Trasformare il libro in uno strumento di tortura

Questo sistema, a dispetto del rinnovamento didattico e delle belle parole, trova intensa applicazione nelle scuole di ogni ordine e grado. Gli esperti cominciano a servirsene fin dalla prima elementare, assegnando ai bambini per compito di copiare pagine su pagine del loro primo libro di lettura. In seconda al lavoro di copiatura (che per il bambino non ha il minimo senso, e non una briciola d’interesse) si può aggiungere il lavoro di divisione in sillabe. Sai che divertimento. Col tempo, arriva l’analisi grammaticale, poi fa il suo trionfale ingresso l’analisi logica. Prendete un bel raccontino di Tolstoj, condannate uno scolaretto ad analizzare nomi e pronomi, verbi e avverbi, e vi do per certo che, vita natural durante, egli assocerà il nome di Tolstoj a una viscerale sensazione di fastidio che lo terrà lontano da Anna Karenina come la peste e gli farò schivare Guerra e pace come schiverebbe un nugolo di tafani.
La trasformazione del libro in uno strumento di fatica prosegue e s’intensifica attraverso le varie fasi del riassumere, del mandare a memoria, del descrivere le illustrazioni, eccetera. Tutti questi esercizi moltiplicano le difficoltà della lettura, anziché agevolarle, fanno del libro un pretesto togliendogli ogni capacità di divertire, se originariamente ne possedeva, di commuovere, se ne era capace, d’interessare se era concepito per interessare.
La lettura non è più un fine da perseguire lodevolmente, ma un mezzo per attività più serie, o presunte tali. Ciò corrisponde perfettamente alla concezione del bambino come mezzo: sia il fine il voto, la pagella, l’addestramento alla pazienza, la preparazione alla vita. chissà quale preparazione, a quale vita: presumibilmente a quella concepita come una sofferenza, per la quale bisogna essere allenati. Il libro che entra nella scuola sotto lo schema del rendimento scolastico produce riflessi meramente scolastici: non diventa la cosa bella e buona, di cui si ha bisogno, ma la cosa che serve al maestro per esprimere un giudizio. La scuola come tribunale, anziché come vita.
Così è elusa la difficoltà principale, cioè quella di far nascere il bisogno della lettura, ch’è un bisogno culturale, non un istinto, come mangiare bere e dormire, non una cosa della natura.

Gianni Rodari – Libri d’oggi per ragazzi d’oggi (1967)


