L’idea che è nata nella vostra mente deve assumere una forma precisa.
La novella è la forma più breve di narrazione, solitamente il suo contenuto è realistico.
Il racconto non è molto ampio e complesso, è la forma preferibile quando si vuole sviluppare un’idea centrale, senza vicende secondarie che si intreccino, e con una precisa collocazione nel tempo. Il suo contenuto può essere fantastico o realistico.
In effetti non c’è una profonda distinzione tra novella e racconto, quanto piuttosto il prevalere dell’uso di uno dei due termini secondo i periodi storici.
Il romanzo è la forma migliore quando, al contrario, la trama principale e quelle secondarie si sviluppano lungo tutta la narrazione, anche in tempi diversi, e i personaggi sono più numerosi e ben definiti. Anche in questo caso il contenuto può essere di fantasia o realistico.
Se deciderete di far rivivere un’epoca o un periodo precisi, allora dovrete documentarvi molto bene sui
libri di storia perché scriverete un romanzo storico, nel quale la precisione è essenziale. Alla trama storica vera e propria possono anche intrecciarsi le vicende di personaggi immaginari, pensate ad Ivanhoe di Walter Scott o a I promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Se la vostra passione sono i crimini e il mistero, potete spaziare tra vari generi:
il giallo, nel quale solitamente avviene un delitto e l’improvvisato investigatore deve scoprire il
colpevole basandosi su pochi indizi ed esaminando il comportamento di un gruppo di persone; pensate ai gialli di Agata Christie, in molti dei quali la protagonista è miss Marple, una vecchietta all’apparenza dolce e innocua, ma in realtà dotata di un cervello acutissimo e assai temibile per la sua perspicacia; oppure alle avventure di Sherlock Holmes, il brillantedetective dilettante creato da sir Arthur Conan Doyle;

Dic 07, 2006 @ 18:58:00
A proposito di novella e di racconto (vero come dici che viene usato a seconda dei periodi storici) anche se oggi novella sembra un po’ in disuso e parola antica.
E’ accaduto questo fenomeno (ne parlava il grande glottologo Luciana Satta) che oggi ci sono romanzi che un tempo erano racconti brevi o giù di lì. Mentre il racconto si è accorciato, il romanzo ha usurpato quello che un tempo era racconto.
Non pare anche a te? Oggi con 80 pagine lo si definisce romanzo. Un tempo i romanzi di pagine ne avevano almeno 300. Di conseguenza il racconto deve volare basso come numero di pagine per essere considerato tale.
ciao e grazie per l’ospitalità. E’ sempre un piacere leggerti.
Dic 08, 2006 @ 07:52:00
Buongiorno. Sono d’accordo. E può capitare, come è successo proprio a me, che un testo di circa 150 pagine sia considerato troppo voluminoso come romanzo. Stiamo scivolando verso un progressivo prosciugarsi delle dimensioni, spesso a scapito dell’espressione e del gusto di leggere. Ma forse la narrativa per ragazzi costituisce un’eccezione. Comunque io mi sono deliziosamente persa nelle pagine di Proust e non ho ancora ritrovato l’uscita.
Dic 08, 2006 @ 14:02:00
Grazie Anna, grazie ad entrambi per le vostre precisazioni, In effetti non riuscivo a comprendere bene la differenza, se era piu’ di genere o di peso.
Ora mi è più chiaro. Forse aprirò la categoria Novelle
Dic 08, 2006 @ 14:46:00
hai presente i blog in cui c’è scritto questo blog non è un sms?
eppure i più lo sono.
io credo che non sia più tempo di romanzoni, di guerre e paci e demoni vari.
giulio mozzi continua a dire che è attratto dai libri voluminosi. non è più tempo, credo (anche se La messa dell’uomo disarmato di don Luisito Bianchi è il più bel libro uscito negli ultimi anni ed è voluminoso), oggi è tempo di blog e di striscia la notizia (pessimo esempio di giornalismo, che giornalismo poi non è). non c’è più tempo per quel che è lungo.
andrebbe bene oggi il manifesto futurista.
o forse no.
comunque. i generi verranno rivisti, credo.
ma è bene fare il punto, come hai fatto tu.
buona giornata
remo
(e passando da mariastrofa, blog-bella-scoperta, che ti ho scoperto).