punto 🙂
    Ciao!

    Rispondi

  10. amfortas
    Set 05, 2007 @ 15:07:00

    Anch’io ho seguito, più o meno, il percorso di gabrilu.
    Il mio primo libro serio, diciamo così, fu Il ritratto di Dorian Gray. Me lo regalà mio padre, quando avevo 13 anni, perchè rimasi incuriosito da una versione, ovviamente incompleta ed infedele, a fumetti.
    Ora, quando devo fare un regalo ai figli pre-adolescenti degli amici, imito mio padre, molto spesso con grande scandalo.
    L’alternativa sarebbe un Ring di Wagner, dico, e tutti sono ben contenti di Oscar Wilde, a quel punto 🙂
    Ciao!

    Rispondi

  11. amfortas
    Set 05, 2007 @ 15:07:00

    Anch’io ho seguito, più o meno, il percorso di gabrilu.
    Il mio primo libro serio, diciamo così, fu Il ritratto di Dorian Gray. Me lo regalà mio padre, quando avevo 13 anni, perchè rimasi incuriosito da una versione, ovviamente incompleta ed infedele, a fumetti.
    Ora, quando devo fare un regalo ai figli pre-adolescenti degli amici, imito mio padre, molto spesso con grande scandalo.
    L’alternativa sarebbe un Ring di Wagner, dico, e tutti sono ben contenti di Oscar Wilde, a quel punto 🙂
    Ciao!

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  12. amfortas
    Set 05, 2007 @ 15:07:00

    Anch’io ho seguito, più o meno, il percorso di gabrilu.
    Il mio primo libro serio, diciamo così, fu Il ritratto di Dorian Gray. Me lo regalà mio padre, quando avevo 13 anni, perchè rimasi incuriosito da una versione, ovviamente incompleta ed infedele, a fumetti.
    Ora, quando devo fare un regalo ai figli pre-adolescenti degli amici, imito mio padre, molto spesso con grande scandalo.
    L’alternativa sarebbe un Ring di Wagner, dico, e tutti sono ben contenti di Oscar Wilde, a quel punto 🙂
    Ciao!

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  13. annaritav
    Set 05, 2007 @ 16:36:00

    @ Giulia
    Ti ringrazio, ma ho solo cercato di riportare con parole mie il senso del bel saggio di Lewis perché l’ho trovato illuminante e attualissimo. Ciao 😉

    @ Solimano, Gabrilu e Amfortas
    Anche il mio percorso di lettura è simile ai vostri, ho avuto la libertà di attingere alle biblioteche dei grandi seguendo il mio istinto e non me ne sono quasi mai pentita, tranne quando ho letto a 12 anni “La pelle” di Malaparte e ne sono rimasta traumatizzata :-/ . Possiamo dire con Dylan Thomas “La mia educazione è stata la libertà di leggere indiscriminatamente e per tutto il tempo, con gli occhi sbarrati” 🙂 Buona serata a tutti

    Rispondi

  14. annaritav
    Set 05, 2007 @ 16:36:00

    @ Giulia
    Ti ringrazio, ma ho solo cercato di riportare con parole mie il senso del bel saggio di Lewis perché l’ho trovato illuminante e attualissimo. Ciao 😉

    @ Solimano, Gabrilu e Amfortas
    Anche il mio percorso di lettura è simile ai vostri, ho avuto la libertà di attingere alle biblioteche dei grandi seguendo il mio istinto e non me ne sono quasi mai pentita, tranne quando ho letto a 12 anni “La pelle” di Malaparte e ne sono rimasta traumatizzata :-/ . Possiamo dire con Dylan Thomas “La mia educazione è stata la libertà di leggere indiscriminatamente e per tutto il tempo, con gli occhi sbarrati” 🙂 Buona serata a tutti

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  15. annaritav
    Set 05, 2007 @ 16:36:00

    @ Giulia
    Ti ringrazio, ma ho solo cercato di riportare con parole mie il senso del bel saggio di Lewis perché l’ho trovato illuminante e attualissimo. Ciao 😉

    @ Solimano, Gabrilu e Amfortas
    Anche il mio percorso di lettura è simile ai vostri, ho avuto la libertà di attingere alle biblioteche dei grandi seguendo il mio istinto e non me ne sono quasi mai pentita, tranne quando ho letto a 12 anni “La pelle” di Malaparte e ne sono rimasta traumatizzata :-/ . Possiamo dire con Dylan Thomas “La mia educazione è stata la libertà di leggere indiscriminatamente e per tutto il tempo, con gli occhi sbarrati” 🙂 Buona serata a tutti

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  16. annaritav
    Set 05, 2007 @ 16:36:00

    @ Giulia
    Ti ringrazio, ma ho solo cercato di riportare con parole mie il senso del bel saggio di Lewis perché l’ho trovato illuminante e attualissimo. Ciao 😉