libri-1

Quella che Rodari descrive è effettivamente l’esperienza personale di un gran numero di scolari delle scuole elementari e medie inferiori, per fortuna andata migliorando nel tempo per qualità.
Per carità, lo studio e la successiva applicazione dell’analisi grammaticale e logica sono una sacrosanta necessità, ma perché farlo uccidendo il fascino e l’immediatezza di un testo narrativo? Nei testi scolastici sono sempre esistiti dignitosi brani da analizzare e l’uso di un testo narrativo dovrebbe costituire l’eccezione, non la regola. Nel senso che è interessante studiare la struttura di un racconto o di un brano di romanzo, ma per il fascino che esercita la possibilità di entrare così nel meccanismo di scrittura dell’autore, non certo ai fini puramente utilitaristici di ottenere  almeno la sufficienza in italiano.
In questo modo sì che, come scriveva Rodari, anche il testo più bello si rivela un arido ginepraio di regole teoriche da riconoscere e applicare in pratica e lo sforzo costringe il giovane lettore a sorvolare sull’armonia delle frasi che sta leggendo.
Ovviamente molti romanzi e racconti sono utilizzati come testi scolastici e quindi sono dotati inevitabilmente di un apparato didattico che lo studente deve utilizzare per dimostrare di aver compreso e assimilato ciò che ha letto.Libri-3
Anche in ciò la didattica ha fatto progressi.  Le schede sono più interessanti e articolate, sfruttano tutte le possibilità offerte dal testo per sconfinare anche in altri campi del sapere, favorendo incursioni nella storia, nell’arte, nella scienza, secondo la trama e l’argomento, incursioni che consentono di attuare relazioni interdisciplinari molto più stimolanti della fredda richiesta di una breve esposizione che metta in evidenza il pensiero dell’autore o la comprensione del testo da parte del lettore. Le schede didattiche possono costituire parte integrante del libro, di solito inserite alla fine di ogni capitolo, o un supporto a sé, abbinato al libro.
Per concludere vorrei dissentire, almeno in parte, sull’ultima affermazione di Rodari sulla lettura intesa come bisogno culturale che va fatto nascere e non può essere considerato un istinto, una cosa della natura. Io non sono pienamente convinta di ciò, al contrario ritengo che  un gran numero di  lettori, o più o meno forti, abbia sviluppato in sé e da sé questo bisogno di leggere, spesso in un ambiente scarso di stimoli e di Libri-2sollecitazioni, nel quale il libro costituiva l’eccezione e non la regola. Mi è capitato spesso di parlare con persone che si sono descritte come amanti dei libri e della lettura per istinto, istinto poi affinato nel tempo e con i mezzi più idonei, ma in ogni caso bisogno primario non generato da favorevoli condizioni ambientali e sociali. Io stessa ho cercato molte volte di capire per quale meccanismo interno fossi irresistibilmente attratta dalle vetrine delle librerie quando le mie compagne di scuola s’incantava di fronte a quelle dei negozi di giocattoli. Ho rinunciato da tempo, non trovo una spiegazione, così come non la trovo al fatto che molti ragazzi non si possano definire “lettori” pur essendo cresciuti in mezzo ai libri, avendoli avuti sempre a disposizione per qualunque necessità o curiosità. Che sia una specie di assuefazione? Dicono che chi viva nelle città d’arte finisca con il diventare indifferente alle bellezze che lo circondano; si può forse dire la medesima cosa di chi cresca all’ombra di una biblioteca domestica ben fornita?

La filastrocca

Filastrocca deriva dal termine popolare toscano filastroccola, ma l’etimologia  ci dice che deriva da filatessa, termine a sua volta originato dal verbo filare, e sta a indicare secondo alcuni il procedimento linguistico circolare che spesso la caratterizza, secondo altri invece un particolare tipo di nenia che le filatrici intonavano per accompagnare il loro lavoro.

Con il termine filastrocca ci si riferisce ad una composizione cadenzata di vario argomento, a volte sotto forma di dialogo, generalmente composta di versi brevi e spesso in rima, o con parole che presentano assonanze o allitterazioni. Ha ritmo veloce  e suo carattere principale è appunto la ripetizione di parole o di suoni con intento comico o grottesco, giocato sul divertimento e sull’interesse che nasce nei bambini al ripetersi di parole buffe o senza senso.

C’era una volta un rere
Seduto sul sofà
donzellaChe disse alla sua donzella
-Raccontami una storiella-
E la donzella incominciò…
“C’era una volta un re
Seduto su un sofà
Che disse alla sua donzella
-Raccontami una storiella-
E la donzella incominciò…
“C’era una volta un re…

In questo celebre esempio di filastrocca il divertimento nasce dalla  circolarità delle frasi, come un gioco di specchi che riproponga all’infinito la medesima immagine.
La filastrocca viene cantata o recitata spesso con movimenti che ne sottolineino le parole o il ritmo.
Mia nonna mi ha insegnato questa e garantisco le  reazione divertite di piccoli ai quali l’ho proposta…

ragazzaUna ragazzamicino
Su per la piazza
Andava alla scuola
Col canestrino
Con pane e cacino…
…micio, micio micino!

 (A ogni verso si accarezza il palmo della mano del bambino, ma sul verso finale gli si fa il solletico con le punte delle dita  e ciò provoca  matte risate nel piccolino di turno.)

