Scuola d’altri tempi

Ho deciso di proporvi “grandi storie” nelle quali si parli di scuola e di ragazzi.
Comincio con alcuni brani tratti da “Il maestro di Vigevano” un romanzo di LucioLucio Mastronardi Mastronardi, scrittore di Vigevano nato nel 1930 e morto suicida nel 1979. Le sue opere nascono dal neorealismo, corrente letteraria i cui autori si propongono raccontate il vero, le cose di tutti i giorni, in  una prosa scarna. Questo romanzo è stato pubblicato nel 1962 e viene considerato il migliore di Mastronardi. L’ho scelto anche per  un omaggio all’autore,  che in vita non fu apprezzato dai concittadini. I Vigevanesi  si sentirono messi alla berlina dai suoi personaggi, senza capire il disegno più vasto che si nascondeva nell’opera: un impietoso esame della società che stava rapidamente cambiando. Anche io sono di Vigevano,  ma non mi ricordo di lui. Invece mio padre, come tanti vigevanesi, lo incontrava spesso in piazza Ducale, e ne parlava come di una persona strana, ma lo faceva con ammirazione e con rispetto  perché lo considerava un artista. Mio padre  che conosceva bene la realtà delle “fabbrichette” spuntate come funghi nei cortili delle case e, pur non avendo studiato, era un uomo pieno di intessi e di curiosità.

[…] – Silenzio! – urlai alla scolaresca. Piantai un paio di lorde (ceffoni)  al primo che mi è capitato e subito si stabilì un silenzio teso.
– Mani sul banco – urlai.
Controllai le unghie uno per uno. Uno scolaro puzzava di profumo; ma era il figlio di un industriale, quindi non potevo sfogarmi con lui. L’ultimo della classe aveva le mani sporche.
– Schifo! Schifo! -urlai. – Vediamo un po’ sotto! –
Il ragazzino si cavò la blusetta e comparve una maglia così sporca e rattoppata e puzzolente da far vomitare.
– Uh! Uh! -cominciarono a gridare i ragazzi.
– Ah! – dissi – bene! ma bene! – guardai gli occhi del ragazzino e rimasi senza fiato. Erano lucidi e intensi.
Volevo stare tranquillo e pensare a Rino.
– Quaderni a quadretti! Numerare per decimi da uno a mille! – ordinai.
Intanto che loro scrivevano, sbirciavo il ragazzino che avevo mortificato. Quello mi sorrideva con un’aria quasi di benevolo perdono.
– Chi umilia è un umiliato » pensai, pensando a casa… Due scolari urlarono. Uno aveva cacciato la penna dalla parte del pennino quasi nell’occhio all’altro. Squantato, (spaventato) picchiai un manrovescio in faccia a uno dei due. Colpii la vittima.
Passeggiai ancora una mezz’ora, quindi mi decisi ad andare dal direttore a chiedere un permesso di mezz’ora. Bussarono alla porta. Era il direttore.
– Che state facendo? – domandò agli scolari.
–  Numerando per decimi da uno a mille! – rispose il solito primo della classe.
– Ho il figlio malato, potrei andare a casa mezz’ora? – domandai.
Il direttore mi guardò scuotendo la testa.
– Le voglio raccontare un aneddoto, signor maestro Mombelli. Quando noi eravamo ancora maestro, capitò  che mio padre stava morendo. Noi andammo a scuola e ci dimenticammo che nostro padre stava morendo. Questo perché? Perché, signor maestro, le preoccupazioni personali non si devono mai portare nell’aula scolastica. Ma pensi, signor maestro Mombelli, ai missionari, pensi che la nostra è una missione. Mi faccia vedere il registro, signor maestro! –
Sfogliò il registro e si portò le mani ai capelli.
– Signor maestro, stia attento alle anellate! La elle deve toccare la riga superiore e quella inferiore, la di invece è l’unica anelata che che non deve toccare la riga superiore ma deve fermarsi poco sotto, all’altezza della ti…Ah! Non c’è un’anellata che sia ben anelata, signor maestro! Vede qui: la bi è più alta della elle; la gi è più bassa della effe. Ma, signor maestro, il registro è un documento ufficiale! –
[…] _- Chi mi sa dire il nome di un animale ibernante? – domandò poi.
– Il vostro maestro vi avrà spiegato chi sono gli animali ibernanti! –
Mi guardò: – Vero che l’ha spiegato? –
– Non sono ancora arrivato… Sono ancora al cane! – dissi.
– Signor maestro, aggiornarsi! – mi sussurrò. – Ben! Passiamo alla religione: tu, dimmi: quando avvenne il primo miracolo di Gesù? –
– Le nozze di Cana – rispose il ragazzino chiamato.
– No! – disse il direttore
Seguì un silenzio di curiosità. Gli scolari mi guardavano. Poi il primo della classe disse: – Ce l’ha detto il maestro!”
– Le nozze di Cana non furono un miracolo di Gesù – disse il direttore.
Parlò l’ultimo della classe. – Il primo miracolo di Gesù avvenne alle nozze di Cana! –
– Bravo – disse il direttore: – alle nozze di Cana, non le nozze! …E sentiamo un poco: l’italiano è una lingua monosillabica o polisillabica? –
– Monosillabica! – disse l’ultimo della classe, sparato.
Il direttore si compiacque. – Il padre di quel ragazzo non ha gettato via il suo seme. Quel seme che gli darà settanta volte sette! – disse.
Si fece dare i quaderni dall’ultimo, e alla terza pagina cambiò parere. – Santo cielo! Fa le anellate come il suo insegnante… Ma si può tollerare queste anellate?… E poi, non c’è una i col puntino… Signor maestro, pretenda i puntini… –
– Pretenderò i puntini sugli i – dissi.
– Sulle i, signor maestro. La i, le i! – mi corresse.
Quando se ne andò mancava un’ora alla fine. […]

