Mi leggi una storia?

 

Chissà quante volte mamme, papà e nonni si sono sentiti rivolgere questa domanda dai più piccoli, e non solo nel fatidico momento della “buonanotte”, sempre un po’ temuto perché vissuto come una separazione.
Leggere o raccontare una storia è un ottimo modo per stabilire o rinsaldare un legame, per avvicinarsi ai più giovani e offrire loro uno strumento grazie al quale rivivere emozioni, sentimenti o paure a cui spesso è difficile riuscire a dare un nome.
buonanotte
Per la maggior parte dei bambini e dei ragazzi il fascino più irresistibile è esercitato dalle storie di “paura”, quelle in cui è possibile dividere con il protagonista situazioni di pericolo o stati d’ansia e superarli con successo. E grande importanza rivestono la fedeltà al testo, le intonazioni di voce e le pause, in una specie di rituale rassicurante.
Quando i giovani lettori si appassionano a una storia, significa che vi si riconoscono, che la sentono credibile e parte di loro; significa che i personaggi posseggono le doti che loro stessi vorrebbero avere e che mostrano i difetti e le debolezze che li affliggono, spronandoli a cercare di eguagliare le une  e insegnando loro a non vergognarsi degli altri.
Ho letto e raccontato molto, ai miei figli da piccoli, ai miei alunni in una nuova classe o sul pullman di una gita scolastica, e conservo preziosi ricordi di quei momenti nei quali la presenza di un adulto era la chiave per entrare in un mondo affascinante e fantastico.
A proposito del momento della buonanotte, quando i giovani lettori saranno cresciuti, potranno leggere le splendide pagine che Marcel Proust ha dedicato a quel momento delle sue serate infantili.Ripensandoci bene, perché aspettare?

La mamma si sedette accanto al mio letto, aveva preso François Le Champi, cui laProust copertina rossastra e il titolo incomprensibile conferivano ai miei occhi una personalità spiccata e un fascino misterioso. Non avevo ancora letto nessun vero romanzo. Avevo sentito dire che George Sand era l’archetipo del romanziere. Questo mi disponeva, a priori, a immaginare  in François Le Champi qualcosa d’indefinibile e di delizioso.

Alla ricerca del tempo perduto – volume I – Dalla parte di Swann, Combray, traduzione di Giovanni Raboni, I Meridiani Mondadori

5 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. MariaStrofa
    Dic 04, 2006 @ 15:55:00

    annarita, sarà contenta gabriella alù di vedere citato il suo bellissimo sito su Proust. Il post è bello come al solito.
    Intrecciamento diti nella quintultima riga del post. *romanziere*

    Rispondi

  2. annaritav
    Dic 04, 2006 @ 19:16:00

    Ops! Mi era sfuggito, e sì che rileggo diligentemente! Il sito di Gabriella Alù è davvero bello e non ho perso l’occasione per metterlo in evidenza.
    Grazie per i cortesi interventi e commenti.

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  3. MariaStrofa
    Dic 04, 2006 @ 20:57:00

    Dici che hai letto attentamente? Una volta in un racconto da me scritto e riletto trecento volte, c’era un refuso nella prima riga. Mai visto. Il fatto è che si legge per ideogrammi. E’ per questo motivo, come certamente saprai, che la vecchia Einaudi (al fine di evitare la lettura ideogrammatica, c’è scritto casa ma tu leggi cosa) ordinava ai suoi correttori di bozze di leggere il testo da destra a sinistra. E la vecchia Einaudi si vantava di non avere mai avuto un refuso.
    Perciò non è certo la tua poca attenzione. La lettura ideogrammatica è fatale: deve leggerlo un altro il testo o più di uno.
    Grazie a te, ciao.

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  4. annaritav
    Dic 05, 2006 @ 08:01:00

    Vero. Il fatto è che quando si scrive un post, non sempre c’è qualcuno lì pronto a leggere e a farti evitare refusi. Però in fondo mi sono simpatici, sono il frutto dello slancio con il quale si scrive, dell’entusiasmo riversato in quel commento che si vuoi dividere con gli altri. Buona giornata.

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  5. sgnapisvirgola
    Dic 08, 2006 @ 14:00:00

    Anch’io lo comprendo il refuso, poichè ne faccio a centinaia. Ma non mi disturbano e spero che non siano di troppo disturbo per il lettore. E’ davvero lo slancio che spesso fa incappare nella distrazione, nella voglia di dire la propria, come i bambini e non il disinteresse nel voler essere rigorosi.
    E poi si è umani. Però non potrei tollerare un libro con degli errori, sembrerebbe una sinfonia stonata, una tela sfregiata.
    Aveva ragione Einaudi, ecco perchè è stato uno dei miei editori preferiti.
    E’ per questo che ho un amore particolare per la pittura è piu’ possibilista, almeno in apparenza.

    Rispondi

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