Se sono i bambini stessi a eseguirla, spesso è una “conta”, fatta toccando a uno a uno i partecipanti del gioco, con lo scopo di scegliere chi dovrà fare qualcosa o subire una penitenza…

 civette2Ambarabà ciccì coccòdottore
Tre civette sul comò
Che facevano l’amore
Con la figlia del dottore
Il dottore si ammalò
Ambarabà ciccì coccò

 Oppure accompagna un indiavolato girotondo…

O quante belle figlie, Madama Doré,madama dorè
o quante belle figlie.
Son belle e me le tengo, Madama Doré,
son belle e me le tengo.
Me ne dareste una, Madama Doré,
me ne dareste una?
Che cosa ne vuoi fare, Madama Doré,
che cosa ne vuoi fare?
La voglio maritare, Madama Doré,
la voglio maritare.

Gli adulti  propongono la filastrocca ai più piccini con l’intento di cullarli,  calmarli, divertirli o addormentarli.

La filastrocca può essere lunga o breve, a volte ha  un movimento lento e un po’ sognante, che ne fa una ninna nanna…

Fate la nanna, coscine di pollo,
la vostra mamma vi ha fatto il gonnello,
rose e viole
e ve l’ha fatto con lo smerlo intorno,
nannafate la nanna, coscine di pollo.
Fate la nanna  e possiate dormire,
il letto è fatto di rose e di viole,
e le coperte di panno sottile,
fate la nanna, begli occhi di sole.
Ninna nanna, nanna ninna,
il bambino è della mamma,
della mamma e di Gesù.
(nome del bambino) non piange più

… altre  ha il ritmo vivace e cadenzato di  una marcia…

 Trucci cavallo
Lorenzo Tittigallo
cavalloCon la cavalla zoppa.
Chi l’ha azzoppata?
La stanga della porta!
Dov’è la porta?
tamburello
L’ha bruciata il fuoco!
Dov’è il fuoco?
L’ha spento l’acqua!
Dov’è l’acqua?
L’ha bevuta la capra!
Dov’è la capra?
L’hanno scorticata!
Dov’è la pelle?
Hanno fatto i tamburelli per le figlie belle dell’amor!


(Cantando questa filastrocca si fa sedere il bambino sulle ginocchia e lo si tiene per le mani, facendolo saltellare piano piano su una gamba e sull’altra, simulando il trotto del cavallo, via via più forte sul finale della filastrocca).

La filastrocca è parte integrante della cultura popolare per cui non è raro trovarne di regione in regione diverse varianti della medesima. O anche in una lingua diversa. È il caso di questa filastrocca popolare inglese, nota anche in Italia.

 “Chi ha ucciso l’usignolo?”
“Io, disse il cacciatore,
io, con il mio fucile
ho spezzato il suo cuore”.
“Oh, povero usignolo!”

E tutti gli uccellini
della terra e del mare
vennero a lacrimare
sul povero usignolo.

“Chi tesserà il lenzuolo?”
“Io,disse il tessitore,
il tesserò il lenzuolo
usignolo per avvolgere il corpo
del povero usignolo”.

E tutti gli uccellini
della terra e del mare
vennero a lacrimare
sul povero usignolo.

“Chi piallerà la bara?”
“Io, disse il picchio rosso,
io piallerò la bara
in buon legno di bosso
al povero usignolo”.

E tutti gli uccellini
della terra e del mare
vennero a lacrimare
sul povero usignolo.

“Chi dirà le preghiere?”
“Io, disse l’assiolo,
con la mia triste voce
canterò il Miserere
al povero usignolo”.

E tutti gli uccellini
della terra e del marecacciatore
vennero a lacrimare
sul povero usignolo.

“Chi scaverà la fossa?”
“Noi tutti, gli uccellini,
con le nostre zampette:
noi saremo i becchini
del povero usignolo”.

E tutti gli uccellini
della terra e del mare
vennero a sotterrare
il povero usignolo.

A volte la filastrocca cela un significato politico o sociale, come questa dello scrittore, porta e drammaturgo triestino Francesco Dall’Ongaro (1808-73), autore del famoso dramma Il fornaretto di Venezia

re e reginaC’era una volta un re e una regina,povero
 che al sol vederli passava la fame.
Vivean a starne, vestivan di trina
per la felicità del lor reame,

quando la gente non avea farina,
lo re diceva mangiate pollame.
Lo re può fare e disfar ciò che vuole,
noi siam nati per far ombra al sole.
Lo re può fare e la pace e la guerra,
e noi siam nati per andar sottoterra…
Passa la notte e l’alba s’avvicina…
C’era una volta un re e una regina.