La vicenda si svolge negli anni Cinquanta a Vigevano, la città natale dell’autore. Il protagonista è il maestro elementare Antonio Mombelli, che tira avanti faticosamente la piccola famiglia composta dalla moglie Ada e dal figlio Rino di dodici anni. È un momento di forte crescita economica, nascono un po’ dappertutto fabbriche di scarpe, e Ada cerca in tutti i modi di convincerlo a lasciarla andare a lavorare, come tante altre donne di Vigevano, ma lui resiste, si oppone. Il pensiero che lei, la moglie di un maestro, diventi un’operaia gli è intollerabile. Ada lo chiama smorbio e vanitoso. Dalle nostre parti “smorbio” è un aggettivo che si usa con molte sfumature. Mia madre mi chiamava smorbia quando non volevo  mangiare ciò che aveva cucinato o si riferiva a una persona incontentabile, di gusti difficili. Quando infine Ada comincia davvero a lavorare in  fabbrica il maestro Mombelli si sente umiliato dal fatto che guadagni più di lui e le raccomanda di non dirlo a nessuno. “Ada, la dignità è come una crosta di catrame che abbiamo addosso. Tu stai cercando di togliermene un po’, e la pelle viene via col catrame.”

La vita a scuola è difficile. Il  direttore è un individuo pedante, che non esita a farmastronardi_1 pesare sugli insegnanti la propria superiorità, atteggiandosi a grande pedagogista; i colleghi sono mortificati dal trattamento del direttore, ma lo subiscono in silenzio,  vivendo  in attesa  del disegno di legge che modifichi gli scatti  di coefficiente della carriera. A far le spese di questa situazione sono i bambini, a loro volta maltrattati e mortificati, a meno  che siano figli degli industrialotti locali. Lo stesso Mastronardi era un maestro elementare, come suo padre prima di lui. Io frequentavo la scuola elementare Regina Margherita sul finire degli anni Sessanta e non ho ricordi così brutti. La mia maestra è stata  una volitiva donna siciliana della quale conservo ancora un tenero ricordo e la direttrice una vivace toscana che non incuteva certo timore in noi nelle sue frequenti visite in classe. Però l’essere figli di operai, di artigiani, di industriali o di professionisti aveva ancora un po’ del suo negativo o positivo peso, eravamo noi stessi alunni a renderci conto delle differenze e a viverle con maggiore o minore fatica nei nostri rapporti di tutti i giorni.

