Giocare con le parole

Secondo i miei lontani ricordi di insegnante,  uno dei momenti più difficili in classe era rompere il ghiaccio con gli alunni. L’arrivo della supplente secondo loro preludeva a una mattinata di giochi e di dolce far niente, da un punto di vista didattico. Non potendo soddisfare la loro aspettativa, cercavo una soluzione di compromesso.
Con i più piccini erano le favole, che promettevo sarebbero arrivate nei momenti di stanchezza per spezzare il ritmo della mattinata.
Con i più grandi era un po’ di tempo dedicato al disegno, ma soprattutto ai giochi linguistici. Loro si divertivano e nel medesimo tempo, o più o meno consapevolmente, imparavano qualcosa.
Vi voglio perciò parlare di alcuni giochi linguistici che si possono fare con i ragazzi.

L’anagramma è molto diffuso ed è stato anche utilizzato dagli artisti per crearsi unoa psudonimo, penso al poeta romano Trilussa  il cui vero cognome era Salustri, o allo scrittore Cletto Arrighi (Carlo Righetti), esponente della Scapigliatura.
Anagrammare significa modificare la posizione delle lettere che compongono le parole e crearne di nuove. Un modo divertente, magari partendo dal proprio nome e cognome, è farlo servendosi delle lettere colorate e magnetiche che si regalano ai bambini per i loro primi esercizi di scrittura. In mancanza di queste basta scrivere le parole su un foglio di carta e poi ritagliare le lettere, sbizzarrendosi a comporre gli anagrammi.
Se volessi trovare l’anagramma del mio nome, che cosa potrebbe uscirne?

 

INNALZAVA ERRATO
LA NARRATIVA, ENZO
NARRAVA A LO ZENIT
VANA NARRA ZELOTI
ALZAVANO ERRANTI

lUna variante dell’anagramma è il logogrifo: si prendono una o più parole e se ne ricavano altre con parte delle lettere in esse contenute, creando anche frasi o brevi poesie.
Un esempio di logogrifo con il mio nome e cognome?

LA VERZA NEL TARLO
RONZAVA LIETA
E ARAVA LA TANA
IN ZAVORRA VIETA

Il risultato del logogrifo mi porta a considerare un altro tipo di gioco linguistico: nil nonsense. Sua caratteristica è l’apparire privo di logica perché le parole vengono accostate le une alle altre in base al suono, con particolari effetti fonetici e di umorismo surreale.
Leggiamo per esempio questo brano da un monologo dell’attore romano
Ettore Petrolini:

                        Sono un tipo: estetico
asmatico, sintetico
linfatico, cosmetico
amo la Bibbia, la Libia, la fibia
delle scarpine
delle donnine
carine cretine
Sono disinvolto,
raccolto,
assolto “per inesistenza di reato”
Ho una spiccata passione per: il Polo Nord.
La cera vergine. Il Nabuccodonosor.
Il burro lodigiano. La fanciulla del West.
La carta moschicida. La cavalleria pesante.
I lacci delle scarpe. L’aeronautica col culinaria.
Il gioco del lotto. L’acetilene e l’osso buco.
Sono: omerico
isterico
generico
chimerico
clisterico.

Parlando di nonsense dobbiamo ricordare  il limerick reso famoso dalla genialità di Edward Lear, ma di ciò ho già scritto qui.

tIl tautogramma è un’altra forma di esercizio linguistico che permette di far lavorare la fantasia a briglia sciolta: sua caratteristica l’essere composto usando solo parole che comincino con la medesima lettera. Nel Medioevo era una forma molto diffusa di esercitazione poetica.
Ecco l’inizio di un tautogramma creato da
Umberto Eco  ispirandosi alla favola di Pinocchio:

Povero papà (Peppe)
Palesemente provato penuria, prende prestito polveroso pezzo pino poi, perfettamente preparatolo, pressatolo, pialla pialla, progetta, prefabbricane pagliaccetto.
Prodigiosamente procrea, plasmando plasticamente, piccolo pupo pel pelato, pieghevole platano!
Perbacco !
Pigola, pub parlare, passeggiare, percorrere perimetri, pestare pavimento, precoce protagonista (però provvisto pallido pensiero), propenso produrre pasticci. Pronunciando panzane protubera propria prosbocide pignosa, prolunga prominente pungiglione, profilo puntuto.
Perde persino propri piedi piagati, perusti!
Piagnucola. Papà paziente provvede.
Pinocchio privo pomodori, panciavuota, pela pere.
Poco pasciuto, pilucca picciuolo.
Padre, per provvedergli prestazioni professorali, premurosamente porta Pegno palandrana.