Questa nota e lunga filastrocca, nella quale ogni immagine richiama l’altra, è stata rielaborata da Fabrizio De André nella sua canzone Volta la carta.

 carta da gioco-3La donnina che semina il grano
volta la carta e si vede il villano.
Il villano che zappa la terra
volta la carta e si vede la guerra.
La guerra con tanti soldati
volta la carta e si vede i malati.
I malati con tanto dolore
volta la carta e si vede il dottore.
Il dottore che fa la ricetta
volta la carta e si vede Concetta.
La Concetta che fa i brigidini
carta da gioco-2
volta la carta e ci sono i bambini.
I bambini che van per i campi
volta la carta e si vedono i lampi.
I lampi che fanno spavento
volta la carta e si vede il convento.
Il convento coi frati in preghiera
volta la carta e si vede la fiera.
La fiera con burle e con lazzi
volta la carta e si vedono i pazzi.
I pazzi che cantano a letto
carta da giocovolta la carta e si vede lo spettro.
Lo spettro che appare e va via
volta la carta e si vede Lucia.
Lucia che fa un vestitino
volta la carta e si vede Arlecchino.
Arlecchino che fa gli sgambetti
volta la carta e ci sono i galletti.
I galletti che cantano forte
volta la carta e si vede la Morte.
La Morte che falcia la gente
volta la carta e non vedi più niente.

 (il testo è tratto dal volume Staccia buratta, la micia e la gatta…di Francesca Lazzarato, illustrato da Nicoletta Costa, Mondadori Ragazzi, 1989)

 

Un piccolo cenno merita anche il  limerick inglese, un genere di nonsense costituito secondo regole ben precise. La sua origine è ignota, mentre è ritenuta certa l’elaborazione di nonsense nell’antichità e in Shakespeare.I più famosi sono quelli di Edward Lear e Gianni Rodari ne spiega così la costruzione:

 c’era un vecchio di paludelimerick

di natura futile e rude  

seduto su un rocchio

cantava stornelli a un ranocchio

quel didattico vecchio di palude

(trad. di Carlo Izzo)

(Edward Lear, Il libro del nonsense, Einaudi, 1970)

 “Il primo verso contiene l’indicazione del protagonista (c’era un vecchio di palude)
Nel secondo verso è indicata la sua qualità (di natura futile e rude)

Nel terzo e quarto verso si assiste alla realizzazione del predicato

(seduto su un rocchio/cantava stornelli a un ranocchio)                                                                       

Il quinto verso è riservato all’apparizione di un epiteto finale, opportunamente stravagante (quel didattico vecchio di palude).

Alcune varianti sono in realtà forme alternative della struttura. Per esempio, al secondo verso, la qualità del personaggio può essere indicata, anziché da un semplice attributo, da un oggetto che egli possiede, o da un’azione che compie. Il terzo e il quarto, anziché alla realizzazione del predicato, possono essere riservati alla reazione degli astanti. Nel quinto, il protagonista può subire rappresaglie più serie che un semplice epiteto.

Vediamo un altro esempio:

  1. il protagonista:

C’era un vecchio di Granieri

  1. il predicato:

che camminava in punta di piedi

  1. e   4.   la reazione degli astanti:

ma gli dissero:Bel divertimento
incontrarti in questo momento

      5.   epiteto finale:

o rimbambito vecchio di Granieri

Gianni Rodari, Grammatica della fantasia (Einaudi Ragazzi, 1973)

 Le filastrocche che ho riportato fanno parte dei miei ricordi infantili, chissà se appartengono anche a quelli di qualcun altro?