[…] Il direttore seguitava a  venirmi  a far visita. – Perché non ha corretto gli elaborati della scolaresca? Perché il registro non lo scrive con scrittura anellata?  […]
– Veramente mi sembra che il registro l’abbia scritto in bella calligrafia! – borbottai.
– Bella calligrafia, ha detto? – disse il direttore saltando su una gamba e sull’altra come un diavoletto.
– Bella calligrafia! Ma bene, signor maestro: così ha imparato l’italiano ella. Mi domando che cosa insegni lei. Bella calligrafia! Non si accorge di aver detto una contraddizione in termini? Calligrafia, dal greco calé grafia, significa: calé: bella: grafia: scrittura. Quindi se ne deduce che: bella calligrafia, pardon!, che calligrafia significhi bella scrittura. Ora bella calligrafia significa: bella bella grafia! Contraddizione in termini!
[…] Oggi ho avuto un’altra visita del direttore. Stavo dettando un problema quando entrò. – Un chilogrammo di pomodori… — Signor maestro Mombelli, vuole ripetere… –
– Un chilogrammo… –
– Chilogrammo, ha detto, oppure noi non abbiamo sentito bene? –
– Ho detto chilogrammo! –
– Chilogrammo ha detto, eh? Ma, signor maestro, ella dice telegramma oppure dice telegrammo? –
– Telegramma! –
– Telegramma dice. E allora perché dice e insegna chilogrammo? Il chilogrammo non esiste, esite il chilogramma; dico: chilo-gramma; da gramma, cioè misura. – Fece il suo solito sorrisino e disse: – Lei non lo sapeva che gramma significa misura? –
– Veramente no! –
Di nuovo fece il suo sorrisino.
– E poi ha dettato pomodori! Signor maestro Mombelli, pomodoro è una parola composta da pomo e dalla parola d’oro, che unita, perde l’apostrofo. Ora, il plurale della parola pomodoro, non è pomodori, come dice il: papala! Il: papala può dire pomodori; che il: papala! è ignorante, noi dobbiamo dire italicamente POMIDORO. POMIDORO.  Faccia subito cancellare e riscrivere. –
Ricominciai a dettare: – Un chilogramma di pomidoro… –
Arrivati alla risoluzione il direttore mi disse:
– Ha insegnato lei che otto per sette è uguale a cinquantasei? … Sì… E lo dice anche! Signor maestro Mombelli, otto per sette non è uguale, perché uguale significa identità. E otto e sette non sono identici a cinquantasei così come cinquantasei non è identico né a otto né a sette! Cancellare subito! Niente uguale: sette per otto spazio cinquantasei. Via tutti gli uguali, via tutti gli uguali; perché uguale significa… che significa, signor maestro Mombelli, uguale? –
– Uguale significa… uguale insomma; che sono uguali! –
– Vede che non sta attento! E come posso darle l’ottimo di qualifica se non porge attenzione a chi è preposto  alla guida degli insegnanti? Uguale significa identità. Ripeta, signor maestro! –
– Uguale significa identità – dissi. […]

Poi viene il momento in cui il maestro Mombelli si arrende e cede alle insistenze della moglie e del cognato, accettando di dimettersi dal servizio e impiegando i soldi della liquidazione perché  possano aprire una fabbrichetta. Si adatta a lavorare per loro e vive nella speranza che il figlio Rino continui a studiare e diventi un impiegato di gruppo A, o meglio ancora un funzionario. Un giorno al bar comincia a vantarsi con gli ex colleghi degli affari della fabbrica per cercare di riaffermare la propria dignità, ma uno di loro fa la spia alla polizia Tributaria, che compie un sopralluogo e appioppa una multa salata al cognato e alla moglie. Da quel momento entrambi decidono di tenerlo alla larga dai loro affari e all’ex maestro Antonio Mombelli, nuovamente umiliato, resta solo una via d’uscita: rimettersi a studiare e partecipare al concorso magistrale. Lo supera e torna a scuola.

