Scusi, prof, ho sbagliato romanzo
Alessandro Banda
Ugo Guanda Editore, 2006, euro13,00
“Un fascio di luce improvvisa illumina un giovane corpo che si muove circospetto tra le buie colonne e i bui spazi polverosi di un sotterraneo: gli spazi sottratti alla vista del giorno, di quel tetro edificio scolastico di ci siamo occupati ormai tante volte.
– Ah! Niente paura, è la Zacchi!
– Zacchi, sei proprio tu? Avvicinati, dai. Siamo noi: Alastor, Bacigalupo e Vermicelli…
– Parola d’ordine!
– Protofisico Settala.
– Bene.
– Allora ce l’hai la roba?
– Certo.
– E che edizione è?
– La più completa!
– Quella in cofanetto?
– Quella.
– Ma non era esaurita?
– Uhei, Bacigalupo, ricordati che per Ileana Zacchi l’impossibile non esiste!
– Ma c’è tutto? Anche il Fermo e Lucia e il testo interlineare con ventisettana e quarantana insieme?
– C’è tutto. Tutto. Tranquilli.
– Non è che magari ti hanno rifilato un’edizione commentata o, orrore!, con apparati didattici?
– Non sono mica nata ieri! Un’edizione così gliela facevo mangiare!
– Senti, ti dispiace mica se diamo una controllatina…
– Prego, fate pure.
– Passami il Fermo e Lucia, uhhhh, anche solo l’odore, l’odore di questa carta, di questi inchiostri, mi fa svenire… uhhhh… vediamo il tomo quarto…capitolo terzo… eccolo! La famosa digressione sulla storia delle idee sbagliate: una di quelle sciocche e funeste idee che un’epoca impone a se stessa come un giogo…e poi le età venture la scuotono via da sé con sdegno…
– Con isdegno!
– Sì, sì, con isdegno.
– Sono parole che dovremmo far leggere e imparare a memoria a quegli idioti di profi, con le loror stronzate psico-pedo-didattico-metodologiche! Che domani tutti se le scuoteranno via di dosso con isdegno, e con uno stupore incredulo: come è possibile che abbiano avuto così largo corso, simili idee?
– Parole sante!
…” (pag.119)
Una mano femminile dalle lunghe dita sottili; una colonna, da cui spunta quella mano, che afferra saldamente qualcosa, qualcosa di rettangolare: una foto incorniciata? un quadretto?
un quadernetto? No, è un libro, piccolo, la cui copertina è… è…
– Zacchi? Sei tu?
– Mma… ma non è mica lei!
– Sono Caterina Alambicchi, Ileana non è potuta venire, ho qua un campione della merce…
– Fa’ vedere…
– Prima la parola d’ordine.
– Oltre la spera.
– Controparola?
– Che più larga gira.
– Perfetto.
Mani febbrili si passano un volumetto esile che porta in copertina la riproduzione di un antico affresco.
– È un’edizione economica, ma non è peggio di altre.
Rumore sottile di pagine sfogliate.
– E così dimorai alquanti dì con desiderio di dire e paura di cominciare… sono le ultime parole del capitolo diciottesimo… Chi l’ha descritta meglio di lui, meglio di Dante, qui nella Vita nuova, quest’angoscia iniziale? Questa oscillazione tra volontà di esprimersi e paura, vera paura, terrore, che prende chiunque si accinga a scrivere, sia lui, Dante, o sia l’ultimo dei pennivendoli.
– I nostri profi.
– E questo sonetto per la donna gentile… Color d’amor e di pietà sembianti / non preser mai così mirabilmente / viso di donna… come lo vostro…
– Ma sembra quasi D’Annunzio!
– Vero? Bocca d’Arno, direi…
– Diresti bene, perché Bocca d’Arno attacca proprio così: Bocca di donna mai mi fu di tanta / soavità nell’amorosa via / se non la tua…
– Pensa che quando ho tentato di farlo notare al prof, mi ha quasi aggredito. ‘Non rientra negli OSA’ – gridava – Esula dalle UIA! Non c’entra con il DIVA!’ Poveraccio, era così incazzato che non ho osato nemmeno chiedergli cosa diavolo fossero UIA OSA DIVA…
– Bisogna compatirli…
… (pag.171)
Ma dove siamo? Perché questi studenti si comportano come un gruppo di cospiratori che si sceglie come parola d’ordine il nome del personaggio citato nel XXXI capito dei Promessi Sposi “allora poco men che ottuagenario, stato professore di medicina all’università di Pavia, poi di filosofia morale a Milano ” e la prima strofa del sonetto XXV del capitoloXLI della Vita Nuova di Dante?