P.S.: aggiorno questo post inserendo le definizioni di “filastrocca” che MariaStrofa mi ha gentilmente suggerito, fermo restando che l’etimologia del nome non è mai stata del tutto chiarita. La voce potrebbe risultare da un “filo” associato a “strocco o strocca,” formazione, cioè, sulla linea di “filigrana”: lo strocco è un tipo di seta attestato in antichi documenti. Secondo una nuova interpretazione il sostantivo nasce dalla costruzione imperativale *fila* e (s)trocca ‘dà un colpo’ ‘disfa’ e anche ‘parla’.

 

Dare la colpa ai bambini se non amano la lettura

Questo non è propriamente un sistema: è un atteggiamento generale, che però ha l’importanza e l’efficacia di un sistema. Dare la colpa ai bambini oltre che facile, è comodissimo, perché serve a coprire le colpe proprie.
Riconosciamo (rovesciando in parte un ragionamento precedente) che i bambini non leggono abbastanza, che le tirature potrebbero essere maggiori, che il «boom» del libro per ragazzi è ancora di là da venire. Se cerchiamo dei «perché» un po’ meno comodi dell’accusa prepotente che si rivolge ai bambini, troviamo colpe di genitori: vi sono troppe case in cui non entra mai un libro, vi sono migliaia di laureati senza biblioteca, ci sono tanti padri che non leggono nemmeno il giornale, e poi si meravigliano se i figli fanno come loro. Vi sono colpe pubbliche: della scuola e dello Stato; e vi sono colpe della nostra alta cultura, sempre troppo aristocratica per porsi dei compiti pedagogici. Leggiamo sui giornali brillanti articoli di brillanti e colti personaggi che deridono il pubblico che compra a dispense la Divina Commedia o una delle tante enciclopedie a puntate. Forse rimpiangono il tempo in cui a puntate si compravano solo i romanzi di Carolina Invernizio. In America, in Inghilterra, in Russia i professori universitari non disdegnano di scrivere opere di divulgazione scientifica rivolte ai ragazzi: da noi i «divulgatori» di qualità si contano ancora su mezza mano.
Più in generale, non c’è presa di coscienza collettiva della società adulta nei confronti della società infantile. Nel campo dell’editoria per ragazzi il criterio commerciale prevale tuttora sul criterio pedagogico: non esiste quasi un collegamento tra le punte avanzate della pedagogia e gli editori, per i quali «educativo» è generalmente sinonimo di «noioso».
Accusato come il solo responsabile d’una situazione complessa, e ancor più complicata dalla crisi degli ideali educativi fino a ieri pacificamente accettati, il bambino reagisce come può: scappando in cortile a giocare, o nascondendo sotto il cuscino il caro albo a fumetti.

“Libri d’oggi per ragazzi d’oggi” Gianni Rodari

Questo atteggiamento generale ha un riscontro ancora oggi, a quarant’anni di distanza dalla composizione di queste righe. Ma non è la prima volta in cui sottolineo la grande attualità del pensiero di Rodari e la modernità delle sue intuizioni.

Oggi il “boom” dei libri per ragazzi almeno in parte è avvenuto, ma non si sottrae alla critica di prevalenza del criterio commerciale mossa dallo scrittore già negli anni Sessanta.

In qualunque libreria per ragazzi, o nella sezione a loro dedicata nelle librerie degli adulti, lo spazio dedicato alle opere di divulgazione storica o scientifica è tuttora molto limitato, e non credo solo per ragioni di spazio o, al contrario, per scarso interesse da parte dei giovani lettori.

L’ironico accenno alla Divina Commedia a dispense mi fa rammentare che in quegli anni io collezionavo con accanimento, pensate un po’, le figurine dei Promessi Sposi. Chi può dire che un tale esercizio, condiviso con chissà quanti altri coetanei, non abbia alimentato l’amore per la lettura?