[…] Sta per cominciare il nuovo anno scolastico. Sarebbe il mio ventesimo anno di scuola, ma in effetti è come se fosse il mio primo anno!
Stamattina sono andato a scuola: vi era la divisione degli alunni. A me sarebbe toccato, fra gli altri, un figlio di industriale.
– Ci stai a cambiarlo con tre figli di artigiani? – mi domandò Amiconi.
– Cosa? –
– Tu passi a me il figlio dell’industriale, io ti passo tre figli di artigiani –
– Non ci sto – dissi.
Quindi mi venne incontro il collega Cipollone: – Il tuo figlio di industriale in cambio di due figli di piccoli padroni e del figlio di una… buona donna! –
– Il figlio dell’industriale me lo tengo – dissi.
Arrivò in quella la collega Rapiani: – A me tutta la feccia – urlò – Non è giusto che Mombelli abbia tutti figli di ricchi e io tutta la feccia! –
– Io non ho figli di ricchi – dissi.
– Quanti ne hai di bastardi dell’Istituto derelitti? –
– Due. –
– Io ne ho trentadue! – gridò quella.
– Si arrangi! –
-Lei ci ha però quindici figli di artigiani, un figlio di industriale, tre figli di commercianti; non è giusto, facciamo metà e metà. –
– I miei scolari me li tengo. – dissi. […]
Mi ero preparato una bella scuola di piccola, media e alta borghesia. Stavo contemplando il registro, allo schema – professione del padre –  arrivò il direttore. – Signor maestro, ella cederà la sua scolaresca alla mia signora. Ella sarà a disposizione della direzione. –
– Va bene, signor direttore – dissi.
– Sono stato nominato ispettore! –
L’ispettore guardò il mio registro e scosse la testa: – Con le anellate non ci siamo ancora! – sospirò. […]

Non è cambiato niente. La scuola è rimasta tale e quale come l’ha lasciata e per lui ilIl maestro di Vigevano_libro ritorno è ancora più penoso, ridotto a disposizione della direzione. La vita del maestro Mombelli riprende a scorre piatta, finché sua moglie muore all’improvviso e Rino finisce in una casa di correzione.

[…] Ogni giorno succedono fatterelli, sempre nuovi fatterelli, e questi distingueranno un giorno dall’altro; riempirò il tempo di fatterelli oltre a pagare quotidianamente la tassa alla vita. […] Ho cercato di eliminare tutto di Ada e di Rino; […] Domani verrà la Drivaudi a prendere la risposta definitiva per Rosa. Due stipendi del coefficiente 202 fanno uno stipendio di gruppo A […] Mentre mi addormento  penso che finirò per sposarmi!

In questo romanzo Mastronardi ha voluto rappresentare il contrasto tra il benessere economico e i valori della vita, creando un personaggio come il maestro Mombelli, vittima di questo contrasto dal quale non sa e in fondo non vuole uscire.

Il maestro di Vigevano_filmNel 1963 il regista Elio Petri ha tratto dal romanzo un film diventato strafamoso, interpretato da Alberto Sordi.mastronardi e alunni

La Biblioteca Civica di Vigevano è intitolata a Lucio Mastronardi e nel 2004 stato bandito il premio letterario Città di Vigevano in sua memoria. Non so se per ricordarlo a Vigevano sia stato fatto qualcos’altro. Manco da troppi anni e nessuno me ne ha dato mai notizia.

20 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. MariaStrofa
    Gen 11, 2007 @ 10:57:00

    Non posso che dire sì: Mastronardi, testo che conoscevo e di rui rileggo volentieri i brani che hai messo nel post. Cosa ottima.

    ciao

    Rispondi

  2. MariaStrofa
    Gen 11, 2007 @ 10:57:00

    Non posso che dire sì: Mastronardi, testo che conoscevo e di rui rileggo volentieri i brani che hai messo nel post. Cosa ottima.

    ciao

    Rispondi

  3. MariaStrofa
    Gen 11, 2007 @ 10:57:00

    Non posso che dire sì: Mastronardi, testo che conoscevo e di rui rileggo volentieri i brani che hai messo nel post. Cosa ottima.

    ciao

    Rispondi

  4. MariaStrofa
    Gen 11, 2007 @ 10:57:00

    Non posso che dire sì: Mastronardi, testo che conoscevo e di rui rileggo volentieri i brani che hai messo nel post. Cosa ottima.

    ciao

    Rispondi

  5. annaritav
    Gen 11, 2007 @ 16:27:00

    @ sgnapisvirgola e MariaStrofa

    Grazie per l’apprezzamento. Mastronardi è stato tanto misconosciuto e denigrato
    in vita quanto rivalutato subito dopo la sua tragica morte. Molto triste e ingiusto. Buona giornata.

    Rispondi

  6. annaritav
    Gen 11, 2007 @ 16:27:00

    @ sgnapisvirgola e MariaStrofa

    Grazie per l’apprezzamento. Mastronardi è stato tanto misconosciuto e denigrato
    in vita quanto rivalutato subito dopo la sua tragica morte. Molto triste e ingiusto. Buona giornata.

