Autore: Nazim Hikmet
Titolo: Il Nuvolo innamorato e altre fiabe
Titolo originale: Sevdali Bulut
Traduzione e postfazione: Giampiero Bellingeri
Edizione: Mondadori Oscar 2003
Prezzo: € 7,40
Sono storie scaturite dal ricordo dei racconti che la nonna gli faceva delle antiche storie, ma anche dall’attenta e acuta analisi del folclore turco, in un amabile e limpido avvicendarsi di personaggi: “principesse, nuvoli capaci di amare, contadini sciocchi e ragazzi furbi, maghi crudeli e astute ragazze”.
Sono storie nate grazie a un profondo studio folclorico che si rifa a Veselovskij e Propp e alle narrazioni proprie della penisola anatolica raccolte dal professor Pertev Naili Boratav dell’università di Ankara.
Per entrare nel magico mondo di questa raccolta leggiamo la prefazione scritta dallo stesso Hikmet:
“La letteratura, in ciascuno dei suoi generi, comincia con la fiaba e con la fiaba finisce. Pure la fiaba si avvicina soprattutto alla poesia. Per via di ritmo, ripetizioni, stringatezza, immaginazione, nostalgia, dramma, tragedia, e trattazione penetrante delle cose e dell’uomo, creazione di oggetti, persone animali nuovi, unici in natura e nella società, recanti in sé le nostre speranze, paure e gioie profonde e ampie, è certo la fiaba che si avvicina di più alla poesia. Persino la musica, quel linguaggio al di sopra delle lingue, non è ancora patrimonio comune a popoli e livelli di civiltà. L’orecchio europeo non intende immediatamente a un primo ascolto la musica dell’Asia. Beethoven non è un compositore di agevole accesso per tutti gli strati culturali. La fiaba invece appartiene all’insieme di nazioni, età, culture. Il Giapponese o l’Inglese afferrano subito il senso di una fiaba ritenuta la più autenticamente araba, Il Russo – vuoi l’operaio, il lavoratore di una fattoria collettiva, lo scienziato atomico – assapora appieno la favola turca più tipica, e il bambino indiano può ben ascoltare con il suo papà la medesima storia. E’ la fiaba ad accomunare l’umanità. E alla fin fine (quando si tralasci il fatto che esse riflettono le peculiarità locali, le differenze dei vari paesaggi in cui esse evolvono), le fiabe si assomigliano tutte, giacché ogni popolo – in modopiù lento, più rapido, più raccorciato, più torturoso – ha attraversato fasi pressappoco simili di sviluppo sociale, e ognuno, provenendo da una stessa fonte, è diretto verso uno stesso gran mare. Gli studiosi disputano sulle ragioni di tale somiglianza, e avanzano opinioni diverse. Quanto a me, ripeto, limportante è che queste somiglianze avvicinino i popoli; e il mondo delle fiabe, credo, è uno degli ambiti culturali dove il nazionalismo non la spunterà devastante. In questo piccolo libro, ho rielaborato a modo mio qualche fiaba registrata dal vivo a opera del grande folclorista turco Boratav e dai suoi allievi. Perché? – mi chiederete. Per incamminare le fiabe verso una risposta a certe questioni attuali, ho provato anch’io a condurre alcuni saggi ed esperimenti, non tanto imitando la tecnica della fiaba, piuttosto di quella tecnica servendomi. Non sarei proprio in grado di sapere se le apprezzerete; sono invece sicuro che vi piaceranno quelle raccolte da Boratav. L’ascolto vale persino più della lettura. Cominciamo dunque a raccontare: C’era una volta…”
Hikmet non si limita a riproporre, ma sceglie, arricchisce, reinventa con maestria. Alle fiabe tradizonali a volte impone un titolo da lui diversamente elaborato, per esempio “Testapelata e Mamma Orca” al posto dell’originario “Testapelata che va a prendere in moglie la la mdre dei prodi” o “Il re cieco” anziché “La più bella del Mondo” o ancora “Le tessitricici” invece di “Le donne di Giulfa” e poi scansa le regole più comuni dell’avvio e del procedere nella fiaba e ironizza, si diverte e ci diverte, pare si dilunghi e invece piomba fulmineo del bel mezzo del concetto. Ne “Il nuvolo innamorato” che dà il titolo alla raccolta, assistiamo ammirati a un pirotecnico succedersi di trasformazioni, a cominiciare dal mondo che nasce dal flauto del derviscio demiurgo fino al nuvolo (altri non è che una nuvola maschio, innamorato della bella Aiscé) e ai vari personaggi della vicenda,
Una piacevolissima scoperta, questa favole di Hikmet, per godere delle quali non è proprio necessario essere profondi conoscitori della cultura araba per capire il sacrificio del nuvolo che non esita a dissolversi in pioggia per salvare il giardino dell’amata, minacciato dalle sabbie del paese dell’Aridità che il perfido e nero Seifì vi ha rovesciato, ma che tornerà sottoforma di grande bocca disegnata a sorriso in questo Paese del Flauto in cui i buoni giustamente sono premiati e i cattivi altrettanto giustamente puniti.

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