Sempre negli anni dei quali Rodari parla erano assai diffuse due enciclopedie acquistabili a rate, un Enciclopedia Conoscere volume il mese, e conobbero un gran successo. Si trattava di Conoscere e Capire e si differenziavano per la diversa impostazione: la prima dedicata ai più piccoli, volumi rilegati in un bel colore rosso vivo con caratteri dorati, e venivano trattati, tutti in modo esaustivo, la storia, la geografia e le scienze, rendendoli così adatti all’uso degli alunni di scuola elementare e media; Capire aveva la rilegatura beige, sempre con caratteri dorati, e si rivolgeva a un pubblico di studenti più grandicelli, presentando argomenti che spaziavano dalla letteratura italiana e internazionale al cinema e al teatro, dall’archeologia alle arti (architettura, pittura, scultura), dalla musica alla numismatica, dai musei alle prime nozioni di filosofia e di psicologia, di diritto e di economia.

Enciclopedia CapireLe due serie di volumi erano un universo di notizie e una lettura molto gradevole e interessante, perché corredata di bellissimi disegni a colori, tanto che l’appuntamento della consegna mensile era vissuto come un piccolo evento. Oggi per giovani studenti e lettori è difficile provare la medesima emozione, visto che basta loro inserire una domanda, anche la più astrusa, in un buon motore di ricerca e in pochi secondi saranno sommersi da una valanga di risposte e di immagini, o più o meno pertinenti. Ricavare notizie da quelle enciclopedie richiedeva un lavoro di lettura, di riflessione, di rielaborazione; oggi ci si libera dall’impaccio con un bel copia-e-incolla e tutto il gusto della scoperta va a farsi benedire.

Bisogna riconoscere che attualmente i libri di divulgazione per ragazzi sono molto più numerosi e a essi si sono affiancate anche pubblicazioni mensili come Focus Junior (tecnologia e scienza, ecologia e ambiente), Art Attack Magazine (lavori manuali, nato dalla trasmissione televisiva), Touring Junior (viaggi e turismo), Andersen (attività e iniziative rivolte alla scuola con un’ampia sezione di segnalazioni bibliografiche e comunicazione per l’infanzia), Il Pepe Verde (letteratura e libri per ragazzi), Dada (arte, archeologia e antiquariato).

Per fortuna oggi gli adulti dedicano più interesse ai bisogni della società infantile e se c’è ancora qualche bambino che, come diceva Rodari, scappa in cortile, speriamo lo faccia anche perché ha trovato un angolino tranquillo nel quale sedersi a leggere un bel libro, magari scelto con la complicità di un adulto che è rimasto un po’ bambino dentro.

Ritenere che i bambini abbiano troppe distrazioni

“I bambini d’oggi hanno troppe distrazioni, ecco perché leggono poco”. Mettersi da questo punto di vista è indispensabile per chi non voglia capirne nulla dei bambini d’oggi, e si proponga tra l’altro di non riuscire a farli diventare amici del libro.
Uno dei drammi dell’infanzia d’oggi ( e non solo dell’infanzia) riguarda appunto l’organizzazione del tempo libero. Quello che noi chiamiamo “tempo libero”, se non ha un’adeguata organizzazione, non è che “tempo vuoto”, tempo sprecato. Pensiamo alle nostre città dove non ci sono spazi per giocare, non ci sono teatri per bambini , non ci sono biblioteche, e così via pensiamo alle nostre case cittadine, dove non c’è posto per la “stanza dei bambini”. Pensiamo alle campagne, dove il bambino o vagabonda per i prati (beato lui) o viene messo precocemente al lavoro.
I paragoni sono sempre odiosi, e perciò sono inutili: bisogna farli proprio perché il pregiudizio li vieta, perché dai paragoni può nascere la critica e l’agitazione. Io non voglio paragonare il sistema educativo sovietico a quello italiano, la scuola sovietica e quella italiana: non so quale sia meglio, e conosco non pochi difetti sia dell’una sia dell’altra parte. Una cosa è certa: che il tempo libero dei ragazzi, in Urss, è infinitamente più curato e organizzato che in Italia. Le “casa  dei pionieri” non sono che un elemento di quell’organizzazione, nella quale i ragazzi trovano la scelta tra numerosissime occupazioni creative o ricreative, scientifiche o giocose, e via dicendo. Un ragazzo sovietico ha tante più occasioni e possibilità di dedicarsi a qualche attività extrascolastica che verrebbe quasi da dubitare che la sua giornata sia troppo occupata. Questo però non toglie che nell’Urss vi sia una rete vastissima e capillare di biblioteche infantili e giovanili, e chi le ha visitate le ha trovate ogni volta, a ogni ora del giorno, affollate di giovani lettori, ha visto libri consumati dall’uso sugli scaffali, s’è reso conto che i ragazzi sovietici conoscono i nomi dei loro autori per l’infanzia quanto i nostri conoscono quelli dei calciatori.
Insomma, più distrazioni e più libri, è possibile? Non è possibile, è un fatto. E questo non dipende dal numero e dalla qualità delle “distrazioni” (ossia dalle occupazioni più libere, e perciò più amate, e perciò più ricche di efficacia educativa); dipende dal posto che il libro ha nella vita del paese, della società, della famiglia, della scuola.

