Leggere o raccontare una storia è un ottimo modo per stabilire o rinsaldare un legame, per avvicinarsi ai più giovani e offrire loro uno strumento grazie al quale rivivere emozioni, sentimenti o paure a cui spesso è difficile riuscire a dare un nome.

Per la maggior parte dei bambini e dei ragazzi il fascino più irresistibile è esercitato dalle storie di “paura”, quelle in cui è possibile dividere con il protagonista situazioni di pericolo o stati d’ansia e superarli con successo. E grande importanza rivestono la fedeltà al testo, le intonazioni di voce e le pause, in una specie di rituale rassicurante.
Quando i giovani lettori si appassionano a una storia, significa che vi si riconoscono, che la sentono credibile e parte di loro; significa che i personaggi posseggono le doti che loro stessi vorrebbero avere e che mostrano i difetti e le debolezze che li affliggono, spronandoli a cercare di eguagliare le une e insegnando loro a non vergognarsi degli altri.
Ho letto e raccontato molto, ai miei figli da piccoli, ai miei alunni in una nuova classe o sul pullman di una gita scolastica, e conservo preziosi ricordi di quei momenti nei quali la presenza di un adulto era la chiave per entrare in un mondo affascinante e fantastico.
A proposito del momento della buonanotte, quando i giovani lettori saranno cresciuti, potranno leggere le splendide pagine che Marcel Proust ha dedicato a quel momento delle sue serate infantili.Ripensandoci bene, perché aspettare?
La mamma si sedette accanto al mio letto, aveva preso François Le Champi, cui la
copertina rossastra e il titolo incomprensibile conferivano ai miei occhi una personalità spiccata e un fascino misterioso. Non avevo ancora letto nessun vero romanzo. Avevo sentito dire che George Sand era l’archetipo del romanziere. Questo mi disponeva, a priori, a immaginare in François Le Champi qualcosa d’indefinibile e di delizioso.
Alla ricerca del tempo perduto – volume I – Dalla parte di Swann, Combray, traduzione di Giovanni Raboni, I Meridiani Mondadori
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