Andiamo con ordine. Prima di tutto siamo nel Tragedistan (nome omen!), “piccolo territorio montuoso sito al limite meridionale del Nord ( o al limite settentrionale del Sud)” in un istituto superiore come ce ne possono essere tanti, nel quale “entrare in una sala professori è come entrare in un obitorio“. Vi regna il silenzio o quasi, prima che suoni la campanella d’inizio delle lezioni, nessuno rivolge una parola o un pensiero, non dico gentile, ma almeno civile a un collega; lo pensano ancora solo i precari, poveri illusi inesperti. E che cosa succede di più penoso in quella sala? Gli scrutini. E non sono i voti delle varie materie, e non è la condotta, e non sono i crediti scolastici, la bestia nera degli scrutini, ma i famigerati crediti formativi. E nella consultazione di leggi, d.p.r. circolari, delibere e combinati disposti ci si può incagliare già sul primo alunno dell’elenco.
Se la sala professori è un obitorio, l’Aula Magna prima del Collegio dei Docenti è “rumorosa, tumultuante perfino” Ed entriamo così nel vivo della vicenda. Il preside Kalforth, (capace di abbinare una camicia rosa con cravatta gialla a pois viola e armonizzare il tutto con giacca arancione) ha convocato il Collegio dei Docenti per dare il via a quanto già spiegato con la circolare interna 148 bis barra ter: il GRAPRORISCLA o Grande Programma di Riscrittura dei Classici, geniale idea che ha preso forma all’interno del SARPIAD (Sistema Autoresponsabilizzante Integrato Allargato Decentrato) fortemente voluto dal “Ministero per l’Istruzione Pubblica Privata e Parificata, in collaborazione con l’Intendenza Scolastica Regional-Provinciale Tragedistana e con l’avallo del Gruppo Ristretto di Lavoro (GRUL) validamente impiantato dalle teste d’uovo dell’Istituto Sociopedapsicagocico Transfrontaliero Occiduo Permanente“
In altri termini ai disorientati professori si chiede di mettere in campo tutte le proprie competenze per aderire al GRAPRORISCLA e offrire agli studenti una riscrittura dei classici che li renda appetibili perché modernizzati e più vicini al loro mondo. Il primo testo a finire nel mostruoso ingranaggio del GRAPRORISCLA è quello dei Promessi Sposi e così ogni docente propone un diverso approccio; si va da versione matematizzata proposta dal prof. Pippetti alla crescita emozionale caldeggiata dal prof. Toboso, dalla rilettura mistico-gnostica del collega Sacer alla filiazione classica della collega Grecina, senza trascurare la possibilità di trarne un giallo, ipotesi che fa saltare sulla sedia il docente Dan Baha “professore-scrittore ritenuto arrogante e saccente e presuntuoso“, alter ego cartaceo del professore che si sente tradito nella propria appassionata volontà di insegnante. È lui a suggerire l’impianto principale del succedersi di monologhi dai quali si delineerà la trama di “Rodriguez”… E così facciamo la conoscenza di Ronnie (Renzo) che produce speck contraffatto, di Lucy (Lucia) che non crede alla favola dell’amore eterno, di Rodriguez (Don Rodrigo) che colleziona da anni insuccessi con le donne, di Friar Laurence (Fra Cristoforo) che è un ex ultrà pentito. Il nuovo polpettone incontra l’incondizionato gradimento della macchina burocratica che ne ha determinato la nascita e così ai poveri professori non resta che gettarsi a capofitto nella riscrittura delle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” (che diventanto “L’ultima lunga lettera di Lorenzo Alderani” resoconto delle sventure del povero diavolo afflitto dalle logorroiche e-mail dell’amico Jack Ramiro Ortiz) e della “Vita Nuova” nella quale un grifagno Dante deve vedersela con una certa Gina che mal sopporta le sue attenzioni e la sua ostinazione nel chiamarla Beatrice.
E quando il preside Kalforth, esibendo una “giacca psichedelica iridescente, una cravatta metallizzata mai vista prima” esulta di fronte ai docenti perché grazie all’impegno profuso nel GRAPRORISCLA la loro scuola è sulla bocca di tutti, il professor Dan Baha non ce la fa più, si alza in piedi e si lancia in una requisitoria finale nella quale espone finalmente il proprio punto di vista.
Senza nulla voler togliere alla godibilità della requisitoria finale, il succo del discorso è uno solo: se la macchina burocratica scolastica partorisce un’idea che svilisce i classici, questi diventeranno oggetto del desiderio tra gli studenti, che saranno disposti a tutto pur di averli e perfino di leggerli. Se ciò avvenga per lungimiranza o solo per un colpo di fortuna, non importa ed è tutto un altro discorso.
Due parole sull’autore. Alessandro Banda è nato a Bolzano nel 1963 e vive a Merano, dove insegna nel liceo pedagogico. Di lui avevo letto due anni fa il romanzo “La città dove le donne dicono di no” e mi era piaciuto molto per l’ironia con la quale aveva descritto le piccole vicende della cittadina di Meridiano, molto collocabile nella zona geografica familiare all’autore, ma, nel medesimo tempo, prototipo valido per tutte le latitudini.