“Libri d’oggi per ragazzi d’oggi” Gianni Rodari

 

Libri e gattiSe c’è una cosa che non credo si possa dire dei nostri ragazzi oggi è proprio che il loro tempo libero non sia organizzato. Al contrario, lo è troppo. Conosco bambini e ragazzi le cui giornate sono meticolosamente scandite dagli impegni: dopo compiti e lezioni, ci sono gli allenamento o la piscina, il corso di lingue straniere o di danza o di computer. Solo che in questo modo non c’è più nemmeno il tempo per giocare, figuriamoci per fermarsi a leggere un libro. Si corre il rischio che tante attività, pur notevoli e interessanti, vadano a discapito di quello sviluppo interiore che, per arricchirsi, ha bisogno del gioco, non solo inteso come competizione, e dell’esplorazione di altre realtà, cosa che tuttora avviene ancora magnificamente grazie ai libri. E non è vero che i ragazzi e i bambini non ne siano attratti. Basta entrare in una libreria e andare nel settore dedicato alla narrativa per ragazzi, solitamente attrezzato con tavolini, poltroncine o cuscini che invoglino alla sosta e alla lettura. Troverete sempre qualche Manina e giornalelettore in erba, abbandonato nelle posizioni più strane e, a volte, scomode, perso in mezzo alle illustrazioni e alla trama di un libro. Difficilmente li troverete in una biblioteca, luogo tetro e silenzioso che incute sacrosanto timore di disturbare. Perché le bibliotechine scolastiche sono molto più frequentate? Perché non vi regna la regola del silenzio, perché il giovane lettore è libero di lasciarsi trascinare al punto di vivere “fisicamente” il libro che legge, coinvolgendo chi gli sta intorno, esprimendo con gesti e con parole l’emozione dell’avventura che sta sperimentando. Dal punto di vista dell’organizzazione del gioco un’interessante realtà locale è costituita dalle ludoteche, strutture pubbliche o private nelle quali i bambini possono seguire attività organizzate con l’aiuto di animatori o educatori professionisti, avendo a disposizione un ventaglio di giochi del quale difficilmente potrebbero disporre singolarmente; spesso sono suddivise in zone secondo le fasce d’età dei frequentatori. I più piccoli hanno a disposizione spazi arredati a loro misura, con materiali idonei, i più grandicelli possono dedicarsi ad attività di laboratorio o di animazione mentre gli adolescenti si dedicano ai giochi di ruolo.  che peraltro stanno riscuotendo un notevole successo anche tra gli adulti.

Editoria per ragazzi

E’ on line il n.79 di RaiLibro, settimanale di letture e scritture, che dedica un ampio spazio all’editoria per ragazzi.

In Un’ avventura che inizia da piccoli Francesca Fratejacci esplora e analizza i meccanismi che fanno nascere o soffocano la passione per la lettura.

Con Una scheda per i non addetti ci guida in un gustoso excursus  nei meandri della letteratura per ragazzi, che culmina con la celebre e godibile citazione di Salinger, tratta da "Il giovane Holden":Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.

In Dai 5 anni:la fantasia ci parla delle letture per i più piccini e della scritttrice Julia Donaldson, creatrice del mostruoso ed immaginario Gruffalò.

