– Ti brucerò tutti i giornalini, se non ti vedo leggere.
– Cinque in lingua, eh? Da domani niente più giornalini.
Eccetera.
Proibire anche in questo caso non serve a nulla. Vale la pena di proibire? Si è tanto discusso sui fumetti che oramai spezzare una lancia in loro favore equivarrebbe a sfondare un portone spalancato. Farò solo un caso. Trent’anni fa, mese più mese meno, uscì in Italia il primo autentico giornale a fumetti, l’ormai storico “Avventuroso“, sparando nel tranquillo mondo provinciale delle nostre letture infantili i suoi Gordon, i suoi Mandrake e compagnia bella. Chi era ragazzo allora non può aver dimenticato l’effetto di quell’improvvisa apparizione. A quei tempi nella letteratura infantile, la parte dell’ebreo, di quello a cui tutti danno addosso, era ancora rappresentata, (incredibile ma vero) dall’innocuo Salgari e dai suoi nobili pirati, fumettari ante litteram. La nostra provincia pedagogica, già soffocata dal pedantismo tradizionale, era interamente occupata dentro e fuori della scuola dal fascismo ballilaceo, dalla sua retorica nazionalistica e guerriera, dai suoi impulsi regressivi. E coi fumetti, senza preavviso, piombavano tra noi gli spaziali. Una finestra si apriva a un tratto, non già sul mondo, ch’era impossibile, ma almeno sul cosmo della fantasia.
Guidati da un Verne meno poeta e meno responsabile ma indubbiamente più moderno, prendevamo contatto col mondo del futuro. Fantascienza, magia e stregoneria offrivano una via d’evasione che – date le circostanze – appariva quasi una via di liberazione.I quarantenni d’oggi, guardandosi indietro e mettendosi una mano sulla coscienza, debbono riconoscere che Gordon è stata la lettura più stimolante, più istruttiva, probabilmente anche più educativa della loro infanzia.
Le cose stanno oggi diversamente, il fumetto ha conservato solo la funzione di nutrire e alimentare il bisogno d’avventure, di comicità, da consumare in fretta, da rinnovare spesso: è maneggevole, economico, scambievole; sostituisce un cinema per ragazzi che non c’è, e che la Tv ancora non da: non ha niente a che fare con la lettura, è un’altra cosa, ma i ragazzi non hanno bisogno solo di buone letture.
Del resto, leggere i fumetti è difficilissimo. Se non si ha una buona pratica, ci si rovinano gli occhi. Cominciare con fumetti, è come cominciare col saltare un metro per imparare a saltare venti centimetri.
Conosco filosofi che almeno una volta alla settimana leggono un libro giallo. Eppure non si può mettere in dubbio che la loro passione dominante sia la filosofia. Conosco ragazzi che leggono molto e coltivano, con la mano sinistra, anche l’orticello dei fumetti. Ciò vuol dire, secondo me, che non c’è rapporto di causa e d’effetto tra la passione per i fumetti e l’assenza d’interesse per le buone letture. Questo interesse, evidentemente, deve nascere da qualche altra parte, dove le radici del fumetto non arrivano.
“Libri d’oggi per ragazzi d’oggi” Gianni Rodari
La televisione offre ai più piccini l’interessante e istruttiva Melevisione, ai più grandicelli il GT Ragazzi o Art Attack e la vasta gamma delle proposte dalla tv satellitare, da Disney Channel a Cartoon Network a Rai Educational.
Al di là di queste opportunità la funzione del fumetto evidenziata da Rodari oggi si rivela soprattutto nel proliferare dei manga, che occupano un posto speciale nella classifica delle letture dei nostri ragazzi.
Il termine manga letteralmente vuol dire “immagini casuali, senza nesso logico” e contraddistingue tutta la produzione giapponese; i personaggi hanno tratti infantili, un po’ irreali, e la struttura stessa del fumetto è diversa dalla nostra, infatti si legge al contrario, dall’ultima pagina alla prima, e le vignette dall’alto in basso nel senso da destra a sinistra. Quando un personaggio ha particolare successo di pubblico, le sue avventure vengono trasposte, o più o meno fedelmente, in un anime, cioè un cartone animato. E’ il caso dei nomi attualmente più noti al giovane pubblico:

Capitan Tsubasa ( da noi più noto come Holly e Benji)
Mi fermo qui perché la serie è incompleta e sarebbe suscettibile di moltissime integrazioni da parte dei giovani lettori-spettatori. Questi manga, e relativi anime, a volte adottano un linguaggio molto disinvolto, a volte presentano situazioni violente o inquietanti, e forse proprio per questo hanno una grande presa sul giovane pubblico. Ipotizzo che attraverso essi i ragazzi compensino la loro voglia di trasgressione e esorcizzino in parte le loro paure. Resta il fatto che non li si può accusare di distogliere i ragazzi dalla lettura e la sola e sterile condanna non ci esime dal continuare a cercare, come sottolineava Rodari, le cause di una mancanza di interesse che alligna “da qualche altra parte, dove le
radici del fumetto non arrivano“.