Stessa ironia che ho ritrovato in questo “Scusi, prof, ho sbagliato romanzo” che non è solo un libro in più sull’oramai abbondantemente saccheggiato argomento “scuola”, ma una paradossale estremizzazione dei pericoli che la nostra scuola corre, soffocata tra lacci e lacciuoli del proliferare di insensate iniziative formative che minacciano sempre più di svuotare i veri contenuti e di triturarli fino a farli sparire.
A proposito, il nome del professor Dan Baha e il suo atteggiamento vi dicono qualcosa?
Lug 30, 2007 @ 07:21:00
Innanzi tutto ben tornata.
Un libro che devo procurami.
Mi affascina
Ciao
Paul
Lug 30, 2007 @ 18:30:00
Al solito, prendo nota.
Tra i libri che scelgo io e quelli che vedo caldamente consigliati nei blog di cui mi fido, spendo una fortuna 🙂
Ciao!
Lug 31, 2007 @ 11:37:00
Anzitutto, il problema di Lucy è che crede all’amore eterno, non quello che non ci crede, e riguardo a Rodriguez è sempre stato un mirabile esempio per noi brianzoli, proprio come cucador, altro che non piacere alle donne (e il cugino Attilio è meglio ancora).
A parte questo, trovo il tuo scritto sottile, ironico (autoironico anche), fresco e giustificatissimo. Ma il punto vero sai quale è? Te lo dico con durezza: è difficile fare amare i classici ai ragazzi se quello che glieli spiega è il primo a non amarli, al di là del consueto bla bla, che son buoni tutti. Se riesce invece a fare questo transfert of enthusiasm, i ragazzi – che hanno più neuroni di noi – vanno avanti lisci come l’olio.
Ho pubblicato “I miei 25 lettori” sul Nonblog e Giuliano ha risposto con il suo “Le mie 25 lettrici”, credo che valgano una tua attenta lettura, il tema dello scrivere in rete va affrontato con serietà, magari ironica, ma vera.
grazie, e occhio a Rodriguez, è uno che non perdona!
Solimano
Lug 31, 2007 @ 18:59:00
@ PaulTemplar
Grazie. Sono certa che il libro ti piacerà, si fa leggere con gusto, anche se poi ti lascia un po’ si amaro in bocca al pensiero che il paradosso possa essere più reale della realtà stessa, se mi concedi il bisticcio. Buona serata 😉
@ amfortas
Con me sfondi una porta aperta. Ho sempre pensato con Erasmo che “Se ho un po’ di denaro, compero dei libri; e se ne rimane ancora un po’, compro cibo e vestiti” Ciao 😉
@ bassotuba
Grazie, le vacanze sono state ottime… ho visto l’oro luccicare in fondo al Reno e ho sentito il canto maliardo di Lorelay. A presto 😉
@ PrimoCasalini
Ovviamente la tesi di Banda è altamente paradossale, ma c’è molta verità nel suo eccesso. Concordo con te sull’importanza del ruolo che i docenti hanno nell’approccio dei giovani alla lettura, e non solo a quella. Un professore entusiasta, e per fortuna ne ho conosciuti, sa rendere la propria materia di insegnamento cosa viva e vera, la fa evolvere e crescere insieme con i ragazzi e allora non li senti sbottare nel solito, deprimente “odio la matematica” “detesto la chimica” “il diritto non lo digerisco” Scrivere e comunicare, quale sia il mezzo, necessita sempre di serietà. Termine con il quale certamente non intedo “seriosità” .E’ una questione di rispetto verso se stessi e verso gli altri. Seguirò il tuo consiglio di lettura. Povero Rodriguez, il GRAPRORISCLA ha distrutto un mito! Buona serata 😉
Ago 01, 2007 @ 00:22:00
Annarita, ciao: ma sai che io ce l’ho il doppio volumone in cofanone con il testo interlineare dei Promessi Sposi? 🙂
posso produrre foto se non mi si crede!
Ago 01, 2007 @ 20:55:00
Guarda che le vogliamo vedere, almeno le foto, almeno qualcuna, eh? Ci conto! Mettile su Flickr e facci godere 🙂
Però 36°, sorbole…Manco sul Reno si può stare tranquilli, ormai 😦
Infatti io dopo un agosto da incubo passato a Vienna qualche anno fa e un luglio torrido a Budapest l’anno scorso ho capito che ormai luglio e agosto mi conviene passarli qui a casa mia a Palermo, chè almeno sono attrezzata e soffro di meno 😉
…Vabbè, scusa se ti ho invaso il post e sono andata pesantemente OT :-I