Partendo dal mio nome potrei dire che…Annarita ama andare avanti ad assaporare agrumi adattati all’attacco atmosferico avallando allusioni anziché affermare ambigui assensi agli agricoltori avendo atteso assai alcuni amici.

Si può dire che il suo contrario sia il lipogramma, perché è un gioco linguistico nel lquale, componendo un testo, non si può usare una determinata lettera dell’alfabeto. Famoso esempio in questo senso è il romanzo La disparition di Georges Perec,  il quale lo ha scritto senza mai utilizzare la vocale “e”.
Potete inventare voi un testo, a vostro piacere, oppure trasformarne uno già noto in un lipogramma, come per esempio questo brano che ho trovato, tratto da I Promessi Sposi:

Lipogramma in R

Quel lato dell’abbazia stava contiguo a una casa abitata da un giovine, di attività malavitosa, uno de’ tanti che in que’ tempi, e co’ su’ scagnozzi, e con l’alleanze dei più delinquenti, si beffavano, fino a un dato segno, della polizia e delle leggi…
Costui, dall’ abbaino che dominava una piazzola di quella zona, avendo veduta qualche volta la fanciulla che passava e bighellonava lì, in ozio, allettato anzi che spaventato dalle possibili conseguenze e dall’empietà dell’iniziativa, una volta attaccò bottone. La meschinella annuì.

Testo originale:

Quel lato del monastero era contiguo a una casa abitata da un giovine, scellerato di professione, uno de’ tanti, che, in que’ tempi, e co’ loro sgherri, e con l’alleanze d’altri scellerati, potevano, fino a un certo segno, ridersi della forza pubblica e delle leggi……
Costui, da una sua finestrina che dominava un cortiletto di quel quartiere, avendo veduta Gertrude qualche volta passare o girandolar lì, per ozio, allettato anzi che atterrito dai pericoli e dall’empietà dell’impresa, un giorno osò rivolgerle il discorso. La sventurata rispose.

lettere alfabeto

Per ora mi fermo qui, non senza avervi suggerito un interessante libro di qualche anno fa nel quale trovare tanti giochi di parole:

 I draghi locopei, Ersilia Zamponi, Einaudi 1986, Gli Struzzi, € 13,50.

draghi

 

3 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. gabrilu
    Giu 12, 2007 @ 15:37:00

    Che bello, Annarita, ti sono tornati i Feeds! ^___^
    (che detto così, suona pure strano, a chi non sapesse cosa sono i feeds 😉
    I libri di Ersilia Zamponi sono gioiellini, “I draghi logopei” me lo sono spulciato dall’inizio alla fine e pure dalla fine all’inizio sempre con gran diletto

    Rispondi

  2. annaritav
    Giu 14, 2007 @ 06:52:00

    @ Gabrilu
    Grazie, in effetti questi benedetti feeds sono un disastro… “I Draghi locopei” è un esempio di grande valore didattico e potrebbe benissimo servire per creare interessanti progetti per i P.O.F. (Piano dell’Offerta Formativa) delle nostre scuole. Un bacione. 😉

    @ Giulia
    Erano anni meno frenetici e pressanti, gli insegnanti pensavano soprattutto a fare gli insegnanti e la scuola non era vista come un’azienda, ma come un laboratorio. Non voglio fare il solito laudator temporis acti, ma dovrenmmo recuperare la dimensione umana della scuola, tralasciando un po’ quella “contabile”, in tutti i sensi. Grazie per l’attenzione. 🙂

    Rispondi

  3. utente anonimo
    Set 03, 2007 @ 15:35:00

    Msn texas hold em in.[..] Msn texas hold em in. [..]

    Rispondi

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