    Rispondi

  7. annaritav
    Gen 11, 2007 @ 16:27:00

    @ sgnapisvirgola e MariaStrofa

    Grazie per l’apprezzamento. Mastronardi è stato tanto misconosciuto e denigrato
    in vita quanto rivalutato subito dopo la sua tragica morte. Molto triste e ingiusto. Buona giornata.

    Rispondi

  8. annaritav
    Gen 11, 2007 @ 16:27:00

    @ sgnapisvirgola e MariaStrofa

    Grazie per l’apprezzamento. Mastronardi è stato tanto misconosciuto e denigrato
    in vita quanto rivalutato subito dopo la sua tragica morte. Molto triste e ingiusto. Buona giornata.

    Rispondi

  9. sambigliong
    Gen 11, 2007 @ 22:02:00

    brava.
    bello.
    e giusto.
    (e non esagero, stavolta).
    r.

    Rispondi

  10. sambigliong
    Gen 11, 2007 @ 22:02:00

    brava.
    bello.
    e giusto.
    (e non esagero, stavolta).
    r.

    Rispondi

  11. sambigliong
    Gen 11, 2007 @ 22:02:00

    brava.
    bello.
    e giusto.
    (e non esagero, stavolta).
    r.

    Rispondi

  12. sambigliong
    Gen 11, 2007 @ 22:02:00

    brava.
    bello.
    e giusto.
    (e non esagero, stavolta).
    r.

    Rispondi

  13. Nalpas
    Gen 11, 2007 @ 23:08:00

    come amo dire in questi casi: grazie per il pasto.

    Rispondi

  14. Nalpas
    Gen 11, 2007 @ 23:08:00

    come amo dire in questi casi: grazie per il pasto.

    Rispondi

  15. Nalpas
    Gen 11, 2007 @ 23:08:00

    come amo dire in questi casi: grazie per il pasto.

    Rispondi

  16. Nalpas
    Gen 11, 2007 @ 23:08:00

    come amo dire in questi casi: grazie per il pasto.

    Rispondi

  17. annaritav
    Gen 12, 2007 @ 06:40:00

    @ sambigliong

    Grazie a te. Mi piace che Mastronardi sia stato ricordato da entrambi quasi nel medesimo momento. Quando dico che sono di Vigevano, molti nominano la piazza Ducale, ma quasi tutti citano “Il maestro di Vigevano” riferendosi però al film. Buona giornata.

    @ Nalpas

    Benvenuto e grazie. Sono sempre contenta quando posso offrire agli altri qualcosa che mi piace e poi scopro di aver incontrato i loro gusti. Buona giornata.

    Rispondi

  18. annaritav
    Gen 12, 2007 @ 06:40:00

    @ sambigliong

    Grazie a te. Mi piace che Mastronardi sia stato ricordato da entrambi quasi nel medesimo momento. Quando dico che sono di Vigevano, molti nominano la piazza Ducale, ma quasi tutti citano “Il maestro di Vigevano” riferendosi però al film. Buona giornata.

    @ Nalpas

    Benvenuto e grazie. Sono sempre contenta quando posso offrire agli altri qualcosa che mi piace e poi scopro di aver incontrato i loro gusti. Buona giornata.

    Rispondi

  19. annaritav
    Gen 12, 2007 @ 06:40:00

    @ sambigliong

    Grazie a te. Mi piace che Mastronardi sia stato ricordato da entrambi quasi nel medesimo momento. Quando dico che sono di Vigevano, molti nominano la piazza Ducale, ma quasi tutti citano “Il maestro di Vigevano” riferendosi però al film. Buona giornata.

    @ Nalpas

    Benvenuto e grazie. Sono sempre contenta quando posso offrire agli altri qualcosa che mi piace e poi scopro di aver incontrato i loro gusti. Buona giornata.

    Rispondi

  20. annaritav
    Gen 12, 2007 @ 06:40:00

    @ sambigliong

    Grazie a te. Mi piace che Mastronardi sia stato ricordato da entrambi quasi nel medesimo momento. Quando dico che sono di Vigevano, molti nominano la piazza Ducale, ma quasi tutti citano “Il maestro di Vigevano” riferendosi però al film. Buona giornata.

    @ Nalpas

    Benvenuto e grazie. Sono sempre contenta quando posso offrire agli altri qualcosa che mi piace e poi scopro di aver incontrato i loro gusti. Buona giornata.

    Rispondi

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