In Dagli 8 anni: la curiosità ci fa conoscere Françoise de Guibert e il suo mondo dedicato a personaggi eroici e mitici: principi, principesse e cavalieri, eroi delle grandi avventure, eroi della bibbia, ed eroi della mitologia.

In Totj Scialoia, un artista per l’infanzia Alfredo Radiconcini esplora la produzione poetica per bambini di questo famoso e poliedrico personaggio.

Donatella La Viola in Lia Levi: il racconto della Storia ci fa conoscere il percorso artistico nella letteratura per ragazzi della scrittrice che ha saputo raccontare con delicato realismo le vicende legate alla nostra storia più recente.

In Margherita D’amico: adulti non esclusi Alfredo Radiconcini ci parli dei libri di questa autrice che si prestano benissimo ad una lettura più matura.

Gettiamo un’occhiata nel mondo delle illustrazioni dei libri per ragazzi sempre con Alfredo Radiconcini e Intervista a Sophie Benini Pietromarchi, illustratrice

Infine il punto di vista di un editore in Intervista a Rosaria Punzi, editore Lapis

Miss Potter

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Chi è miss Potter? Il cognome potrebbe suggerire ai giovani lettori una parentela con il famoso maghetto Harry. Meglio sgombrare il campo da ogni dubbio. Io parlo di Helen Beatrix Potter, scrittrice e illustratrice di libri per bambini, nata a Londra nel 1866 e morta nel 1943. La sua vita viene ora proposta in un film di Chris Noonan, uscito nelle sale il 2 febbraio scorso e che si intitola appunto Miss Potter Il ritratto che ne esce è assai gustoso, il film ha l’andamento piacevole di una favola, nella quale non mancano però i momenti drammatici. Conosciamo Beatrix e il suo fratellino Bertram nella loro bella e accogliente casa vittoriana, circondati dalla servitù e dominati dalle convenzioni sociali che i genitori rispettano scrupolosamente. Beatrix ha una fantasia sbrigliata e inventa deliziosi personaggi prendendo spunto dagli animali che porta a casa o che osserva durante le vancanze in Scozia o nel Lake District. Li dipinge ad acquerello e inventa le loro storie, che racconta la sera al fratellino. Con il passare degli anni, Beatrix si convince di non essere destinata al matrimonio, come invece vorrebbe sua madre, che le presenta giovanotti ai suoi occhi improponibili, e decide di dedicarsi completamente ai suoi piccoli amici. Seguita da una dama di compagnia che non la perde mai di vista, Beatrix incomincia fare una cosa assai disdicevole per una fanciulla vittoriana; gira per Londra, va presso le case editrici a proporre i disegni e le storie, finché gli editori Warne accettano di pubblicare il libriccino con le storie di Peter Coniglio. A seguire tutta la procedura per la pubblicazione è il più giovane dei tre fratelli Warne, Norman, e piano piano i due si innamorano.La madre di Beatrix si oppone tenacemente al matrimonio con un uomo che deve lavorare per vivere e porta Beatrix per tre mesi in vacanza nel Lake District, certa che la lontananza da Norman porterà frutto.Ma è qualcosa di peggiore della lontananza a separarli; Millie, la sorella di Norman e grande amica di Beatrix, scrive per avvertirla che il fratello è gravemente malato. Beatrix parte immediatamente per Londra, ma non arriva in tempo per rivederlo. La vita di Beatrix prende una svolta decisiva, i suoi libri hanno successo, oramai gode di indipendenza economica e decide di ritirarsi a vivere nel Lake District, dove acquista Hill Top tramite il suo avvocato William Heelis. Non si allontanerà mai più da lì e infine sposerà William, passo che naturalmente sarà disapprovato dalla madre. In Italia Beatrix Potter non è forse famosa come nei paesi anglosassoni, ma le sue storie e i suoi personaggi hanno un innegabile fascino sui bambini. Una ricca collezione di disegni, manoscritti, lettere e fotografie è conservata al Victoria and Albert Museum di Londra

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I piaceri della lettura

Leggere è come vivere decine e decine di altre vite

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