    @ Solimano, Gabrilu e Amfortas
    Anche il mio percorso di lettura è simile ai vostri, ho avuto la libertà di attingere alle biblioteche dei grandi seguendo il mio istinto e non me ne sono quasi mai pentita, tranne quando ho letto a 12 anni “La pelle” di Malaparte e ne sono rimasta traumatizzata :-/ . Possiamo dire con Dylan Thomas “La mia educazione è stata la libertà di leggere indiscriminatamente e per tutto il tempo, con gli occhi sbarrati” 🙂 Buona serata a tutti

    Rispondi

  17. habanera2
    Set 05, 2007 @ 19:17:00

    Ah! La Pelle di Malaparte.
    Ricordo che lo avevo trafugato dalla libreria di mio padre (avrò avuto 14 o 15 anni, l’ età del Ginnasio) e sapendo che in casa non mi avrebbero permesso di leggerlo pensai bene di portarmelo a scuola. Speravo di poterlo leggere sotto il banco durante le lezioni ma avevo fatto i conti senza l’ occhiutissima e severissima Madre Barison, insegnante di Greco e di Latino. Il libro mi è stato immediatamente sequestrato e non l’ho rivisto mai più. Stranamente, in seguito, non ho più avuto la curiosità di leggerlo e non so esattamente di cosa parli, ma posso immaginarlo.
    Ciao, Annarita.

    Habanera

    Rispondi

  18. habanera2
    Set 05, 2007 @ 19:17:00

    Ah! La Pelle di Malaparte.
    Ricordo che lo avevo trafugato dalla libreria di mio padre (avrò avuto 14 o 15 anni, l’ età del Ginnasio) e sapendo che in casa non mi avrebbero permesso di leggerlo pensai bene di portarmelo a scuola. Speravo di poterlo leggere sotto il banco durante le lezioni ma avevo fatto i conti senza l’ occhiutissima e severissima Madre Barison, insegnante di Greco e di Latino. Il libro mi è stato immediatamente sequestrato e non l’ho rivisto mai più. Stranamente, in seguito, non ho più avuto la curiosità di leggerlo e non so esattamente di cosa parli, ma posso immaginarlo.
    Ciao, Annarita.

    Habanera

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  19. habanera2
    Set 05, 2007 @ 19:17:00

    Ah! La Pelle di Malaparte.
    Ricordo che lo avevo trafugato dalla libreria di mio padre (avrò avuto 14 o 15 anni, l’ età del Ginnasio) e sapendo che in casa non mi avrebbero permesso di leggerlo pensai bene di portarmelo a scuola. Speravo di poterlo leggere sotto il banco durante le lezioni ma avevo fatto i conti senza l’ occhiutissima e severissima Madre Barison, insegnante di Greco e di Latino. Il libro mi è stato immediatamente sequestrato e non l’ho rivisto mai più. Stranamente, in seguito, non ho più avuto la curiosità di leggerlo e non so esattamente di cosa parli, ma posso immaginarlo.
    Ciao, Annarita.

    Habanera

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  20. habanera2
    Set 05, 2007 @ 19:17:00

    Ah! La Pelle di Malaparte.
    Ricordo che lo avevo trafugato dalla libreria di mio padre (avrò avuto 14 o 15 anni, l’ età del Ginnasio) e sapendo che in casa non mi avrebbero permesso di leggerlo pensai bene di portarmelo a scuola. Speravo di poterlo leggere sotto il banco durante le lezioni ma avevo fatto i conti senza l’ occhiutissima e severissima Madre Barison, insegnante di Greco e di Latino. Il libro mi è stato immediatamente sequestrato e non l’ho rivisto mai più. Stranamente, in seguito, non ho più avuto la curiosità di leggerlo e non so esattamente di cosa parli, ma posso immaginarlo.
    Ciao, Annarita.

    Habanera

    Rispondi

  21. annaritav
    Set 07, 2007 @ 18:59:00

    @ Habanera
    Certamente se lo avessi letto da “grande” lo avrei capito ed apprezzato. Così non ho nessuna voglia di rileggerlo. A volte la lettura onnivora si paga. Ciao e grazie. Buona serata.

    Rispondi

  22. annaritav
    Set 07, 2007 @ 18:59:00

    @ Habanera
    Certamente se lo avessi letto da “grande” lo avrei capito ed apprezzato. Così non ho nessuna voglia di rileggerlo. A volte la lettura onnivora si paga. Ciao e grazie. Buona serata.

    Rispondi

  23. annaritav
    Set 07, 2007 @ 18:59:00

    @ Habanera
    Certamente se lo avessi letto da “grande” lo avrei capito ed apprezzato. Così non ho nessuna voglia di rileggerlo. A volte la lettura onnivora si paga. Ciao e grazie. Buona serata.

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  24. annaritav
    Set 07, 2007 @ 18:59:00

    @ Habanera
    Certamente se lo avessi letto da “grande” lo avrei capito ed apprezzato. Così non ho nessuna voglia di rileggerlo. A volte la lettura onnivora si paga. Ciao e grazie. Buona serata.

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