(continua)
Gen 22, 2007 @ 23:23:00
Una conclusione superlativa per un post ben fatto e molto interessante.
“da qualche parte, dove le radici del fumetto non arrivano”.
Gran bello, annarita.
ciao
Gen 22, 2007 @ 23:23:00
Una conclusione superlativa per un post ben fatto e molto interessante.
“da qualche parte, dove le radici del fumetto non arrivano”.
Gran bello, annarita.
ciao
Gen 22, 2007 @ 23:23:00
Una conclusione superlativa per un post ben fatto e molto interessante.
“da qualche parte, dove le radici del fumetto non arrivano”.
Gran bello, annarita.
ciao
Gen 22, 2007 @ 23:23:00
Una conclusione superlativa per un post ben fatto e molto interessante.
“da qualche parte, dove le radici del fumetto non arrivano”.
Gran bello, annarita.
ciao
Gen 25, 2007 @ 18:23:00
@ MariaStrofa
Grazie per gli apprezzamenti sempre gentili (non che mi aspetti sgarberie o ti creda sversata!). La chiusura di Rodari sulle radici del fumetto è davvero bella e l’ho ripresa. 😉
@ sgnapisvirgola
I motivi del grande successo dei manga mi sono incomprensibili. Ho anche provato a leggerli per scoprirlo de visu (mio figlio ne possiede in quantità industriale), ma non c’è stato nulla da fare. Forse le nuove generazioni li decodificano in una maniera a noi del tutto ignota. Prendiamone atto. Grazie per le visite sempre gradite. Buona serata. 😉
Gen 25, 2007 @ 18:23:00
@ MariaStrofa
Grazie per gli apprezzamenti sempre gentili (non che mi aspetti sgarberie o ti creda sversata!). La chiusura di Rodari sulle radici del fumetto è davvero bella e l’ho ripresa. 😉
@ sgnapisvirgola
I motivi del grande successo dei manga mi sono incomprensibili. Ho anche provato a leggerli per scoprirlo de visu (mio figlio ne possiede in quantità industriale), ma non c’è stato nulla da fare. Forse le nuove generazioni li decodificano in una maniera a noi del tutto ignota. Prendiamone atto. Grazie per le visite sempre gradite. Buona serata. 😉
Gen 25, 2007 @ 18:23:00
@ MariaStrofa
Grazie per gli apprezzamenti sempre gentili (non che mi aspetti sgarberie o ti creda sversata!). La chiusura di Rodari sulle radici del fumetto è davvero bella e l’ho ripresa. 😉
@ sgnapisvirgola
I motivi del grande successo dei manga mi sono incomprensibili. Ho anche provato a leggerli per scoprirlo de visu (mio figlio ne possiede in quantità industriale), ma non c’è stato nulla da fare. Forse le nuove generazioni li decodificano in una maniera a noi del tutto ignota. Prendiamone atto. Grazie per le visite sempre gradite. Buona serata. 😉
Gen 25, 2007 @ 18:23:00
@ MariaStrofa
Grazie per gli apprezzamenti sempre gentili (non che mi aspetti sgarberie o ti creda sversata!). La chiusura di Rodari sulle radici del fumetto è davvero bella e l’ho ripresa. 😉
@ sgnapisvirgola
I motivi del grande successo dei manga mi sono incomprensibili. Ho anche provato a leggerli per scoprirlo de visu (mio figlio ne possiede in quantità industriale), ma non c’è stato nulla da fare. Forse le nuove generazioni li decodificano in una maniera a noi del tutto ignota. Prendiamone atto. Grazie per le visite sempre gradite. Buona serata. 😉
Feb 21, 2007 @ 14:45:00
Esperienza personale, per quel che vuol dire: fin da piccolo ho letto libri E fumetti; lo stesso moltissimi miei amici. Non esiste contraddizione, bensì, spesso, è solo questione di occasione, stimoli. Sul linguaggio: fumetti, narrativa illustrata, narrativa non illustrata, ognuno ha il proprio linguaggio. all’interno di queste categorie, poi, entrano in gioco gli autori. Solite cose, non dovrebbe esserci troppo bisogno di ripeterle.
Sulle storie, che siano narrate attraverso il fumetto o no, il fascino nasce dalla capacità di coinvolgimento. Si segue quello che riesce a farci abboccare con l’esca giusta. Vale per Kundera, Pullman, Ende, Shultz, Takahashi, Cavazzano, Dick, James, Moore, etc etc.
