Ho lavorato per alcuni anni come insegnante supplente nella scuola dell’infanzia e elementare; poi sono passata dall’altro lato, sul versante del lavoro d’ufficio, e ho conosciuto anche il mondo degli adolescenti. Per il terzo anno lavoro nella segreteria di un istituto professionale e devo dire che è un’esperienza particolare.
Se penso ai miei anni di studentessa, mi accorgo che gli uffici della scuola e il personale che vi lavorava erano per noi un mondo sconosciuto. Non rammento né di aver mai varcato la soglia della segreteria né i nomi o i volti degli impiegati.
Nella mia scuola è tutta un’altra cosa. Ogni giorno incontriamo i ragazzi, conosciamo tanti di loro e loro conoscono noi.
Entrano allegri e sorridenti per chiedere i fogli protocollo, improvvidamente dimenticati malgrado il compito in classe programmato da giorni, o per domandare qualunque altra cosa passi loro per la mente in quel momento e sia ritenuta importante o di una qualche utilità pratica.
Sono educati, salutano per primi e si scusano per il disturbo, si partecipa alle loro gioie, e, ahimé, ai loro dolori.
In questo periodo, nel quale il bullismo e la violenza nelle scuole vengono sbattuti e esibiti in prima pagina, avevo proprio voglia di parlare di loro.
Di ragazze e di ragazzi che sanno far sentire uno di loro il compagno diversamente abile e instaurano rapporti fatti di tenerezza, di complicità, di affetto, di comprensione, di sostegno.
Di studentesse e di studenti che ottengono brillanti risultati, e molti sono stranieri.
Di creative e di creativi che partecipano a concorsi, manifestazioni e iniziative e molto spesso vincono premi e ottengono riconoscimenti.
Di giovani che hanno voglia e bisogno di esprimersi, e quando lo fanno ti stupiscono per la profondità dei loro sentimenti e per la logica dei loro ragionamenti.
Queste non son cose che fanno notizia da prima pagina, ma fanno bene al cuore e scommetto che ci sono tante scuole come la mia. Anzi, ne sono sicura. E ne vado fiera.
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