Manga: fermarsi davanti all’impaginazione non è certo segno di elasticità mentale. Che cosa pensare, allora, davanti ad una copertina di Dave McKean?
Questi manga, e relativi anime, a volte adottano un linguaggio molto disinvolto, a volte presentano situazioni violente o inquietanti, e forse proprio per questo hanno una grande presa sul giovane pubblico. Ipotizzo che attraverso essi i ragazzi compensino la loro voglia di trasgressione e esorcizzino in parte le loro paure. Lo stesso che si può dire per tutte le storie, no?
Feb 21, 2007 @ 14:45:00
Esperienza personale, per quel che vuol dire: fin da piccolo ho letto libri E fumetti; lo stesso moltissimi miei amici. Non esiste contraddizione, bensì, spesso, è solo questione di occasione, stimoli. Sul linguaggio: fumetti, narrativa illustrata, narrativa non illustrata, ognuno ha il proprio linguaggio. all’interno di queste categorie, poi, entrano in gioco gli autori. Solite cose, non dovrebbe esserci troppo bisogno di ripeterle.
Sulle storie, che siano narrate attraverso il fumetto o no, il fascino nasce dalla capacità di coinvolgimento. Si segue quello che riesce a farci abboccare con l’esca giusta. Vale per Kundera, Pullman, Ende, Shultz, Takahashi, Cavazzano, Dick, James, Moore, etc etc.
Manga: fermarsi davanti all’impaginazione non è certo segno di elasticità mentale. Che cosa pensare, allora, davanti ad una copertina di Dave McKean?
Questi manga, e relativi anime, a volte adottano un linguaggio molto disinvolto, a volte presentano situazioni violente o inquietanti, e forse proprio per questo hanno una grande presa sul giovane pubblico. Ipotizzo che attraverso essi i ragazzi compensino la loro voglia di trasgressione e esorcizzino in parte le loro paure. Lo stesso che si può dire per tutte le storie, no?
Feb 21, 2007 @ 14:45:00
Esperienza personale, per quel che vuol dire: fin da piccolo ho letto libri E fumetti; lo stesso moltissimi miei amici. Non esiste contraddizione, bensì, spesso, è solo questione di occasione, stimoli. Sul linguaggio: fumetti, narrativa illustrata, narrativa non illustrata, ognuno ha il proprio linguaggio. all’interno di queste categorie, poi, entrano in gioco gli autori. Solite cose, non dovrebbe esserci troppo bisogno di ripeterle.
Sulle storie, che siano narrate attraverso il fumetto o no, il fascino nasce dalla capacità di coinvolgimento. Si segue quello che riesce a farci abboccare con l’esca giusta. Vale per Kundera, Pullman, Ende, Shultz, Takahashi, Cavazzano, Dick, James, Moore, etc etc.
Manga: fermarsi davanti all’impaginazione non è certo segno di elasticità mentale. Che cosa pensare, allora, davanti ad una copertina di Dave McKean?
Questi manga, e relativi anime, a volte adottano un linguaggio molto disinvolto, a volte presentano situazioni violente o inquietanti, e forse proprio per questo hanno una grande presa sul giovane pubblico. Ipotizzo che attraverso essi i ragazzi compensino la loro voglia di trasgressione e esorcizzino in parte le loro paure. Lo stesso che si può dire per tutte le storie, no?
Feb 21, 2007 @ 14:45:00
Esperienza personale, per quel che vuol dire: fin da piccolo ho letto libri E fumetti; lo stesso moltissimi miei amici. Non esiste contraddizione, bensì, spesso, è solo questione di occasione, stimoli. Sul linguaggio: fumetti, narrativa illustrata, narrativa non illustrata, ognuno ha il proprio linguaggio. all’interno di queste categorie, poi, entrano in gioco gli autori. Solite cose, non dovrebbe esserci troppo bisogno di ripeterle.
Sulle storie, che siano narrate attraverso il fumetto o no, il fascino nasce dalla capacità di coinvolgimento. Si segue quello che riesce a farci abboccare con l’esca giusta. Vale per Kundera, Pullman, Ende, Shultz, Takahashi, Cavazzano, Dick, James, Moore, etc etc.
Manga: fermarsi davanti all’impaginazione non è certo segno di elasticità mentale. Che cosa pensare, allora, davanti ad una copertina di Dave McKean?
Questi manga, e relativi anime, a volte adottano un linguaggio molto disinvolto, a volte presentano situazioni violente o inquietanti, e forse proprio per questo hanno una grande presa sul giovane pubblico. Ipotizzo che attraverso essi i ragazzi compensino la loro voglia di trasgressione e esorcizzino in parte le loro paure. Lo stesso che si può dire per tutte le storie, no?